Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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No al lager per migranti previsto a Sant’ Angelo

Comunicato dell'assemblea metropolitana delle realtà antirazziste, contro l'apertura di nuovi campi di concentramento per migranti (C.I.E.)

Il governo ha stanziato 78 milioni di euro per 10 nuovi CPT, i vecchi Centri
di Permanenza Temporanea ora denominati CIE, Centri di identificazione ed
espulsione, e per l’adeguamento degli esistenti, con l’obiettivo di
raddoppiare i 1.160 posti attualmente a disposizione.

I CPT furono inventati all’interno della legge 40/ 1998 Turco-Napolitano
durante il governo D’Alema.

Uno dei 10 nuovi CPT è previsto in Toscana, regione che fino a oggi ha
rifiutato* *questi lager, localizzato in un’area del demanio militare
precedentemente adibita a poligono di tiro e popolarmente denominata
“hangarone” ubicata nel comune di Campi Bisenzio, in prossimità di
Sant’Angelo di Lecore.

Una zona che potrebbe essere più utilmente impiegata per dare un tetto e una
sistemazione decente ai tanti uomini e donne, immigrati e non, che vivono
sul nostro territorio in situazione di estrema difficoltà.

Sbaglia chi afferma che i CPT vanno chiusi perché in questi anni non hanno
funzionato. I CPT devono essere chiusi, cancellati dalla legislazione e
dalla storia, perché purtroppo hanno funzionato benissimo.

L’introduzione della detenzione amministrativa, senza reato e senza
processo, per i migranti in condizione “irregolare” è infatti servita a
ridefinire in termini di discriminazione e di esclusione lo statuto della
cittadinanza e dei diritti-doveri ad essa collegati, non solo nel nostro
Paese, ma nell’intero spazio politico e giuridico della cosiddetta “Fortezza
Europa”.

L’istituzione dei Centri detentivi è servita a reintrodurre la possibilità
giuridica e materiale di interdire la libera circolazione e di deportare, in
forma sia individuale che collettiva, donne e uomini privati di ogni
fondamentale diritto.

Le violenze e gli abusi, che costellano la quotidiana gestione di questi
luoghi dello “stato d’eccezione”, sottratti a qualsiasi forma di controllo
democratico, dove anche molti avvocati e molti parlamentari hanno avuto
impedimenti a entrare, non sono incidenti di percorso, ma le prevedibili
conseguenze dell’arbitrarietà poliziesca ad essi connaturata.

Inoltre il “salto di qualità” che oggi osserviamo attorno all’istituzione
totale CPT/CIE è evidente: oggi essi costituiscono un dispositivo di
disciplinamento del precariato migrante, quindi insistono, con estrema
violenza, sulla volontà di controllo e regolazione della forza lavoro che
attraversa l’Europa.

Oggi, in Italia, non esiste praticamente alcun metodo “legale” per entrare
nel paese godendo dei diritti minimi di cittadinanza che consentano
l’accesso a una casa e a un lavoro dignitosi.

All’inizio del 2008 erano tra i 3,8 e i 4 milioni gli immigrati regolari in
Italia, con una incidenza del 6,7% sul totale della popolazione,
contribuendo per il 9% alla creazione del Prodotto interno lordo. A questa
situazione non si risponde con i lager, ma con politiche di nuova
cittadinanza.

La lotta contro i CPT non rappresenta unicamente il giusto ed umano rifiuto
di una inciviltà: essa è anche un nodo fondamentale della lotta generale del
precariato sociale contro uno dei meccanismi più autoritari e violenti di
sfruttamento messi in campo dal neoliberismo globale. La lotta contro i CPT
non è quindi solo una lotta antirazzista. E’ una battaglia contro lo
sfruttamento di tutt@.

Sono clandestini perchè lavorano senza contratto (sotto costo e senza
garanzie).

Divengono clandestini ogni volta che finisce un contratto di lavoro.

Il licenziamento, la fine di un lavoro, l’assenza di una casa adeguata,
significano la revoca, o il mancato rinnovo, del permesso di soggiorno.

Per non rischiare il permesso di soggiorno accettano tutte le forme di
sfruttamento e di violazione dei diritti del lavoro e della dignità della
persona, molti di loro muoiono o restano mutilati sugli incidenti del
lavoro. Li vogliono clandestini, o a rischio di clandestini,tà per poterli
sfruttare. Oggi è clandestina gran parte della manodopera che in molti
settori dell’economia produce quella ricchezza che invece di distribuirsi
nella società si concentra nelle mani di imprenditori e banche dell’Unione
Europea.

I CPT/CIE sono:

Disumani, perché non viene garantito il rispetto e la dignità dovuta ad ogni
essere umano.

Inefficaci, perché non hanno nessun effetto comprovato nella lotta contro
“il crimine”, come il discorso propagandistico sta cercando di affermare.

Antieconomici: perché una giornata di un immigrato in un Cpt costa allo
stato 70 euro, che finiscono nelle tasche della Croce Rossa, della
Misericordia, della Lega delle cooperative che gestiscono questo business
“umanitario”.

I CPT oggi CIE hanno un’unica funzione il “trattenimento” ai fini del
rimpatrio forzato.

I CPT oggi CIE trasformano il “trattenimento” in prigionia all’interno di
veri e propri campi di concentramento.

I CPT oggi CIE sono lager dove vengono rinchiusi, fatto peraltro illegale,
minori.

I CPT oggi CIE impediscono ai detenuti ogni possibilità di usufruire di
tutela legale, compresa l’impossibilità di presentare domande per la
richiesta di asilo.

Questi CIE non hanno ragione di esistere se non quello di rappresentare un
monito per i “clandestini” che denunciano le violazioni

Nessuna persona è illegale!

No ai Cpt/Cie No ai lager, per una nuova cittadinanza

L’assemblea metropolitana delle realtà antirazziste, contro l’apertura di
nuovi campi di concentramento per migranti (C.I.E.)