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da Il Quotidiano della Calabria del 3 marzo 2004

Mustafà deve andarsene di Claudio Dionesalvi

Vive in città da 15 anni, ma non ha il permesso

Un cosentino da espellere, perché trovato senza permesso di soggiorno. È il destino che toccherà a Mustafà El Yassami, 23 anni, abitante a Cosenza da quando ne aveva solo otto.
Non parla arabo, né francese. Si esprime in un corretto dialetto cosentino e riesce a farsi capire anche in italiano. Il prossimo 11 aprile, le autorità lo infileranno in un volo charter. Destinazione: Casablanca, dove Mustafà non troverà parenti ed amici ad aspettarlo.
Il ragazzo è di Cosenza, ma le istituzioni non sono tenute a saperlo, perché a nessuno in questi anni è venuto in mente di regolarizzarlo.

Nella terra dei Bruzi arrivò con il padre, nel 1989. Presto, rimase solo. Per due anni, con scarsi risultati, ha frequentato la scuola a Luzzi. Poi, il passaggio obbligatorio in città, dove ha preso “servizio” presso il semaforo tra piazza Loreto e via Nicola Serra. Stipendio flessibile: circa 30mila lire al giorno, e qualche insulto lanciato dagli automobilisti più frettolosi.
In pochi mesi, è diventato il più popolare lavavetri, prima che la concorrenza di altri suoi connazionali lo scalzasse da quell’incrocio. Quindi, quattro anni trascorsi tra l’Oasi francescana e una vecchia macchina abbandonata, che è divenuta la sua casa, nei pressi di serra Spiga. Mustafà si è procurato anche qualche lavoretto da muratore e lavapiatti, regolarmente non retribuito dal proprietario di un noto locale che si affaccia sulla strada della Sila.
In tempi più recenti, ha cercato rifugio nell’alcol e nei piccoli reati contro il patrimonio. Ma non essendo un “professionista”, e non godendo di protezioni, è incappato nella giustizia.

L’11 febbraio scorso, è stato fermato. I poliziotti hanno “scoperto” che era sprovvisto del permesso di soggiorno. Nei Cpt di Crotone e Lamezia non c’era posto.
Con estrema solerzia, è stato trasferito nel centro “San Foca” di Melendugno, in provincia di Lecce, dove attualmente è detenuto in attesa di espulsione.
Una sua amica cosentina, che non ama farsi pubblicità, ha attivato una piccola rete di solidarietà. Adesso è difeso dall’avvocato Marcello Petrelli del foro di Lecce. Il legale ha già fatto presente che sarà molto difficile bloccare il dispositivo previsto dalla legge “Bossi-Fini”.

Mustafà ne è consapevole, ma continua a ripetere: “Io sono di Cosenza. In Marocco mi sento uno straniero”.