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Parma. Report dal presidio contro i respingimenti in Libia

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“Libertà e diritto di asilo” recitava lo striscione. Tante le associazioni cittadine che hanno sottoscritto l’appello per la liberazione dei 250 profughi eritrei deportati in Libia, tra cui la scuola di italiano per migranti Perché no?, il CIAC, la Casa cantoniera autogestita, il Coordinamento Pace e Solidarietà, Ya Basta, l’associazione Pecora Nera, Amnesty International gruppo 208, l’associazione Yumbo, Pcdi, il collettivo studentesco Spam, l’associazione Jambo, il Gruppo diocesano Giustizia Pace e Ambiente, l’associazione Le Giraffe, la Comunità di Santa Cristina e Sant’Antonio e l’associazione Vagamonde.

Nel corso del presidio, una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dalla Prefettura di Parma, chiedendo la fine delle deportazioni dei migranti in Libia e l’inizio di una politica seria di accoglienza e di rispetto delle leggi internazionali che dovrebbero tutelare i diritti umani, in particolare il diritto alla fuga da guerre, torture, discriminazioni e violenze.

Il presidio si è sciolto con la consapevolezza che denunciare questi soprusi è sempre più necessario per far sì che la continua sottrazione di diritti non diventi “normalità” ai nostri occhi. Respingere un uomo o una donna in fuga non può essere considerato “normale”: è un atto criminoso a cui non dobbiamo abituarci.