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No Name Kitchen: notizie dalla Bosnia-Erzegovina

di Jule Wiedersberg

Photo credit: Jule Wiedersberg

Un villaggio isolato sul confine bosniaco-croato. Lungo la strada principale una fila di grandi case con giardino. La maggior parte sono disabitate fin dalla guerra bosniaca, ma da oltre un anno sono diventate abitazioni temporanee per le persone in movimento. Attualmente sono oltre 300 le persone che si trovano in questo piccolo villaggio, alcuni dormono nelle tende, altri nelle case ormai abbandonate.
Photo credit: ARD Wien/Sudoesteuropa
Si tratta per la maggior parte di famiglie afgane, molte delle quali con bambini piccoli al seguito. Nonostante la loro condizione di estrema vulnerabilità e la loro necessità di protezione, non vengono comunque risparmiati dalla violenza della polizia croata, come ci viene costantemente ripetuto. NNK, in quanto membro fondatore del Border Violence Monitoring Network ha documentato a lungo i respingimenti ai danni di queste famiglie, confermate anche dal materiale visivo fornito dell’inchiesta giornalistica di portata internazionale di ARD Wien/Sudoesteuropa.

La situazione dell’approvvigionamento è precaria. Si impiegherebbero circa 30 minuti di macchina per raggiungere questo luogo da Velika Kladusa. Ma non è così semplice in quanto l’area circostante è sottoposta a uno stretto controllo da parte della polizia e, inoltre, viene trattata come un’area riservata. Nessuno è autorizzato nemmeno a guidare in quest’area in assenza di un permesso speciale, nemmeno per portare beni di prima necessità. Le autorità non vogliono che i rifugiati stiano in questo luogo, il confine croato (Unione Europea) è troppo vicino, la situazione è troppo complessa.
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Il divieto di fornire assistenza e sostegno è quindi una strategia volta a complicare ulteriormente la vita delle persone che si trovano all’interno del villaggio e nelle aree circostanti. Per fornire tende, sacchi a pelo, abbigliamento e prodotti per l’igiene personale di solito li incontriamo a distanza di sicurezza dal villaggio, il che significa che queste persone sono obbligate a percorrere lunghe distanze per poter ricevere questi oggetti. La dura e sistematica repressione attuata dalle autorità mette a repentaglio l’operato delle organizzazioni umanitarie. L’approvvigionamento delle persone è quindi ancora più debole rispetto a quello delle aree urbane intorno a Velika Kladusa e Bihac.

A questo proposito No Name Kitchen a partire da luglio introdurrà in questa area un sistema di buoni per l’acquisto di beni alimentari. A Velika Kladusa un sistema del genere è già attivo e ha dato prova della sua efficacia nell’ultimo anno.

Ogni settimana le persone ricevono, al posto di un pacco alimentare preconfezionato, da NNK tramite Messanger un buono in formato digitale utilizzabile nel supermercati locali , le persone possono scegliere cosa acquistare. Inoltre gli esercizi commerciali locali beneficiano di ulteriore domanda e i guadagni settimanali aggiuntivi rappresentano un fattore positivo considerando il fatto che la situazione economica è peggiorata dall’inizio della pandemia.

L’accesso ai beni alimentari è universalmente riconosciuto come diritto fondamentale dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Attraverso il sistema dei buoni, NNK prova a dare un piccolo contributo affinché le persone in movimento anche nelle aree più isolate non vengano private di questo diritto e possano quindi esercitarlo nonostante tutte le avversità.

Grazie alle donazioni ricevute nelle scorse settimane, da oggi possiamo portare il nostro programma di buoni per i beni di prima necessità in questo villaggio. Sono circa 300 le persone che riceveranno questi buoni e che potranno recarsi negli esercizi commerciali locali per acquistare gli alimenti e i prodotti per l’igiene personale di cui hanno bisogno.
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