Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Nessun Diritto

Quello che sta succedendo a Lisbona in un assordante silenzio

Donne e uomini, giovani e anziani, tanti bambini, prima di tutto persone, ma anche cittadini, lavoratori, contribuenti, i cui basilari diritti vengono ripetutamente e sistematicamente negati, anzi calpestati, in nome di accordi presi dall’alto di fronte ai quali sono, o meglio, siamo, impotenti.

Ci troviamo nel quartiere di Santa Filomena, nella cittadina portoghese di Amadora, appartenente al distretto di Lisbona. Qui, proprietari di terreni agricoli che non avevano mai esercitato alcun diritto sui loro possedimenti, approfittarono dell’ondata di immigrazione avvenuta nella prima metà degli anni ’80, prevalentemente proveniente da Capo Verde e Angola, per vendere queste terre che, già negli anni ’60/’70, erano state in parte occupate da cittadini di nazionalità portoghese arrivati in città in seguito all’esodo rurale.

Bairro de Santa Filomena, Amadora
Bairro de Santa Filomena, Amadora

Qui, queste persone più di 30 anni fa con i loro risparmi hanno costruito case, hanno creato famiglie, storie di vita, ricordi. Improvvisamente nel 2007, senza che nessuno ne fosse a conoscenza, questi terreni sono stati venduti a un fondo di investimento immobiliare, gestito dalla banca Millennium. Di lì in poi tutto è cambiato, il Municipio di Amadora, in difesa di interessi finanziari privati ha avviato un piano di sgomberi e demolizioni, senza dare alcun tipo di alternativa agli abitanti del quartiere. Millanta un inconsistente programma di rialloggio (PER) datato 1993, per il quale ha anche ricevuto denaro pubblico, e che comunque esclude automaticamente chi è arrivato dopo quell’anno. Ma la realtà dei fatti è una sola, non esistono vie d’uscita per queste famiglie, non hanno diritto alle case popolari perché non ce ne sono abbastanza, non possono accedere in alcun modo al mercato dell’affitto perché non hanno un reddito sufficiente, e così si trovano da un giorno all’altro in mezzo alla strada. La crisi economica, inoltre, non ha fatto altro che peggiorare la loro già grave condizione di povertà ed emarginazione.

Secondo l’articolo 34.3 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea “Al fine di lottare contro l’esclusione sociale e la povertà, l’Unione riconosce e rispetta il diritto all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali.” A Santa Filomena nessun diritto viene rispettato, neanche quelli umani, e proprio gli ultimi giorni di marzo sono stati protagonisti di un’escalation di violenza inaudita. Infatti se già l’illegittimità di queste demolizioni non fosse abbastanza, la parte peggiore è forse come queste vengono attuate.

Bairro de Santa Filomena, Amadora
Bairro de Santa Filomena, Amadora

Martedì 24 Marzo di mattina presto, senza alcun tipo di avviso o allarme, il quartiere è stato invaso da numerose camionette della polizia che trasportavano una cinquantina di agenti in antisommossa. Una forza dispiegata esagerata rispetto alla nulla resistenza che gli abitanti del quartiere avrebbero potuto opporre, ma questa è proprio la prima regola del gioco, diffondere la paura, alimentare la politica del terrore, i poliziotti, con il loro sorriso beffardo sono i primi a metterci la faccia, probabilmente senza rendersi conto di essere una pedina nella mani dei poteri che gestiscono la guerra tra poveri.

Gruppi di agenti con un atteggiamento aggressivo e violento, accompagnati da alcuni funzionari del comune, hanno trascorso l’intera giornata andando di casa in casa, intimando alle persone di uscire velocemente portando fuori quello che avrebbero voluto salvare, in altro caso sarebbero state fatte uscire con la forza, e poi ecco che arriva la ruspa che comincia a distruggere. Quella che prima era una casa in pochi minuti diventa un cumolo di macerie, fatto di cose materiali ma anche di memorie, di emozioni. E le persone fuori, ancora in pigiama, sole, inermi, a guardare lo spettacolo.

Non importa se ci sono bambini o anziani. Il primo giorno la stessa sorte è toccata a 11 case il giorno seguente ad altre 7, tutte famiglie senza un posto dove andare, con le loro cose buttate per strada. Ma tutto questo sembra non importare a nessuno, dopotutto sono immigrati, sono poveri, sono neri. Un atteggiamento razzista da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine ha fatto da cornice a queste giornate, lo sfondo entro cui ricollocare tutti i giochi di potere, come se questa situazione fosse la cosa più normale del mondo, come se si stesse facendo una partita a Monopoli, giocando con la vita di persone immaginarie. In seguito a due giornate di soprusi e violenze, giovedì 26 Marzo, un gruppo di attivisti ha organizzato una resistenza, per lo meno simbolica, in mancanza purtroppo di un numero sufficiente di persone a conoscenza di questi avvenimenti e interessate alla causa, e di un’organizzazione adeguata alla situazione.

Bairro de Santa Filomena, Amadora
Bairro de Santa Filomena, Amadora

All’alba è stata costruita una barricata nella strada che porta al quartiere e una trentina di persone si sono posizionate pacificamente davanti ad essa, intonando cori di protesta e agitando striscioni, tentando così di impedire l’ingresso della polizia e delle ruspe. La polizia ancora una volta, manganello alla mano, non ha perso occasione per imporsi con un atteggiamento provocatorio e violento, dando così vita ad alcuni minuti di tensione e scontri che hanno portato all’arresto di tre manifestanti e all’identificazione di alcuni altri. Negli ultimi giorni le acque sembrano leggermente più calme, almeno si è riusciti a guadagnare tempo, che forse, per il momento, è l’unica arma possibile in favore degli abitanti di Santa Filomena. Tempo per organizzarsi, tempo per riuscire a trovare alternative, tempo perché più persone possibili siano informate della crudeltà di questi avvenimenti. Ma quanto durerà?

Le istituzioni unite alle forze dell’ordine stanno agendo nella più totale illegalità, violando non solo le norme in materia di diritti imposte dall’Unione Europea e quelle previste dall’ONU nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (Art. 25), ma anche quelle della stessa Costituzione portoghese, il cui articolo 65 afferma “Todos têm direito, para si e para a sua família, a uma habitação de dimensão adequada, em condições de higiene e conforto e que preserve a intimidade pessoal e a privacidade familiar”. Inoltre, non si può non notare il fatto, che le forze di polizia agiscono indisturbate senza esibire sulla divisa il numero di riconoscimento, previsto per legge in Portogallo.

Bairro de Santa Filomena, Amadora
Bairro de Santa Filomena, Amadora

Quale Europa può permettere tutto questo? Anzi, dov’è l’Europa quando un ragazzo esce di casa per andare all’università e quando torna la sua casa non c’è più, dov’è l’Europa quando bambini innocenti continuano a giocare a palla contro il muro della loro casa che pochi istanti dopo sarebbe stata una montagna di detriti, dov’è l’Europa quando a una bambina di undici anni rimasta sola in casa viene intimato di uscire perché proprio quella casa deve essere demolita, dov’è l’Europa quando un intera famiglia seduta sulle sedie che prima arredavano il salotto di casa, guarda crollare la sua vita. E’ difficile voltarsi dall’altra parte e fare finta di niente quando una bambina di tre anni che sembra giocare serena durante una festa, se si spegne improvvisamente per un attimo la luce, comincia a tremare e con le lacrime agli occhi ti dice: “Arriva la polizia”. Prova a spiegarle che è per guardare meglio le stelle.

Silvia Buosi