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Nuovo resoconto da Lampedusa

Lampedusa, 30.06.2005

Il Centro di detenzione è di nuovo al collasso. Gli “ospiti” sono oltre
seicento.
Il Centro è autorizzato solo per 197. Già ieri, avevamo appreso
che se ne stava organizzando lo svuotamento. Via mare e via aerea. Per
ripristinare una parvenza di legalità almeno quantitativa. Alle 10.00 circa,
ci presentiamo al molo del porto vecchio di Lampedusa, sulla banchina ove
è ormeggiata la nave della Siremar in procinto (alle 10.30) di salpare.
Improvvisamente, alla nostra vista si presenta una scena di deportazione.
Una schiera ordinata di migranti, che avanza a passo svelto, quasi militare.
Una busta con il logo della Misericordia in mano: dentro, una bottiglia d’
acqua. Negli occhi la tristezza e la delusione di chi domanda solidarietà
e si ritrova costretto a marciare per oltre un chilometro sotto il sole cocente:
imbarcato su una nave senza conoscerne la destinazione.
Come se fosse colpevole
di chissà quali crimini.
Tra di loro riconosciamo i 22 togolesi giunti con lo sbarco delle ore 24
del giorno prima. In tutto sono 70 circa. E’ una fortuna che non capiscono
la nostra lingua. È davvero deprimente per noi ascoltare certi commenti.

Il corteo è aperto e chiuso da una volante dei CC. A vigilare un discreto
numero di militari armati.
Nonostante le nostre insistenti domande non ci viene comunicato dove questa
gente venga portata. Alle 10.30 la nave lascia Lampedusa.
Neanche il tempo
di trovare refrigerio al caldo africano dell?isola e veniamo informati che
sulla pista dell’aeroporto è pronto un cargo militare per l’ennesimo trasferimento
di migranti. Accorriamo. Dalla vetrata della sala di attesa ne osserviamo
l’imbarco di circa 60, tra cui 18 donne e 8 bambini. Si tratta di un gruppo
delle persone eritree e somale arrivate con gli sbarchi delle ore 5.45 e
10.30 del giorno precedente.
L’aereo decolla alle 11.30. Destinazione il centro di detenzione S. Anna
di Crotone.

Alle 12.00 ci ritroviamo al cancello d’ingresso del Centro di detenzione.
Il tentativo è di permettere all’avvocata Carmen Cordaro d’incontrare uno
dei trattenuti nel campo.
Dopo circa un’ora di trattative, il funzionario
della questura di Agrigento propone di concedere il colloquio all’interno
del cortile, accanto il carabiniere di guardia e un via vai di poliziotti
in borghese, operatori della misericordia, sotto lo sguardo attento delle
telecamere della sorveglianza, tra il filo spinato e le finestre degli uffici
dei militari. Rifiutiamo l’offerta riuscendo infine a poter tenere il colloquio
in un corpo esterno al campo. Sono presenti al colloquio Hassan Mamri il
nostro mediatore culturale e Federica Sossi, autrice del libro “Storie migranti”.
La persona incontrata è un cittadino iracheno che racconta di essere detenuto
da 33 giorni e soltanto ora ha la possibilità di richiedere asilo politico.
Nessuno dei trattenuti nel campo ha ricevuto assistenza legale e ha potuto
esprimere la volontà di richiedere lo status di rifugiato.
La sua richiesta
è stata consegnata al funzionario della questura.
Ore 15:45: nuovo ponte aereo con cargo militare e relativo trasferimento
di altri 60 migranti a Crotone.

Ore 17:00: attracco al porto vecchio, di una motovedetta della Guardia di
Finanza, con a bordo 22 uomini sudanesi. Riusciamo a parlare con alcuni di
loro, provengono tutti dal Darfur e sono partiti dalla Libia. Uno di loro
presenta delle ustioni, segno doloroso della guerra in atto in quella regione.

In serata apprendiamo da Hassan che i 22 togolosi, trasferiti questa mattina
in nave, dopo aver ricevuto un decreto di espulsione con l?intimazione a
lasciare il territorio italiano entro 5 giorni, sono stati lasciati come
un pacco postale alla stazione ferroviaria di Agrigento. Contattiamo la Ras
di Agrigento che subito si adopera per assisterli e far presentare loro domanda
di asilo.

Venerdì 1 luglio

I giornalisti sono ormai tutti partiti, allo 10:30 l’ennesima scena di deportazione.
Sul molo commerciale arrivano in fila per tre, 67 migranti, presumibilmente
nord africani, tutti uomini, questa volta l?operazione è condotta congiuntamente
da carabinieri e polizia.
Rimane fuori dalla fila il cittadino iracheno che ha richiesto l’asilo politico,
scortato da militari, entra per ultimo sul traghetto della Siremar, in partenza
per Porto Empedocle. Nessuno dei militari presenti sa dirci nulla sulla destinazione
finale dei migranti.
Sbarco delle 12:30, sul molo del porto nuovo, sono ancorati due vecchi gommoni,
una piccola barca in legno di meno di 2 metri, e il natante di 6 metri,
tutte imbarcazioni usate dai migranti per attraversare negli ultimi giorni
il Canale di Sicilia.
Sono tutte senza motore, piene di tutte le “piccole
cose” abbandonate dopo il trasbordo sulle motonavi militari che controllano
i nostri mari, scarpe, vestiti, candele, lampade, qualche giubbotto di salvataggio,
avanzi di cibo, taniche di benzina. Tra breve alimenteranno uno degli enormi
falò, che vengono accessi alla discarica dell?isola, per distruggere i corpi
di reato. La motovedetta della Guardia Costiera attracca con il primo carico
umano della giornata, 4 uomini sudanesi, 11 nigeriani tra cui due donne.

Presidio Arci- Lampedusa
Circolo Arci Thomas Sankara

L’Arci aderisce alla Ras