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da Il Manifesto del 23 dicembre 2006

Opera, a fuoco il campo rom

Lega, An e neofascisti distruggono «in anticipo» la tendopoli. Un raid pubblico e rivendicato
Il sindaco ds «Si governa anche con il cuore e l’umanità. Destra facinorosa, prefetto assente. Non ha garantito l’ordine pubblico»

di Manuela Cartosio

Milano – «Atti vandalici», minimizza con lunghissima coda di paglia il prefetto Gian Valerio Lombardi. No, la notte brava di Opera, comune a Sud di Milano, deborda dal vandalismo. Almeno un centinaio di persone giovedì hanno dato fuoco alle tende che avrebbero dovuto ospitare un settantina di rom, 35 dei quali bambini. Per bruciare le tende ignifughe della protezione civile non basta un fiammifero. E infatti hanno usato le taniche di benzina. Poi, come guerrieri dopo la battaglia, hanno sparso i trofei bruciacchiati nella via principale della cittadina. L’antefatto è ancor più grave: il raid è partito dal cuore della civitas, il municipio. L’hanno aizzato e preventivamente rivendicato – megafono in mano – due consiglieri dell’opposizione, Ettore Fusco, della Lega, e Pino Pozzoli, di An. Un’azione a volto scoperto, in prima fila neofascisti «venuti da fuori» – «tutte facce note», dice il giorno dopo la Digos. La regia politica, però, è stata dei «capipolo» di Lega e An.

Che tirava una brutta aria lo si era capito alle 19 di giovedì. Mentre i tecnici della protezione civile stavano montando le tende nello spiazzo usato dai circhi e dalle giostre, qualcuno aveva spaccato i vetri delle loro auto, con il marchio della Provincia sulla portiera. Alle 21 la seduta del consiglio comunale – in calendario da un pezzo – non è neppure iniziata. Sala stracolma di gente vociante e assatanata. Fuori, stessa scena e stessi improperi all’indirizzo del sindaco, il diessino Alessandro Ramazzotti, e della giunta di centrosinistra. «Vi aspettiamo sotto casa, via da Opera gli zingari». Alle 22, un folto gruppo ha lasciato la sede del Comune dichiarando la sua meta: «Andiamo al campo rom». Per bruciarlo. A cose fatte, si sono appalesati in consiglio comunale due carabinieri. Più tardi sono arrivati «colonnelli, generaloni, digos e quant’altro», racconta sarcastico il sindaco. Giovedì pomeriggio, appena firmato il protocollo d’intesa con Provincia e Comune di Milano, aveva fatto presente al Prefetto che ci sarebbe stato un problema di ordine pubblico. «Ci pensiamo noi», aveva risposto Lombardi.

Il campo rom distrutto sarà «riallestito». Così ha deciso ieri mattina un vertice in Prefettura, disertato dal sindaco di Opera. Prima, mette le mani avanti Ramazzotti, i papaveri di Palazzo Marino «devono venire a Opera a spiegare che noi stiamo facendo un piacere a Milano». E lo devono spiegare soprattutto «ai loro amici di Lega e An». Su Opera, infatti, si è «scaricato» lo sgombero di 75 rom, avvenuto il 14 dicembre, a Milano. Stavano in via Ripamonti, su un terreno del gruppo Ligresti. Quello sgombero, a ridosso di Natale, non ha padri, né madri. Sembra successo per automatismi imperscrutabili. Ha mandato in bestia don Virginio Colmegna, della Casa della Carità, che corre senza soste da un campo all’altro per concretizzare il mandato martiniano della solidarietà sapiente. «Gente lasciata in maglietta all’alba, baracche spianate, bambini strappati dalla scuola. Io non me la sento di dire non m’importa», afferma il sindaco di Opera. Lui, certo, non si è autocandidato ad accoglierli. Il suo comune, di fatto, è stato precettato. Però si governa anche con il cuore e l’umanità, aggiunge. Conferma la disponibilità dell’amministrazione comunale ad accogliere «fino a marzo» i rom. «Ma tutti devono fare la loro parte, con senso di responsabilità». Il prefetto ha dimostrato di «non avere il polso della situazione», Lega e An «recitano due parti in commedia».

I «forsennati» leghisti e nazionalalleati hanno fatto il lavoro sporco. Sicuro che tante persone traquille, magari elettori del centro sinistra, sotto sotto non approvino? E’ possibile, concede il sindaco. «Ma non fermiamoci alla chiacchiere da bar, ci sono anche le decine di messaggi di solidarietà che sto ricevendo. La gente, se le cose si spiegano, capisce». E’ mancato il tempo d’informare la cittadinanza «e non per nostra scelta». Tutta colpa di uno sgombero improvvido che ha creato l’emergenza.
Matteo Armelloni (Prc), assessore alla politiche sociali a Opera, sa bene che paura e l’intolleranza verso i rom allignano soprattutto tra i poveri. «Giovedì notte, però, non abbiamo assistito a una delle tante manifestazioni di malcontento. E’ stata una spedizione squadristica, politicamente organizzata e rivendicata». Di «gravissima escalation» parla anche il segretario provinciale del Prc Antonello Patta che sollecita la magistratura a individuare i responsabili di un raid «indisturbato» per colpevole assenza delle forze dell’ordine. E invita tutti a partecipare alla festa che si tiene oggi a mezzogiorno al campo nomadi devastato. Con i rom.