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Niente diritti, tanta ingiustizia. Il CPR di Palazzo San Gervasio è la cartina di tornasole di una sistema di detenzione pensato apposta per generare violenza

Un lager di Stato. Le condizioni in cui versano gli “ospiti” del Cpr di palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, hanno superato di gran lunga ogni limite di decenza umana. Ed a dirlo non sono solo i “soliti buonisti” ma anche esponenti di primo piano della Lega, come il neo eletto senatore Pasquale Pepe che, in una intervista all’Huffington Post, ha denunciato “le scarse condizioni igieniche, i cumuli di rifiuti accatastati negli spazi comuni, nei corridoi” in cui versa la struttura. Le conclusioni dell’esponente del Carroccio sono lapidarie: “La situazione non consente di rispettare né la dignità degli ospiti, che comunque dovrebbero essere espulsi prima possibile invece di stare lì parcheggiati, né alle forze dell’ordine, alle quali vanno sostegno e solidarietà, secondo me non in numero sufficiente per tenere sotto controllo la situazione, di lavorare in sicurezza”.

La visita del senatore Pepe risale allo scorso marzo, quando la stampa nazionale si era interessata al degrado in cui era precipitata la struttura. Degrado denunciato dagli stessi migranti che avevo attuato un lungo sciopero della fame. Nel Cpr erano scoppiate anche alcune rivolte e, in aprile, 22 “ospiti” del centro per il rimpatrio erano riusciti a scappare. Oltre al citato senatore leghista, altri onorevoli avevano visitato la struttura, tra cui l’europarlamentare Eleonora Forenza (L’Altra Europa con Tsipras) che era stata accompagnata da una delegazione della campagna LasciateCIEntrare. “Sono uscita umanamente molto provata dalla visita al centro – aveva dichiarato Forenza – questo è un lager di Stato. Non c’è alcun rispetto dei diritti umani”.

Nell’ultimo anno, il caso del Cpr di palazzo San Gervasio è stato oggetto di numerose interrogazioni parlamentari, depositate sia a Bruxelles che a Roma. Lo stesso Comune di Potenza ha più volte manifestato preoccupazione di dover gestire all’interno del proprio territorio una situazione di “accoglienza” gestita così male che pare pensata apposta per “creare allarme nella comunità”, come ha spiegato il sindaco Michele Mastro. Il primo cittadino ha chiesto alla prefettura che di provvedere quantomeno per limitare il numero di migranti detenuto nel centro.

Tutti appelli rimasti inascoltati. Negli ultimi mesi la situazione dei migranti trattenuti a san Gervasio è, se possibile, peggiorata. La struttura è un bene confiscato alla mafia e in quanto tale appartiene al Ministero dell’Interno. Sin dalla sua nomina, il ministro Matteo Salvini si è adoperato in un senso completamento opposto a quanto chiesto dal sindaco e dagli onorevoli che avevano visitato il Cpr. Il numero dei migranti è aumentato – attualmente sono circa un centinaio – e le condizioni del centro notevolmente peggiorate con gravi ricadute, oltre che nei confronti degli “ospiti” e di chi lavora nella struttura, anche nella stessa città. La discussa gestione del centro, nonostante le tante critiche, è stata confermata alla srl Engel Italia, una società che ha già passato i suoi guai per le gravi irregolarità commesse nella gestione di un altro centro a Paestum, nel salernitano, e per la quale, evidentemente, non “è finita la pacchia”.

Non passa settimana che non inoltriamo segnalazioni di violenze fisiche e di violazioni dei diritti al Garante per i detenuti – spiega Yasmine Accardo, referente della campagna LasciateCIEntrare -. Le notizie che ci giungono dai migranti di San Gervasio sono terribili. Qualche giorno, fa un ragazzo è caduto dal tetto dove si era arrampicato per cercare di telefonare alla famiglia. Ha riportato gravi traumi al torace e al cranio ed è tuttora ricoverato in rianimazione. Sappiamo che la polizia ha divelto e spaccato le porte dei bagni e che i migranti denunciano percosse e aggressioni continue da parte delle forze dell’ordine. Non c’è nessuna assistenza sanitaria all’interno della struttura e non viene concesso ai detenuti neppure di incontrare un avvocato. Sono finiti dentro un lager e non sanno perché. Dicono tutti che vorrebbero tornare a casa ma la burocrazia è lentissima. Nessuno gli spiega niente, nessuno li ascolta e non hanno nessuna certezza del domani. Sono trattenute persone vulnerabili che hanno bisogno di cure sanitarie e supporto psicologico, ci sono molti atti di autolesionismo. Trascorrono il tempo disperandosi e giocando con un mazzo di carte che si sono disegnati su del cartone. A San Gervasio è stato creato ad arte un clima di violenza e di intolleranza, ed ora tutti ne pagano le spese”.

LasciateCIEntrare e le associazioni locali seguono le persone trattenute nel Cpr fin dalla sua riapertura. Hanno raccolto numerose testimonianze di abusi, inviando una documentazione dettagliata aI Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma. Nell’ultimo rapporto, datato 6 settembre 2018, lo stesso aveva sollevato numerose criticità.
La campagna insieme all’avvocato Angela Bitonti continua a portare avanti un’instancabile lavoro di tutela dei diritti dei cittadini reclusi.
I Cpr sono peggio delle carceri sovraffollate – conclude Yasmine Accardo -. Occorre far conoscere quanto avviene all’interno, sensibilizzare la società civile. Questi centri vanno chiusi immediatamente e vanno sostenute tutte le mobilitazioni per non farne aprire di nuovi“.

Gabbie – Dentro il CPR di Palazzo San Servasio

Gabbie – Voci dai CPR | Diego

Riccardo Bottazzo

Sono un giornalista professionista.
La mia formazione scientifica mi ha portato a occuparmi di ambiente e, da qui, a questioni sociali che alle devastazioni dei territori sono intrinsecamente legate. Ho pubblicato una decina di libri tra i quali “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente, sulle micronazioni dei mari, e “Disarmati”, edito da Altreconomia, che racconta le vice de dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate. Attualmente collaboro a varie testate cartacee e online come Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews e altro.
Per Melting Pot curo la  rubrica Voci dal Sud.