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Olanda: un paese in difficoltà

Da Amsterdam, Olga Amagliani

La violenta uccisione del regista Theo Van Gogh da parte di un giovane di origine marocchina avvenuta in una strada di Amsterdam, ha sollevato il coperchio della violenza anti islamica in Olanda. La popolazione olandese si è accorta che l’idea che aveva della propria società è estremamente diversa da quella reale: l’immagine di un’Olanda caratterizzata da una nazionalità mista, deve lasciare il posto ad una situazione in cui, nonostante l’Olanda sia fra i primi Paesi europei ad aver conosciuto l’immigrazione, l’integrazione e lo scambio culturale fra “nuovi” e “vecchi” cittadini non è avvenuto.
I diversi attacchi alla comunità islamica, costituiti anche da numerosi attentati incendiari contro moschee, stanno inasprendo la situazione creando un clima di terrore, che viene cavalcato soprattutto dai gruppi politici di destra.
Da Amsterdam, Olga Amagliani, ci ha fornito un quadro della situazione.

Domanda: Cosa è successo nei giorni successivi all’omicidio del regista Theo Van Gogh?

Risposta: Nei giorni successivi si è scatenato praticamente il caos: sono cominciati attentati a scuole islamiche e a moschee in tutta l’Olanda, principalmente in paesi molto piccoli. In tutto, ce ne sono stati più o meno una decina.
C’è stato il blitz antiterroristico all’Aia da parte della polizia olandese, bloccando tutto il traffico aereo della città e mandando praticamente in tilt tutta una città intera.
Dopo questi fatti l’Olanda è sconvolta: sui giornali, alla televisione è stato detto di tutto, esasperando una situazione di tensione che già era ben presente.
In Olanda ci sono moltissimi immigrati; la storia dell’immigrazione in Olanda inizia prima di Paesi come, per esempio, l’Italia: dagli anni Quaranta hanno iniziato a venire persone dall’Indonesia, che era colonia olandese, negli anni Settanta moltissimi turchi- meno che in Germania ma, per le dimensioni del Paese, molti – e negli anni Sessanta Settanta hanno iniziato ad arrivare molti marocchini e poi emigrati dalle Antille olandesi, da varie parti dell’Africa, Ghana e Congo soprattutto.
L’Olanda era conosciuta come il Paese dove tutti potevano entrare ed è stato così, fino a poco tempo fa. Dai fatti dell’11 settembre l’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata sugli immigrati composti da turchi, e marocchini, che non vengono più chiamati con il nome della loro nazionalità, ma vengono tutti classificati indistintamente come mussulmani e, quindi, giudicati per la loro religione e la gente ha paura.
Questa è la situazione: hanno paura sia gli olandesi, sia i turchi e i marocchini che vengono attaccati su tutti i fronti.
La cosa più assurda è che l’Olanda era un paese famoso per la tolleranza, si diceva che era uno stato multiculturale. In realtà, dopo trent’anni di immigrazione, si può dire che questo esperimento di società multiculturale è fallito: la società è, sicuramente, multietnica, perché su circa 16 milioni di abitanti in Olanda, un milione è composto da cittadini immigrati di varie nazionalità e in Olanda ci sono, inoltre, circa 500 moschee. Tuttavia, l’interazione tra popolazione autoctona e gli alloctoni non ha funzionato, anzi, diciamo che non esiste.
A partire soprattutto dall’11 settembre, c’è stato un processo in cui la parte più conservatrice, più di destra, della politica in Olanda fa leva sul populismo. Basti vedere quanto faceva Pim Fortuyn, per istillare nelle persone la paura e il rifiuto della convivenza con altre culture. Prendendo spunto dall’11 settembre, ci si accanisce sulle popolazioni di religione islamica, che come capro espiatorio sono perfetti.

D: Sono state prese misure particolari per fronteggiare questa situazione?

R: Il Ministro della Giustizia parlava di leggi anti-terrorismo; non sono ancora state approvate, ma sono tuttora in discussione. Un rischio è che si arrivi ad uno stato di polizia: il controllo è sempre maggiore e, per quanto riguarda l’immigrazione, fino a due anni fa le frontiere erano praticamente aperte, adesso no, e cercheranno di introdurre misure sempre più restrittive. Alcuni politici parlano addirittura di rimandare a casa le persone straniere che sono già inserite, di togliere la nazionalità olandese a persone che possono essere considerate estremiste.

D: Il clima è estremamente pesante…

R: Sì, alcuni, addirittura, paragonano la situazione a quella che poteva essere, prima della seconda guerra mondiale, con gli ebrei, cioè vedono il gruppo dei mussulmani come gruppo che, all’interno del paese, viene accusato del malessere generale del paese. C’è una crisi economica anche qui, le cose vanno peggio rispetto a qualche anno fa.

D: Ci sono associazioni antirazziste che tentino di formulare un ragionamento più globale rispetto a quello che sta succedendo?

R: Il fine settimana scorso c’è stato il primo social forum olandese che aveva come tema l’antirazzismo. Ad Amsterdam ci sono molte associazioni che cercano di agire a livello locale, nei singoli quartieri, dove, spesso, ci sono più problemi. Il problema è che hanno iniziato a muoversi adesso, dopo che sono successe tutte queste cose. È come se tutti si fossero svegliati adesso e solo adesso si fossero accorti di tutti i problemi che ci sono.

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