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Modena – Dibattito in Consiglio Comunale sul Centro di Permanenza

Comunicato Stampa del 22 ottobre 2003 del Comune di Modena

Il Centro di Permanenza Temporaneo è stato protagonista di un ampio dibattito nell’ultima seduta del consiglio comunale di lunedì scorso. Due le interrogazioni al sindaco sull’argomento, la prima di Antonio Maienza capogruppo dell’Udeur e la seconda dei consiglieri di Rifondazione Comunista Marta Andreoli e Francesco Frieri. Presentando la propria interrogazione, che chiedeva se non fosse il caso di riconvertire in Centro di Prima Accoglienza il Cpt, Maienza ha spiegato che “la realtà adesso è mutata, con l’arrivo del nuovo Questore e la fine delle fughe, dei vandalismi. Le cose sono migliorate”. La consigliera Andreoli invece ha ribadito la richiesta contenuta nella sua interrogazione di una verifica, a sei mesi dall’apertura del funzionamento del Centro. “Il Cpt dà un senso di ordine pubblico alla politica dell’amministrazione sull’immigrazione, Non mi tranquillizza – ha spiegato – che non se parli più sui giornali”.
Il sindaco Giuliano Barbolini ha confermato che nella fase iniziale il Centro ha avuto sì molti problemi ma i dati del Ministero dell’Interno dicono che è ora iniziata una fase in cui gli strumenti di gestione rispondono a obiettivi specifici: “Al Cpt – ha detto – ci sono oggi 50 agenti e 40 ospiti di 60 che può contenere la struttura, sono stati fatti interventi per potenziare la sorveglianza, l’illuminazione e modificare gli arredi. Le fughe finora sono state 38, di cui 8 dall’ospedale. In tutto il Questore ci ha detto che il Centro ha ospitato 353 persone, di cui 68 donne e ha visto 116 ospiti accompagnati alla frontiera. 170 gli immigrati inviati da altre questure al Centro di Modena. Alcune delle donne presenti hanno poi goduto dei programmi di protezione e inserimento sociale. Il Centro è ormai inserito in una politica complessiva del tema immigrazione, c’è disponibilità a favorire la partecipazione per verificare se il Cpt risponde o no alle considerazioni fatte. Condivido l’idea – ha concluso Barbolini – di promuovere il confronto delle diverse posizioni in città sul tema, entro l’anno si potrebbe decidere all’interno del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal Prefetto di organizzare una riunione con i capigruppo consiliari per avere delucidazioni e per una valutazione più complessiva. Non possiamo essere però noi a prendere delle decisioni ma colloquiare con chi è responsabile della gestione del Centro di Permanenza Temporanea”.
Tanti gli intervenuti nel corso del dibattito: Achille Caropreso di Forza Italia ha spigato che il Cpt serve a trattenere chi non vuole farsi identificare “principio su cui non si transige”, mentre il capogruppo Ds Giorgio Pighi ha spiegato invece che l’integrazione è un valore e “che partendo da questo dobbiamo coniugare il principio di eguaglianza con la rimessa in discussione degli istituti che governano la posizione dello straniero. Il rapporto tra immigrati e sicurezza deve cambiare, già la magistratura ha mutato atteggiamento. Il Parlamento – ha detto Pighi – dovrebbe ricondurre la legge Bossi Fini al suo ambito di legittimità, lasciando che i Centri come il Cpt si occupino di coloro che è impossibile identificare e su cui si stanno compiendo indagini”. Francesco Frieri di Rifondazione ha sottolineato dal canto suo che si sopperisce con il diritto penale alle richieste di solidarietà e integrazione. “Non si può dire oggi che le competenze non sono del Comune visto ch e ! questa struttura è stata sostenuta in passato. E anche i numeri illustratici dal sindaco – ha affermato – sono irrilevanti visto che non si può entrare a verificare le condizioni degli ospiti, il che getta un’ombra sinistra sul Cpt”.
La consigliera Leonarda Leonardi dei Ds ha ribadito che occorre una verifica trasparente e condivisa sul funzionamento del Centro, magari con un Osservatorio. Giampaolo Verna di Alleanza Nazionale ha invece citato casi in cui la regolarizzazione degli immigrati è servita a “beccare” stranieri che sono stati portati al Cpt “anche se si tratta di persone qui da anni e senza pendenze penali. Il Cpt non è un carcere, non si facciano apologie di chi ha fatto della clandestinità uno scopo di vita”.
Durante il dibattito è intervenuto a questo punto uno dei due rappresentanti della Consulta comunale degli immigrati che partecipano ai lavori del civico consesso, Okunuga Olumide. “Noi non difendiamo frange di irregolari che delinquono ma bisogna superare la logica del lager rispetto al Cpt – ha detto – e la discriminazione minaccia la convivenza”. Beatrice Cocchi dei Ds ha invece spiegato come parecchi degli ospiti del Centro vengano dal carcere. “Si potrebbe utilizzare il tempo in cui sono a Sant’Anna per identificarli, senza trasferirli al Centro per altri 60 giorni – ha spiegato – snaturando le funzioni di questo”. Marta Andreoli in sede di replica ha chiesto di pensare ad un seminario nell’aula consiliare con chi opera nelle organizzazioni del volontariato che lavorano al Cpt mentre il sindaco Barbolini ha ribadito che il tema dell’immigrazione non può essere ricondotto solo al Cpt, che è solo una delle articolazioni delle risposte da dare, ma affrontato a 360° “116 espulsioni non sono un contributo da poco al tema della riduzione dei conflitti. I rapporti con Questore e Prefetto – ha concluso – sono improntati alla collaborazione quindi credo si possa accettare la sollecitazione dell’aula e verificare i tempi di un incontro, nelle modi e nelle forme migliori. Entro novembre ne tratterò con i capigruppo”.
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