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Morte al porto di Venezia – Comunicato delle Associazioni

La mattina del 22 giugno il cadavere di un ragazzo di etnia curda irachena è stato ritrovato dentro un tir che viaggiava su una nave in partenza dalla Grecia e arrivata al porto di Venezia. È morto per il caldo e per le difficoltà di un viaggio rischiosissimo, uguale a tantissimi altri cui migliaia e migliaia di migranti sono costretti per aggirare controlli di frontiera sempre più rigidi. Aveva seguito la rotta che dal Medio Oriente porta in Turchia e poi in Grecia, paese in cui nessun migrante vorrebbe mai fermarsi a causa della disumanità delle condizioni di trattenimento e della quasi totalità di risposte negative date alle richieste di asilo politico.

Ogni anno migliaia di migranti cercano di sbarcare al Porto di Venezia, frontiera meno spettacolarizzata di quelle del Mediterraneo ma con le stesse caratteristiche: nelle zone di frontiera le prassi poliziesche e la sistematicità dei respingimenti violano molto spesso i fondamentali diritti umani.

Il ragazzo trovato morto nel retro del tir, infatti, aveva subito, solo cinque giorni prima della fine della sua vita, un respingimento alla frontiera proprio al porto di Venezia. I suoi compagni di viaggio confermano il fatto che, prima di essere rimandato indietro verso la Grecia, questo ragazzo avesse incontrato solamente la polizia di frontiera che evidentemente non ha ritenuto opportuno coinvolgere gli enti preposti al sostegno e all’orientamento giuridico dei migranti. Rimandato indietro non gli è rimasta altra scelta che provare ancora, ma purtroppo è ripartito in giorni in cui il caldo è stato così soffocante da ucciderlo.

Nonostante molti governi europei parlino di un Kurdistan iracheno ormai pacificato per giustificare molte espulsioni effettuate verso quel territorio, il ragazzo trovato morto al porto di Venezia avrebbe certamente avuto moltissime possibilità di entrare nella procedura di chi chiede asilo politico e magari di ottenerlo. Certamente, in ogni caso, avrebbe avuto diritto a ricevere un orientamento legale circa i propri diritti e le proprie possibilità. Ma questo, per lui come per moltissimi altri, non è avvenuto.

Per una storia terribile che viene a sapersi centinaia di altre non verranno mai raccontate, e questa tragedia deve servire da occasione per denunciare un sistema di gestione della frontiera marittima del Porto di Venezia che produce strutturalmente simili violazioni. Non è un segreto per nessuno che i servizi del Comune per i rifugiati abbiano da tempo scelto di non lavorare all’interno del porto e che anche il Cir incontri quotidianamente serie difficoltà nell’espletare il lavoro per cui il Ministero dell’Interno paga gli enti che dovrebbero dare sostegno ai migranti che arrivano nei luoghi di frontiera.
Una gestione interamente poliziesca di questi ingressi porta invece a strutturali violazioni dei fondamentali diritti umani, come quello di chiedere asilo politico, oppure, se si è minorenni, di essere accolti e non rimandati indietro.

La frontiera di Venezia, città dell’accoglienza, è in realtà un frontiera che provoca morte.

Per denunciare questo stato di cose e chiedere che tutti i migranti che arrivano al Porto di Venezia possano vedere valutata la propria personale condizione da chi ha gli strumenti, le competenze e l’incarico di farlo.

Convochiamo una conferenza stampa per Venerdì 27 Giugno alle ore 12:00

Appuntamento all’imbarcadero di S. Marta, la zona accessibile al pubblico più vicina al luogo in cui è stato ritrovato il corpo del ragazzo morto e dove avvengono ogni giorno i respingimenti alla frontiera.

Ass. ALB Veneto, Ass. Amici dell’Africa e del Senegal, Ass. Andalusia, Ass. ANIA (Nazionale Italo-Libanese), Ass. ANV (Cittadin Nigeriani in Veneto), Coop Aquaaltra, Ass. ASCI-Architettura, Ass. ASCI-Onlus (Socio-Culturale Internazionale), Ass. ASCI-Studi, Assopace, Ass. Brahmanbaria, Centro Sociale Rivolta (Marghera), Circolo Culturale Rosa Luxembourg, CIV-Onlus (Comunità Islamica di Venezia e Provincia), Comunità Sanatan Induismo in Italia, CooDI (Coordinamento per i Diritti degli Immigrati di Venezia e Provincia), Ass. Culturale L’Ucraina, DEGGO (Ass. dei Sengalesi della Provincia di Venezia), Ass. delle Istituzioni Culturali e Religiose per la Solidarietà dei Senegalesi, Coop. El Fontego, Emergency, Ass. Il Villaggio, Ass. Italo-Persiana per la Multiculturalità, Ass. Lato Azzurro, Legambiente, Le Renouveux (Ass. dei Tunisini a Venezia e Padova), Libera Associazione di Idee, Ass. Luoghi Comuni, Mani Tese, Melting Pot Europa, Ass. Migranti Maghreb Salam, MuraNO, Ass. Nepalese in Italia, Ass. Oberig (Organizzazione Pubblica Ucraina), Ass. Promozione Sociale 6000, Pax Christi, Ass. Razzismo Stop, Ass. Rom Calderasc, Sale Docks (Venezia), Ass. Socio-Culturale “Moldova” in Italia e nell’Unione Europea, Ass. Solidaries Donne Migranti, Ass. SUMO, Ass. VTM Magis, Ass. Wefare Bangladesh association, Ass. Ya Basta!

Saranno presenti:

Il Servizio Rifugiati dell’Assessorato Politiche Sociali del Comune di Venezia
Il Responsabile del Centro Pace del Comune di Venezia
Il Consiglio Italiano Rifugiati (Cir)