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“Non accetterei la proposta del rimpatrio”

Inaccettabili le proposte di svuotamento dei CPT

Sabato 3 marzo si terrà a Bologna la manifestazione nazionale per l’abolizione della Bossi-Fini e la chiusura dei centri di permanenza temporanea. Il movimento denuncia da anni la presenza inaccettabile di questi luoghi sul territorio italiano, ma anche europeo ed extra-europeo, dove queste carceri etniche si stanno spostando, in una continua ridefinizione delle frontiere e degli strumenti di morte volti a difenderle dall’attraversamento di pericolosi sans papier.
Da un lato l’inutile rapporto – ne abbiamo parlato in numerosi articoli – non dice niente di nuovo sulla condizione dentro i CPT, dall’altro non è, e non poteva essere, il prologo di un ripensamento da parte del Governo delle politiche di reclusione dei migranti. Governo che, per voce del Ministro Amato ha in numerose occasioni, ribadito la necessità dei CPT e di politiche migratorie restrittive.
Al centro dell’attenzione della Commissione la bassa percentuale di espulsioni effettivamente eseguite, e da qui la proposta dello svuotamento, volta a superare i CPT, che rimarrebbero per i recidivi e per le persone che hanno scontato una pena, aggiungendosi al periodo passato in carcere come seconda pena.

La Redazione Parma del progetto Melting Pot ha chiesto ai migranti se accetterebbero di tornare al proprio paese o se lo avrebbero accettato quando si trovavano in Italia in modo irregolare.

La risposta è stata che la proposta è inaccettabile.

Ci hanno parlato di carceri mascherate e da chiudere, perché la detenzione amministrativa non si può accettare.
Ci hanno parlato di viaggi di speranza: troppi i pericoli corsi per arrendersi; troppo alto il debito contratto per arrivare; troppe le aspettative delle famiglie e troppo grandi i sogni per chiuderli in un aereo che ti riporta a casa.
Ci hanno parlato anche delle loro storie, che sempre cominciano con l’irregolarità. Ingresso regolare con visto turistico scaduto troppo in fretta o sbarco sulle coste della Sicilia, o arrivati negli aeroporti internazionali con documenti falsi. Persone in regola, magari felicemente sposate, oppure con un’attività commerciale o artigianale in proprio. Persone integrate, non pericolosi criminali.
Persone che ora cercano di aiutare i propri connazionali in difficoltà e si informano su possibili sanatorie e ci raccontano dei timori di chi i documenti non li ha e in questo giorni ha paura ad uscire di casa e andare al lavoro.
Tutti ci hanno detto che non ci possono essere compromessi e i CPT vanno Chiusi. Subito.

Ascolta le interviste:
[Intervista 1 ]
[Intervista 2 ]

Elisabetta Ferri, Redazione Parma Progetto Melting Pot