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“No Promised Land”, un libro fotografico di Andrea Ferro

Il libro mostra lo stretto rapporto tra spazio fisico e vita quotidiana nelle strutture di accoglienza

Realizzato in Veneto, una regione chiave del nord Italia e nei flussi migratori verso l’Europa, No promised Land mostra per la prima volta lo stretto rapporto tra spazio fisico e vita quotidiana nelle strutture di accoglienza, così come tra architettura e migrazioni. È un percorso fotografico in cui, come in una narrativa visuale, ogni edificio è il capitolo di una storia che giunge infine a modellare la realtà sconosciuta del “sistema di accoglienza” per migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Il risultato è qualcosa di molto diverso da ciò che siamo abituati a vedere.

No Promised Land è un libro fotografico arricchito da introduzioni a firma di:
• Riccardo Bononi – Antropologo visuale / Art Director di IMP – International Month of Photojournalism / Presidente IRFOSS Istituto di Ricerca
• Irene Masala – Giornalista
• Enrico Dalla Pietà – Architetto / Vice-Presidente Architetti Senza Frontiere Veneto

Nel solo 2016 il numero di persone che hanno lasciato l’Italia è stato notevolmente superiore al numero dei migranti approdati sulle sue coste. Sono circa 285 mila gli italiani che hanno fatto le valigie per migrare all’estero in cerca di migliori opportunità, cifra che supera di almeno 100 mila unità quella dei migranti arrivati in Italia nello stesso periodo. Siamo ormai abituati all’uso intensivo che i media fanno di immagini che raffigurano i migranti. Essi ci appaiono tutti uguali e sono spesso trattati poco più che come numeri.

Rifiutando rappresentazioni e luoghi comuni basati su dolore e miseria, No promised land racconta per la prima volta il quotidiano all’interno delle strutture di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, attraverso uno sguardo originale e intimo, capace di mettere in relazione esistenza umana e spazio fisico. Realizzato in Veneto, una regione chiave nel sistema Italia e nei flussi migratori verso l’Europa, No Promised Land crea un percorso fotografico dove ogni struttura è il capitolo di una storia che giunge infine a modellare la realtà sconosciuta del “sistema di accoglienza” per migranti, rifugiati e richiedenti asilo.

L’espressione “struttura” è usata come termine generico racchiudendo consapevolmente un ampio panorama di situazioni abitative talvolta agli antipodi. Nel corso di questa narrazione per immagini si viene a contatto con storie e luoghi apparentemente molto diversi tra loro, ma allo stesso tempo molto simili e rappresentativi di un momento storico di importanza cruciale.

Per essere esaustivi, si è iniziato con l’esplorare casi in cui l’accoglienza ha fallito o non è mai avvenuta, passando poi attraverso fasi di accoglienza ordinaria fino a giungere a esempi di housing sociale, quest’ultimi considerabili come un importante passo verso la futura integrazione.

In No Promised Land la combinazione tra fotografia e architettura gioca un ruolo fondamentale. Nel racconto visuale di come l’architettura possa svolgere compiti di accoglienza, è possibile agire costruttivamente sulla percezione di un fenomeno che resta e resterà complesso.

Il libro può essere eventualmente acquistato qui.

– Sono previsti sconti per le associazioni o per acquisti di copie multiple