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Non siamo spie – Il mondo della sanità contro la soppressione del divieto di segnalazione

Intervista a Rolando Magnano, vice capo della Missione Italia di Medici Senza Frontiere

Obbligo di segnalazione dei migranti irregolari da parte del personale medico e infermieristico all’autorità competente in previsione di un provvedimento di espulsione: è questo che l’emendamento presentato dalla Lega Nord in sede di approvazione del ddl 733 potrebbe comportare. L’art 35 del T. U sull’immigrazione infatti prevede espressamente che “l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non possa comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità”.
Medici Senza Frontiere, insieme ad ASGI, alla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni ed all’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, ha lanciato una campagna dal titolo “Divieto di segnalazione – Siamo medici ed infermieri, non siamo spie”.

Sull’appello, sull’emendamento in discussione al Senato e sulle prossime iniziative di questa campagna abbiamo intervistato Rolando Magnano, Vice-Vapo della Missione Italia di Medici Senza Frontiere.

D: Contro la soppressione dell’art. 35 del T.U si è detto molto, qual’è il punto di vista di Medici Senza Frontiere che ha promosso insieme a ASGI, SIMM, OISG, questa campagna?

R: Innanzitutto diciamo che quella di oggi è stata una prima tappa, il lancio di una campagna dal nome Divieto di segnalazione – Siamo medici ed infermieri. Non siamo spie che è accompagnata da un appello che chiediamo a tutti di sottoscrivere. A questo seguirà una fiaccolata che avrà luogo a Montecitorio il 2 febbraio dalle 17.30.
In questi anni abbiamo operato su tutto il territorio italiano aprendo ambulatori per gli stranieri irregolari e cercando di implementare la normativa ancora oggi in vigore che prevede che gli immigrati irregolari che si recano presso le strutture sanitarie non devono essere segnalati all’autorità. Riteniamo che nel caso in cui questo divieto di segnalazione venisse soppresso, com’è nelle intenzioni di questo emendamento proposto al Senato nell’ambito dell’approvazione del pacchetto sicurezza, si verrebbe a creare un clima di paura e diffidenza tra gli immigrati che si tradurrebbe in un ostacolo all’accesso alle strutture sanitarie. In qualche modo, ogni immigrato irregolare si troverebbe in una sorta di roulette russa per cui nel caso si verifichi la necessità di recarsi presso una struttura sanitaria si troverebbe davanti al rischio di essere segnalato. Si potrebbe quindi verificare che, laddove ci fossero patologie lievi, l’immigrato, temendo la segnalazione, eviti di recarsi presso le strutture e lo faccia solo nel caso in cui queste diventino o croniche o più acute.
Il rischio ovvio è per la salute dello stesso soggetto ma tutto questo avrebbe conseguenze non di poco conto anche per il sistema sanitario nazionale nel suo complesso, che dovrebbe curare patologie in uno stato molto più acuto, più avanzato, situazioni quindi più complesse e costose da affrontare.

D: Come da più parti è stato dello, una situazione di rischio anche per l’intera collettività, per la salute pubblica.

R: Sicuramente possiamo affermare che questa norma di non segnalazione, in vigore in Italia dal 1995 e di cui fu promotore il governo tecnico Dini, in questi 15 anni, nonostante tutti riconoscano che l’Italia sia sia trovata davanti ad un flusso migratorio di gran lunga in aumento, di cui la componente irregolare è stata sempre una parte considerevole, ha permesso di evitare l’acutizzarsi o il diffondersi di certe patologie. Fino ad oggi infatti non è mai stato registrato questo tipo di problema. Come MSF lavoriamo da alcuni anni a favore dei lavoratori stagionali impiegati nelle campagne del Sud dell’Italia, si tratta di persone che vivono in case di cartone, di plastica e sono la base dell’economia di alcuni settori del Sud. Loro contraggono le malattie proprio qui, sul suolo italiano. Si tratta dell’ancor vivo concetto del migrante sano cioè di chi arriva qui in buone condizioni di salute e si ammala proprio per le condizioni di vita che sperimenta sul suolo italiano.
E’ presumibile che nel caso in cui chi è già in questa condizione di disagio ed emarginazione avesse il timore di recarsi presso le strutture sanitarie, la situazione potrebbe degenerare con conseguenze per lui e per le persone che gli sono vicine

D: Il dibattito su questi temi si è aperto con prese di posizione anche degli ordini professionali: quali sono le situazioni che voi, come personale medico e come infermieri dovrete affrontare nel caso in cui questo emendamento venisse approvato?

R: Questa campagna, è importante sottolinearlo, ha avuto sin dall’inizio la piena adesione di tutte le federazioni nazionali degli ordini professionali sanitari. Stiamo poi raccogliendo in questi giorni un numero veramente alto di adesioni da parte di associazioni che operano nel campo sanitario. A testimonianza di come questo tipo di emendamento si ponga in contrasto con tutto il mondo della sanità. Questo provvedimento poi va contro, lo dice anche l’Ordine dei medici, agli stessi principi deontologici della professione.
Nel caso questa norma diventasse legge ci troveremo poi costretti a rivedere tutte le attività di Medici Senza Frontiere ma per il momento vogliamo concentrarci su questa campagna sperando che tutto ciò non avvenga.

Vedi anche:
Divieto di segnalazione – Siamo medici ed infermieri, non siamo spie
Lettera aperta di Raffaella Ravinetto, Presidente di Medici Senza Frontiere Italia