Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Ninguna Persona es Ilegal!

Riceviamo e pubblichiamo la lettera delle quattro attiviste veneziane arrestate a Barcellona il 24 giugno, durante la Seconda carovana europea, dopo un’azione pacifica di smontaggio del costruendo CPT alla periferia della città. In totale le persone arrestate sono state 57.

Centinaia di persone, attivisti, giornalisti, operatori culturali, avvocati, cittadini di una Europa diversa, quella dei diritti e non delle frontiere hanno risposto all’appello lanciato nei mesi scorsi per la Seconda Carovana per la libertà di movimento e la chiusura dei cpt, a Barcellona dal 23 al 25 giugno.

Un lungo percorso composto da diverse e importanti mobilitazioni maturato negli anni, per garantire a quanti valicano ogni giorno le mura della fortezza Europa, libertà di circolazione e accesso ai diritti. Un percorso che ci ha portato ad essere lì dove le cose accadono, in via Mattei a Bologna, a Gradisca d’Isonzo, a Bari Palese oppure nelle sedi delle cooperative che gestiscono i centri di permanenza temporanea. Poi l’anno scorso a Ceuta e Melilla contro il muro della morte, una barbarie nel confine tra la Spagna e il Marocco.

E poi sabato mattina, 24 giugno. Ancora dove le cose accadono.
Zona franca di Barcellona: qui si sta costruendo il secondo CPT più grande della Spagna, frontiera nella frontiera. Un CPT di seconda generazione, quelli cosiddetti “umanitari” e umanizzati, quelli tanto cari ai governi di centro-sinistra che vogliono legittimare, attraverso accortezze estetiche e formali, il volto dell’oppressione e della violazione dei più elementari diritti umani.

Come una pellicola in rewind…una sessantina di persone smontano pezzo per pezzo il CPT, per chiedere l’immediata chiusura di questi lager etnici, siano essi umanizzati oppure no. Per costruire una Europa diversa, dove l’accesso ai diritti, a una vita dignitosa, alla cittadinanza, non siano parole vuote di significato.

L’arrivo della Guardia Nacional che in Spagna gestisce i CPT, non solo per quanto riguarda il controllo esterno ma anche la gestione interna, dall’arrivo dei migranti alla loro detenzione. Accolti con gli slogan “tankarem tankarem, las centras des internament” (tr. chiudiamo i CPT).
Una decina di persone sul tetto continua a gridare che si tratta di una manifestazione pacifica, di una azione di contestazione e non di un atto di vandalismo. Veniamo identificati tutti.
Nessuno oppone resistenza perchè crediamo nella legittimità della nostra azione, nell’atto politico di denuncia che stiamo facendo, nella carovana e nel percorso di lotta che stiamo portando avanti.
Nessuno si tira indietro. Farsi identificare significa che siamo lì e che stiamo facendo la cosa giusta. L’unica cosa da fare per impedire l’apertura di questi centri illegali di detenzione amministrativa.

Facce al muro. Mani alzate. Calci e spintoni a quanti fino a un momento prima spiegavano con calma il senso dell’iniziativa. Ci togliamo tutto. Lacci delle scarpe, cinture, orecchini, cellulari… e poi le manette.

Mani dietro la schiena e faccia al muro. In silenzio. Le camionette. Le ore sotto il sole al Commissariato senza spiegazioni, senza poter parlare. Le manette strette ai polsi appena tenti di comunicare agli stranieri i nomi degli avvocati, gli altri, perchè quelli che seguivano con noi l’azione sono stati tutti arrestati.

Sottosuolo. Porta a sinistra. E la cella. Minuscola in sei, sette persone per pochi metri quadrati. Senza aria, luce, acqua. Come bestie.
A destra la porta del CPT attualmente in funzione a Barcellona. La Verneda.

Qualcuno dei ragazzi ironizza…”Stiamo occupando il CPT…è un’azione politica anche questa”…Ridiamo.
La manifestazione prevista per il pomeriggio si conclude proprio qui, davanti alle porte de La Verneda. Sentiamo il concerto, i manifestanti che sono all’esterno e che ci sostengono. Contro il tentativo di reprimere con le denunce e con il carcere le iniziative contro i CPT, in tutta Europa.

Due notti e due giorni in cella al buio. Le accuse sono “occupazione, disordine pubblico e danneggiamento”. Poi la notizia: siamo in prima pagina de El Pais, e ci basta. Nonostante i maltrattamenti e le condizioni pessime, ci basta perché finalmente in Spagna si parlerà ancora di CPT, si parlerà del perché migliaia di persone ne chiedono la chiusura rivendicando – all’opposto – la libertà di circolazione.

Perchè crediamo che una Europa diversa sia possibile e necessaria.
Per lanciare le prossime mobilitazioni, per un autunno caldo… almeno quanto il caldo che abbiamo subito in cella…

Maria Fiano
Angela Morandi
Anna Milani
Claudia Meneghetti

Lat autogestito, Caffè Esilio e Laboratorio Morion di Venezia