Il Tribunale di Bologna riconosce la protezione sussidiaria ad un cittadino pakistano che, munito di interprete di fiducia, è riuscito a parlare davanti la Giudice del proprio orientamento sessuale.
Tale circostanza non era riportabile in Commissione a causa della mancanza di un proprio interprete e dei timori del richiedente giudicati plausibili dalla Giudice a giustificazione della sua omissione.
La magistrata ha ritenuto credibile la narrazione, poggiandola comunque su ampia produzione documentale fornita dalla parte e sentito altresì l’attuale compagno del richiedente asilo: “alla luce delle considerazioni sin qui svolte e degli elementi raccolti, si ritengono ammissibili i nuovi elementi addotti dal ricorrente per la prima volta nel corso dell’audizione davanti al giudice sulla sua omosessualità e pertanto si può concludere esprimendo un giudizio di attendibilità nei suoi confronti, per risultare verosimile la sua omosessualità dichiarata e comprovata attraverso le prove documentali prodotte e le prove testimoniali espletate“.
In Pakistan l’omosessualità è considerata un reato e nel codice penale è rubricata come un reato contro “l’ordine naturale delle cose”, quando viene praticata volontariamente punita col carcere a vita. Gli omosessuali in Pakistan subiscono anche una forte discriminazione e il biasimo sociale. 1.
– Scarica l’ordinanza
Tribunale di Bologna, ordinanza del 28 settembre 2017