Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Non è un problema di ordine pubblico…

intervista a Vittorio Buldrini - Assessore alle Politiche del lavoro del Comune di Rimini

Credo che l’analisi dalla quale si è partiti quest’anno per far fronte al fenomeno dell’abusivismo nel territorio riminese – parlo di territorio riminese facendo riferimento non solo al Comune di Rimini ma anche degli altri Comuni della zona costiera- è a mio avviso sbagliata, perché tale fenomeno è stato definito da subito come un problema di ordine pubblico. Il fatto che siano stati utilizzati toni e parole così “accesi” ha delle grosse controindicazioni soprattutto perché quando si comincia a parlare di ordine pubblico si innescano e attivano meccanismi d’intervento repressivo che possono essere, in qualche modo e a volte, giustificati o comunque legittimati da più parti. L’analisi che propongo è invece assolutamente differente, ritengo infatti, soprattutto in base ai dati di cui siamo in possesso, che il fenomeno dei venditori “abusivi” sia un problema squisitamente di carattere sociale e non di ordine pubblico, lo notiamo ad esempio osservando i fermi che sono avvenuti negli ultimi giorni.

Di fatto i dati relativi alle perquisizioni e ai fermi indicano un elevato numero di immigrati clandestini, quindi, si può facilmente dedurre che per lo più si tratta di persone sicuramente senza garanzie e opportunità che arrivano a Rimini nella speranza di poter “sopravvivere”, perciò non sono di certo individui che svolgono questa precaria occupazione come secondo lavoro o per incrementare i propri profitti ecc.
Il concetto alla base della mia analisi è proprio questo, i venditori “abusivi” si inseriscono pienamente all’interno di una problematica di ordine sociale che attualmente non ha ancora ottenuto risposte anzi verosimilmente il disagio è aumentato, pensiamo ad esempio all’impianto legislativo della Bossi/Fini che precludendo di fatto la possibilità di regolarizzazione non offre alternative ai cosiddetti “clandestini” se non svolgere appunto un’attività precaria di questo tipo. Ritengo inoltre che troppo “chiasso” si è sviluppato intorno a questo problema soprattutto dopo la nascita dei Comitati antiabusivismo che minacciano manifestazioni sull’arenile contro i venditori ambulanti stranieri, comitati che per lo più stanno in qualche modo, a mio avviso, tenendo in ostaggio l’Amministrazione comunale rispetto a questo tipo di problematica.

Il pericolo maggiore attualmente è quello di non riuscire a quantificare in maniera esatta i livelli repressivi attuati nei confronti dei venditori “abusivi”, che rischiano, per intenderci, di raggiungere degli epiloghi assolutamente sproporzionati e in eccesso rispetto al tipo di reato commesso. Infatti noi rischiamo di trattare queste persone, semplicemente perché commettono un reato di tipo amministrativo -vendita impropria e senza autorizzazione di prodotti o marchi contraffatti- come dei “criminali”, pericolosi per la socialità.

L’aspetto più preoccupante è che andando in questa direzione anche una giunta di centro sinistra com’è quella di Rimini, con Rifondazione comunista all’interno, va in qualche modo a legittimare alcuni dei concetti più razzisti e xenofobi che sono alla base o meglio sostanzialmente l’animo della Legge Bossi/Fini.
Nonostante ciò volevo sottolineare che l’Amministrazione comunale di Rimini si limita attualmente ad un presidio del lungomare e non interviene direttamente in spiaggia – a differenza di altri Comuni della Riviera romagnola – nei quali, la Polizia municipale, interviene direttamente in spiaggia con pattuglioni misti insieme alle altre forze dell’ordine. Ritengo inoltre che, questa modalità e pratica repressiva – come elemento di contrasto e lotta all’abusivismo espressa dagli altri Comuni della costa – sia più opprimente di quella che viene “sperimentata” a Rimini perché per lo meno la scelta della nostra amministrazione è andata nella direzione di presidiare esclusivamente il lungomare senza entrare in spiaggia, evitando così di “scatenare” i soliti inseguimenti tra la folla di bagnanti spesso indignata.

Il rischio enorme, oltre al resto precitato, è quello di legittimare questi sedicenti comitati antiabusivismo e di conseguenza di stimolare l’intolleranza verso gli stranieri che vivono nel nostro territorio, verso tutti quei venditori “abusivi” identificati spesso come persone estranee alla nostra “normalità”, diversi e quindi emarginati, isolati, repressi ecc. Questo può favorire la nascita, straripante, di sentimenti e atteggiamenti razzisti che vanno nella direzione di incrementare il rifiuto della persona in quanto tale semplicemente perché ha una pelle, una provenienza, una cultura o una religione differente dalla nostra e di identificarla poi successivamente come criminale, malfattrice ecc.

Volevo concludere proponendo un’ulteriore considerazione che è più di carattere amministrativo che politico. Infatti ritengo che in questo momento molte delle Amministrazioni comunali della costa riminese siano “ostaggio” di questi fantomatici comitati, nel senso che queste organizzazioni stanno imponendo e richiedendo l’utilizzo di gran parte delle risorse umane e del personale della Polizia Municipale per reprimere il fenomeno dell’abusivismo commerciale; questo da un punto di vista amministrativo è assurdo perché vengono poi a scarseggiare risorse umane per tutta un’altra serie di servizi al cittadino dal controllo del traffico, al rilevamento degli incidenti stradali, dai controlli contro l’abusivismo edilizio, ai controlli contro il fenomeno del lavoro nero ed irregolare che a Rimini come sappiamo prevede l’intervento diretto delle forze di Polizia Municipale a sostegno degli organi ispettivi contro il fenomeno del lavoro nero irregolare, dunque dicevo tutta questa serie di risorse umane vengono sottratte a questi servizi creando un danno molto grave a tutta la popolazione riminese che non è coinvolta nel fenomeno dell’abusivismo commerciale.

Quindi il rischio grave potrebbe essere quello di assistere da ora fino alla fine dell’estate a degli interventi assolutamente inefficienti e limitati su certi settori – sopraccitati – perché più della metà dei Vigili urbani, giornalmente, da ordini di servizio del comandante della Polizia Municipale, vengono impiegati in queste operazioni di repressione dell’abusivismo. Questa è una scelta di governo e gestione della città gravissima perché un’amministrazione si assume la responsabilità di lasciare scoperti dei servizi e della mansioni che sono proprie della Polizia Municipale semplicemente perché in questo momento è ostaggio di comitati che stanno ponendo l’out out su questo tipo di problematica.