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Asili vietati ai clandestini: alla giunta Vignali il premio Sant’Ilario per le discriminazioni

Dopo le dichiarazioni del Sindaco di Milano Moratti e l’ordinanza del Comune che impedisce l’accesso agli asili ai bambini figli di migranti senza docmenti, il Comune di Parma fa sapere, attraverso le parole dell’assessore Lavagetto, che nemmeno nella città emiliana i bambini figli di ‘clandestini’ hanno accesso ai nidi e alle scuole d’infanzia.

La chiave dell’esclusione, come sempre, la residenza.
Niente permesso di soggiorno, niente residenza, quindi proibito l’accesso agli asili, e a numerosi altri servizi socio-sanitari.
I bambini di età che va dagli zero ai cinque anni, colpevoli di essere clandestini, portatori dell’orribile stigma che apre le porte ad ogni forma di esclusione e discrimininazione.
Col silenzio dei benpensanti, che anzi, in un sondaggio del quotidiano locale, si trovano favorevoli alla scelta del Comune nel 68% dei casi e contrari nel 33% dei casi.

Una silenziosa governance all’insegna del razzismo e della segregazione

La città italiana negli ultimi anni ha visto aumentare la retorica della sicurezza e il verificarsi di ordinanze discriminatorie nei confronti di migranti, non da ultimo quella dei phone center, questione alla quale sul sito si è dato ampio riscontro
negli scorsi anni, e che a partire da Parma ha dato il via ad un odioso trend che ha visto ordinanze simili ripetersi in molti comuni italiani.
Senza grandi pubblicità e senza suscitare inutili clamori Parma da anni sperimenta un modello di governo del territorio incentrato sulla sicurezza e sul decoro urbano.
Senza emettere ordinanze simili a quelle che a Firenze e Bologna hanno suscitato clamore e aspre polemiche, a Parma da anni si sono raggiunti obiettivi degni del sindaco Tosi e al primo posto nell’agenda politica di molti amministratori del nord Italia e, in particolare, di Lombardia e Veneto. Che non a caso sono le regioni che maggiormente basano il proprio tessuto produttivo e la propria ricchezza sul lavoro migrante.
A Parma, infatti, da molti anni non ci sono più lavavetri ai semafori, non ci sono persone che chiedono elemosina (se non in numero ridottissimo rispetto per esempio alla vicina Bologna), niente giovani seduti sui monumenti nelle zone più chic della città, e ora nemmeno bambini dei sans papier nelle scuole materne. E questo ottenuto con un paziente e severo ricorso a vere e proprie retate, ad un uso spregiudicato dei vigili urbani come forze di polizia (utilizzati anche per gli sgomberi) e a misure restrittive che mascherano discriminazioni e segregazione dietro la cortina del rispetto di leggi e regole inventate ad hoc per colpire le attività dei migranti, come fu ad esempio per i phone center.
I posti negli asili sono pochi, si dice, e devono essere riservati ai ‘nostri’.
I ‘nostri’, i parmigiani, retorica che quotidianamente invade le pagine e le trasmissioni della informazione locale.
Scompaiono i bambini et voilà al loro posto ecco i clandestini.

Ma chi sono questi clandestini?
Sono spesso figli di donne che vivono nelle case delle famiglie parmigiane per accudire anziani e case: le nuove serve del mercato globale. E lavorano con salari bassissimi.
Sono gli uomini senza diritti che lavorano nei settori più faticosi e pericolosi della produzione e soprattutto nell’edilizia, per salari da fame.
Quando hanno la “fortuna” di essere pagati. Perché se i padroni non li pagano a chi si possono rivolgere? A chi possono sporgere denuncia?
Già, In questo mondo libero i clandestini hanno molti diritti: quello di morire in mare, naufraghi e corpi senza nome, quello di morire in un cpt senza diritto a un’autopsia, quello di lavorare senza essere pagati e di essere picchiati perché chiedono il salario o bruciati perché chiedono la regolarizzazione, oppure di morire in un cantiere ed essere buttati via in un sacco dell’immondizia perché nessuno scopra l’incidente. Ah, anche di morire bruciati in un campo rom.

Il centro città, le bonifiche e il bronx
E così la ricca cittadina ducale continua a prosperare e sognare un futuro di cantieri che la riporteranno ad antichi e prestigiosi fasti, ad essere cittadina europea e moderna.
A breve si apriranno i cantieri per la riqualificazione di molte zone cittadine e per la costruzione della metropolitana (!), e l’economia cittadina sarà rinvigorita da fiumi di denaro dedicati a opere più o meno utili, mentre per le spese sociali le risorse sono insufficienti. Politici e quotidiani si impegnano a diffondere una cultura della separazione e segregazione al fine di far dimenticare che il problema di cittadini e migranti è il medesimo: le scarse risorse per lo Stato sociale, l’erosione quotidiana di diritti e tutele.
Se mai qualcosa come solidarietà, cooperativismo, buona amministrazione, ha caratterizzato la regione Emilia Romagna, quel qualcosa si ferma al torrente Enza.
Il governo del territorio rispecchia perfettamente questa amministrazione politica della città: anni di politiche di riqualificazione hanno ‘bonificato’ alcuni quartieri del centro dalla presenza di immigrati, e soprattutto dalle forme più fastidiose della loro presenza, quelle più visibili, come gli esercizi commerciali e i phone center. Presenza sempre un po’ più oltre fino ad arrivare nella prima periferia, dove quartieri vecchi e case da tempo prive di manutenzione e ristrutturazioni, quando non inagibili, trovano degli utili invasori pronti ad abitarle pagando affitti esorbitanti. Fino al prossimo piano di riqualificazione urbanistica.

Ma c’è anche una città che resiste
Riqualificazione minacciata anche per il quartiere Oltretorrente, quartiere del centro di Parma, ma oltre il torrente che divide in due la città e considerato da sempre la parte povera, fuori dal circuito dei negozi di lusso e delle zone vetrina della città.
Quartiere popolare, che si oppose vittorioso alle truppe di Balbo, e in seguito in parte raso al suolo, proprio in nome della bonifica, per spezzarne resistenza e tessuto sociale fatto di solidarietà e tradizioni di lotta.
Proprio in quel quartiere alcune settimane fa dovevano avere inizio le provocatorie ronde leghiste indette contro degrado e insicurezza urbana e pubblicizzate per settimane da dubbi programmi di approfondimento televisivo.
Ma la città le ha respinte dimostrando, per una volta, di avere ancora anticorpi che non si fanno cancellare da tentazioni razziste.

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