Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

“Nel cpt mi sentivo fuori di testa”

Intervista con un ragazzo senegalese appena uscito dal cpt di Gradisca

A cura di Fabio Pelagalli, Melting Pot FVG

Da dove vieni?
Dal Senegal.

Da quanti anni sei in Italia?
Da due anni e otto mesi.

Quando ti hanno portato al cpt di Gradisca?
Il 23 marzo.

E quanto tempo sei stato dentro?
Per sessanta giorni.

Come ci sei finito nel cpt di Gradisca?
Mi hanno fermato in stazione a Monfalcone e mi hanno chiesto i documenti. Ho detto che non ce li avevo e mi hanno portato in Questura a Monfalcone. Era l’una di notte. Ho dormito in questura poi il giorno dopo alle quattro del pomeriggio mi hanno portato a Gradisca.

E cosa ti hanno detto quando sei entrato nel cpt?
Mi hanno detto che se non avevo il permesso di soggiorno dovevo stare lì sessanta giorni perché dovevano controllare se avevo dato il mio nome vero. Ho chiesto di parlare con un avvocato e loro mi hanno detto che entro 48 ore sarei andato dal giudice di pace.
Se avevo qualche documento con me, magari una fotocopia del passaporto o altro, mi avrebbero rimandato al mio paese entro quindici giorni. Ma siccome quando mi hanno fermato non avevo nulla hanno detto che dovevo stare sessanta giorni nel cpt perché dovevano controllare il mio nome.

Dove ti hanno messo?
Ero in una stanza con altre otto persone.

E ti ricordi quante altre persone c’erano in tutto il cpt?
Circa 60-70 persone. C’erano anche molti che erano stati in carcere. Loro hanno detto che il carcere era meglio del cpt.

Cosa facevi durante il giorno? Come è organizzata la vita dentro il cpt?
La mattina alle sette gli operatori passano in ogni stanza a svegliare tutti per fare colazione. Ma se vuoi però puoi continuare a dormire.

E poi, durante il giorno che facevi?
Eh, niente! Giravo.

Dove?
Per la stanza. Poi quando ero stanco dormivo. Mangiare e dormire. Guardavo la televisione. Per passare il tempo puoi chiedere di andare al campo. Loro ti aprono il campo, per un’ora, poi loro chiudono e torni in stanza.

Gli operatori che lavorano nel cpt cosa fanno in sostanza?
Eh, quale lavoro! Loro non fanno niente! E’ un lavoro facile, mica è un lavoro!
Stanno lì, seduti. Se hai bisogno di una cosa ti portano quella cosa. Se vuoi andare al campo uno ti accompagna, se vuoi andare a parlare al direttore o al medico loro ti accompagnano. Fanno questo. Ti accompagnano solo.

C’è un medico dentro?
Si, c’è il medico che ti visita se hai bisogno e ti scrive la terapia e poi ci sono gli infermieri che ti danno le medicine.

Ci sono persone malate dentro al cpt?
Si c’è una persona che sta molto male. Era malata prima di entrare nel cpt. Lui non mangia carne, mangia solo pesce o verdura. Lo ha detto al direttore ma gli hanno detto che non c’è pesce. E quindi lui mangia solo frutta e beve tanta acqua. Un giorno è caduto, è svenuto. Poi è stato due giorni a letto senza mai alzarsi. Voleva andare all’ospedale ma non l’hanno portato, gli dicevano “domani, domani” ma poi non lo portavano.

Ci sono stati episodi di violenza?
Una volta uno ha fatto casino e loro l’hanno messo da solo in una stanza e l’hanno chiuso lì dentro per dieci giorni, non usciva mai e anche per mangiare gli portavano dentro la stanza.

Mentre tu eri nel cpt, quante persone hai visto che venivano chiuse nella stanza per dieci giorni?
Quattro persone. Una l’hanno chiusa per quattro volte, le altre tre solo una volta.
Uno perché faceva casino che non gli davano la pastiglia. Lui usava la droga, non era tranquillo. L’hanno chiuso nella stanza per quattro volte. Ogni volta per dieci giorni. Un altro l’hanno chiuso perché era scappato. Un altro perché aveva litigato con qualcuno e uno perché aveva chiamato l’ambulanza con il cellulare che voleva andare in ospedale. Quando è arrivata l’ambulanza gli operatori si sono arrabbiati molto.

Qualcuno ha tentato di scappare dal cpt?
Si una volta due persone ci hanno provato. Uno l’hanno preso subito e l’altro la mattina dopo. Adesso li hanno portati a Milano.

Ma cosa gli hanno fatto dopo?
Eh, uno l’hanno chiuso in una stanza per dieci giorni senza mai farlo uscire.
Io penso che se uno viene trattato bene non vuole scappare. Qui non ci trattano bene.

Ci sono stati altri tentativi di scappare?
No, solo quei due. Però ogni giorno c’è qualcuno che dice che vuole provare a scappare. Guardiamo sempre intorno, ma c’è polizia. E’ difficile, ma tra noi ne parlavamo spesso.

Avete mai fatto delle proteste?
Si, per il mangiare. Sempre lo stesso: pasta o riso e carne di pollo. Sempre, a pranzo e a cena. Noi abbiamo chiesto di cambiare ma loro cambiano per un giorno e poi ricominciano.
Una volta, erano le due di notte, stavo male con la pancia. Ho chiamato loro per andare dal medico, ma non rispondevano. Poi tutti gli altri hanno cominciato a fare casino per chiamare. Dopo due ore sono venuti.

Cosa vi danno dentro come vestiario?
In sessanta giorni mi hanno dato due vestiti, un paio di scarpe di ginnastica e uno di ciabatte, mi hanno cambiato le lenzuola ogni venti giorni. Mi hanno dato una sola coperta.
Se chiedi di cambiare il vestito perché è sporco, o le lenzuola, non te li danno.

Ma se hai bisogno di qualcosa lo chiedi agli operatori?
Si, ma ti devi sempre litigare, perché loro non ti danno mai niente di quello che chiedi.
Se hai bisogno del dottore, o ti fai male davvero o loro non vengono.

Cioè, vi fate male apposta?
Si, se tu li chiami non vengono, ma se tu ti tagli sulle braccia loro vengono subito. Tutti per andare dal dottore facciamo così.

E’ vero che dentro ci sono delle persone tossicodipendenti, che fanno uso di droga?
Si, tanti. Quando entri ti chiedono se usi la droga.
A quelli che usano la droga gli danno delle pastiglie, piccole, bianche.
Dovrebbero dargliele tutti i giorni ma non lo fanno. Allora diventano nervosi e fanno casino. Quando fanno casino vengono e gli danno la pastiglia.

Facevate qualche attività dentro al cpt? Corsi di italiano, musica, ecc.
Mai, niente. A Pasqua volevamo fare una festa ma non ce l’hanno fatta fare. Ci hanno dato un uovo di cioccolato, ma niente festa.

E poi, cosa altro vi davano gli operatori?
Ci davano un pacchetto di dieci sigarette ogni due giorni. E ogni dieci giorni una carta telefonica internazionale da 5 euro per telefonare in Senegal. Durava circa quindici minuti. E basta.
C’è una spaccio dentro. Ma loro non ti offrono niente, neanche il caffè. Se avevo bisogno di qualcosa dovevo comprarlo. Io ho speso 300 euro dentro al cpt.

Hai speso 300 euro allo spaccio dentro il cpt?
Si, e ho visto altri miei amici spendere anche di più!

Ma per comprare cosa?
Caffè, sigarette, aranciate, cose da mangiare.
Quando era ora di cena, alle 19, se io non avevo fame, non mi permettevano di portare il piatto in camera per mangiare più tardi. Quindi se avevo fame in altri orari dovevo comprare allo spaccio.
La colazione è dalle 8 alle 9. Se arrivavo tardi non mi davano niente. E quindi andavo allo spaccio a comprare caffè e biscotti.
C’è anche un distributore di bevande, di caffè. Al distributore il caffè costava di meno che allo spaccio. Anche le lattine costano di meno al distributore.

Cosa provavi quando stavi dentro al cpt?
Era dura. Mi sentivo fuori di testa. Non ero tranquillo. Ero nervoso. Quando avevo bisogno di qualcosa e loro mi trattavano male, dopo ero sempre nervoso. Mi veniva male di cuore.