Medici per i Diritti Umani (Medu) ha concluso il progetto di salute mentale per rifugiati ad Agadez, in Niger, realizzato in partenariato con UNHCR e con il supporto della tavola Valdese. L’associazione di personale sanitario che è presente nel Paese dal 2019, fa un primo bilancio: oltre mille rifugiati provenienti prevalentemente del Sudan hanno ricevuto sostegno all’interno del sito umanitario e di alcune case di accoglienza gestiti da UNHCR nella città chiave dei flussi migratori che dall’Africa occidentale, attraverso le rotte sahariane, portano in Libia e poi in Europa.
“Quasi 4.000 colloqui psicologici, oltre 2.700 consultazioni mediche ed oltre 3.100 consultazioni psicosociali, oltre a numerose attività come formazione, teatro, musica, sport, piccole attività artigianali – scrive Medu – sono il risultato dello sforzo dell’equipe composta essenzialmente da personale locale supportato da alcuni esperti dall’Italia“.
Gli operatori di Medu spiegano di essersi presi cura, in condizioni difficili, di una popolazione di uomini, donne e bambini sopravvissuta ad indicibili atrocità, prima nella guerra civile in Sudan e poi nei campi di tortura in Libia. “Tre persone su quattro prese in carico dall’equipe clinica presentavano le forme più gravi di disturbo da stress post-traumatico. Le persone assistite erano sopravvissute in media a 8 eventi traumatici gravi tra i quali la tortura, la detenzione, le percosse reiterate, essersi trovati vicini alla morte, la privazione prolungata di cibo e di acqua, la morte violenta di familiari ed estranei, la violenza sessuale
“. Centinaia sono le storie individuali raccolte, le quali rappresentano una monumentale testimonianza, non solo della crudeltà umana, ma anche della straordinaria capacità di resilienza di queste persone. “Le vicende di ciascuno di loro chiamano in causa le responsabilità della comunità internazionale, dei paesi europei di fronte a una gestione dei flussi migratori che non può essere orientata esclusivamente al loro cinico contenimento. Resta essenziale poter assicurare ai rifugiati di Agadez sia corridoi umanitari verso paesi terzi sia concrete possibilità di integrazione in Niger, conclude Medu, che prosegue il suo impegno nel Paese con un progetto di emergenza nella regione di Diffa.