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Comunicato di ICS e ASGI Sicilia

Naufragio di capo Rossello – Non crediamo alla versione ufficiale

Mentre aspettiamo ancora che la magistratura chiarisca le responsabilità della strage dell’otto marzo di quest’anno nella quale, a sud di Lampedusa, perirono oltre settanta immigrati mentre erano rimorchiati da un peschereccio sotto la sorveglianza di una nave della marina militare, altri dubbi si addensano sulla strage più recente avvenuta nella notte di sabato scorso davanti alle coste agrigentine.

Innanzitutto il naufragio è avvenuto in prossimità di uno scoglio che, come è possibile accertare dalle riprese video e dalle carte nautiche si trova a quaranta metri dalla costa, e non a quattrocento come riferito dai mezzi di informazione.
Il luogo del naufragio è caratterizzato da un fondale di pochi metri, tanto che il peschereccio non è affondato completamente, ma è rimasto semisommerso.
La circostanza che quindici salme siano state restituite dal mare soltanto oggi, dopo che le ricerche erano state interrotte, mette in dubbio la versione ufficiale dei fatti fornita dalle autorità, che sarebbero state avvertite solo da alcuni frequentatori di una pizzeria ubicata in prossimità della costa; e conferma quanto dichiarato subito dopo la strage quando si era parlato di alcune decine di dispersi. Inoltre, senza mettere in dubbio la abnegazione dei singoli che hanno cercato di fare il possibile per salvare vite umane, vorremmo sapere da quanto tempo l’imbarcazione dei clandestini era stata avvistata dalle forze di polizia, ed in quanto tempo sono intervenuti i mezzi di soccorso, mentre la gente in procinto di annegare si aggrappava al relitto, agli scogli, ed a oggetti galleggianti, e tutto questo in un fondale di due o tre metri.

Vorremmo insomma che le indagini della magistratura chiarissero come mai è stato possibile che mentre le altre due imbarcazioni cariche di liberiani sono state intercettate in prossimità di Lampedusa, quella poi affondata abbia potuto percorrere oltre 120 miglia alla presunibile velocità di sei nodi circa, senza che nessuno se ne accorgesse, o desse l’allarme.
Vogliamo che si faccia chiarezza su tutto questo, con una indagine giudiziaria che ricostruisca tempi e catene di comando delle operazioni di soccorso, perchè volgiamo che questi fatti nonb si ripetano più e che la salvaguardia delle vite in mare rimanga obiettivo primario da non sacrificare per esigenze politiche o di immagine.

Chiediamo comunque che a tutti i liberiani venga riconosciuto l’accesso alla procedura di asilo, e che vemgano tutti sentiti da autorità indipendenti,o da agenzie internazionali come l’Acnur, al fine di potere fornire liberamente la propria versione dei fatti e del percorso che li ha portati in Italia
fuggendo la guerra e le persecuzioni del loro paese.

Palermo 18 settembre 2002

Fulvio Vassallo Paleologo
ASGI Palermo

ICS (Consorzio italiano di solidarietà) SICILIA