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Padova – Allontamento per cittadine comunitarie

Dopo l'allargamento dell'UE nuove barriere spettacolarizzate

Ha fatto il giro della penisola, in queste ore, la notizia di tre “espulsioni” avvenute a Padova ai danni di tre cittadine rumene.

Secondo quanto riportato dalla Questura padovana e dal Prefetto Padoin, si tratterebbe di provvedimenti messi in atto proprio per tutelare l’ordine pubblico in città.
Il richiamo evidente è quello che fa riferimento al “pacchetto sicurezza” che, con difficoltà, dovrebbe essere approvato dal Consiglio del Ministri nei prossimi giorni e che dovrebbe comprendere, oltre a diverse misure repressive, anche alcune disposizioni relative alla possibilità dei Prefetti, di effettuare espulsioni ai danni di cittadini comunitari, nel caso di violazione di norme di pubblica sicurezza.

Senza attendere il “nuovo pacchetto”, già il , entrato in vigore lo scorso 11 aprile, che regola la libertà di circolazione nei paesi dell’UE, dopo i nuovi ingressi di Romania e Bulgaria, aveva introdotto la possibilità di disporre l’allontanamento di quanti, cittadini comunitari, dopo tre mesi di soggiorno nel nostro Paese, non avessero richiesto l’iscrizione anagrafica.
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L’iscrizione, lo ricordiamo, ha il solo valore di attestare un diritto di soggiorno preesistente, di cui cioè dispongono i cittadini comunitari, e non di conferirlo.
Nessuna novità, quindi, in termini legislativi, ma solo l’attuazione di una precedente disposizione.
L’allontanamento inoltre non è un provvedimento coercitivo, non prevede cioè l’accompagnamento alla frontiera, ma solamente un invito a lasciare il territorio nazionale.
Le tre ragazze implicate nella vicenda avranno quindi la possibilità, la norma in questo senso lascia il campo all’interpretazione, di regolarizzare la loro situazione.
Non esiste infatti, come nel caso di espulsione per cittadini extracomunitari, il divieto di reingresso nel nostro paese.
La libertà di circolazione, è evidente, non può valere solo per quanti, imprenditori o affaristi dei vecchi paesi dell’UE, vogliano spostare i loro business verso est, ed invece essere amputata per quanti vogliano percorrere questo viaggio a ritroso.

La spettacolarizzazione di questo evento sembra però indice della volontà di forzare e spingere verso l’approvazione del nuovo “pacchetto sicurezza”.
Ma il terreno su cui ci si muove è assolutamente rischioso e scivoloso.
Se infatti il precedente decreto già introduceva la possibilità di allontanare un cittadino comunitario, qualora non fosse in possesso dei requisiti per l’iscrizione anagrafica, dopo tre mesi di permanenza nel nostro paese, e nel caso in cui fosse considerato pericoloso per la sicurezza dello Stato, le nuove norme prevederebbero invece la possibilità di allontanare quanti si fossero resi protagonisti di semplici violazioni di norme di sicurezza pubblica.

L’obiettivo non è un mistero, e si evince dalle dichiarazioni degli amministratori locali impegnati nella battaglia contro il presunto “degrado”: accattoni, mendicanti, lavavetri, vagabondi: non ne fa un mistero nessun amministratore locale.
Dall’altra parte però c’è il principio di libera circolazione delle persone, uno dei pilastri dell’Unione Europea, che difficilmente sarà disposta a cedere il passo su questo terreno.
Dopo l’allargamento dei confini dell’Unione, sembra veramente una follia poter pensare di rispondere a questo passaggio epocale alzando nuove barriere.

Nicola Grigion, Melting Pot Europa