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Da Repubblica on line del 17 maggio 2008

Nomadi, la parlamentare Rom “Attenta Italia, c’è un brutto clima”

Viktoria Mohacsi, deputata ungherese a Strasburgo ha visitato i campi romani del Casilino. "Una situazione orribile"

“Questa gente ha paura. Vivono in Italia da decenni senza nessun riconoscimento”
“Arrestate e tenete in galera chi commette crimini, ma evitate la confusione”

Roma – “Attenzione, c’è un bruttissimo clima. Ricordiamoci cosa è successo negli anni trenta in Europa. La mia relazione al Parlamento europeo su quello che ho visto in Italia racconterà di questo clima. E sarà molto dura”. Trentatré anni, minuta, faccia da gitana è proprio il caso di dire, sguardo intenso, anche un po’ triste. Si chiama Viktoria Mohacsi, è rom di origine ungherese e dal 2004 è eurodeputato dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Eldr). Da quattro anni, con un’altra eurodeputata di origine rom però rumena, ha l’incarico di monitorare le condizioni di vita dei 150 mila gipsy che vivono in Europa. E’ la prova, semmai ce ne fosse bisogno, che è troppo facile e altrettanto sbagliato dire rom quindi zingaro quindi criminale.

Con l’aria che tira in Italia – pacchetti sicurezza, annunci di misure straordinarie, esplusioni di massa, limitazione dello spazio di libera circolazione Schengen, ronde contro gli zingari e molotov contro le baracche – Mohacsi è stata spedita qui da Annemie Neyts-Uytteboeck, leader dell’Eldr di cui fanno parte anche i radicali. L’eurodeputata infatti è accompagnata nella sua visita nella paura rom dal segretario dei radicali Rita Bernardini e dai deputati Marco Beltrandi e Maurizio Turco, eletti nelle liste del Pd. Mohacsi ha visitato il campo nomadi di Castel Romano e nel pomeriggio “Casilino 900”, ammucchiata di lamiere lungo la via Casilina di cui anche Francesco Rutelli, in campagna elettorale, aveva annunciato lo smantellamento. Portare le ruspe in quel campo è uno dei primi obiettivi del sindaco Alemanno.

Domani Mohacsi andrà a Napoli “dove mi dicono che la situazione sia peggiore che altrove” e poi lunedì pomeriggio farà il suo rapporto al Parlamento europeo sullo status dei rom in Italia. Viktoria Mohacsi parla un perfetto inglese ma porta con sé un interprete, un giovane di Timisoara. Nei due campi visitati oggi non ci sono stati nei giorni scorsi nè blitz di vigili né pattuglioni delle forze dell’ordine. Sono più o meno legali, se non autorizzati almeno riconosciuti, e ci vivono circa mille e quattrocento persone. “Sono venuta qui – dice Mohacsi – soprattutto per vedere e ascoltare”.

In quali condizioni ha trovati i campi?
“Ho visto più di mille persone che vivono in condizioni orribili. Soprattutto nel secondo campo (Casilino 900 ndr) non sono garantite le minime condizioni di igiene e di sicurezza. Non c’è acqua, non c’è corrente elettrica, le persone vivono in baracche fatiscenti, umide, sporche, tutto è assolutamente precario. Sono negati i diritti umani e civili basilari come l’assistenza sanitaria e l’accesso alle scuole. Non esiste nulla di simile negli altri paesi europei”.

Cosa le hanno raccontato i rom che vivono in questi campi?
“Hanno paura, molta paura. Sono diffidenti. Anche quando siamo arrivati noi, lì per lì hanno mostrato diffidenza. Si tratta di persone che vivono in Italia da oltre vent’anni, per lo più di origine bosniaca, eppure non hanno documenti e nessun tipo di diritto riconosciuto. Mi è stato riferito che da un paio di mesi sta accadendo qualcosa che non era mai successo prima: almeno due rom sono stati presi dalla polizia, picchiati, portati in cella due giorni e poi rilasciati”.

Saranno stati responsabili di qualche reato.
“No, non sono stati accusati di nulla. Semplicemente la polizia è venuta, li ha presi e li ha picchiati. A Castel Romano mi hanno raccontato che di notte girano gruppi di italiani armati di coltello e di pistole e bombe molotov, e così gli uomini del campo si sono organizzati per fare le ronde, tutta la notte fino all’alba”.

Quali nazionalità vivono in questi campi?
“Per lo più bosniaci, kosovari, slavi, gente che è qui da decenni. E, ripeto, non hanno ancora un documento di identità o per l’accesso al servizio sanitario”.

L’etnia rom conta numerose nazionalità, compresa quella italiana. E quella rumena, sicuramente la comunità più numerosa. E poi ci sono i rumeni e basta, che non c’entrano nulla con i rom. Crede che sia stata fatta un po’ di confusione?
“Un po’? E’ stata fatta molta confusione. Troppa. Qui ora sono gli zingari sono tutti rumeni e comunque sono tutti criminali. Non è così. La responsabilità della politica è proprio questa: aver semplificato il messaggio. Non è affatto positivo per un partito come quello che ha vinto le elezioni in Italia che la campagna elettorale si sia basata soprattutto sul sentimento antirom. Questa non è politica. Crea solo risentimento, incita all’odio, a sparare nel mucchio”.

Dopo Roma, andrà a Napoli dove la situazione è, se possibile, ancora peggiore. Saprà, ad esempio, che pochi giorni fa una donna rom è entrata in una casa e ha cercato di portare via un neonato. E che ci sono state le ronde contro i campi. Quale la soluzione?
“Io credo e ho fiducia nella democrazia e nei diritti. In questo ambito va trovata la soluzione. Quindi le regole devono essere rispettate da tutti e chi sbaglia deve pagare. Chi commette un crimine deve essere arrestato. La giustizia italiana deve arrestare chi delinque e tenerlo in carcere. Questa è democrazia. Chi sbaglia paga. Non si può mescolare tutto”.

Dirà questo nella sua relazione al Parlamento europeo?
“Anche. Non solo”.

di Claudia Fusani