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Parma – Una delibera comunale razzista costringe alla chiusura i call-center per telefonare all’estero

Intervista a Alberto Marzucchi, associazione Ya Basta di Parma

Lo scorso aprile a Parma è stata approvata una delibera comunale in base alla quale i negozi di call center – 28 nella città di Parma e perlopiù gestiti da cittadini stranieri – dovranno allestire 3 bagni, pena la chiusura dell’esercizio. Queste attività commerciali che rispondono ad una domanda crescente nelle nostre città, sono negozi piccoli ed occupati prevalentemente da cabine telefoniche, dove difficilmente ci sarebbe spazio per tre servizi igienici. Si tratta in realtà di una misura per “ripulire” una via del centro storico dalla presenza dei migranti, principali clienti di questi negozi dove telefonare ai propri paesi d’origine è possibile a tariffe convenienti. La delibera, proposta dal consigliere comunale Pallini, che risiede in una via dove sono concentrati molti call-center, indica come ultima scadenza il giorno 4 ottobre.

Per protestare contro la delibera razzista gli attivisti dell’associazione Ya Basta di Parma durante una manifestazione hanno installato tre bagni davanti alla casa del consigliere Pallini.

Domanda: Che tipo di delibera è stata approvata lo scorso aprile dal Consiglio comunale di Parma?

Risposta: E’ un’integrazione al regolamento di igiene pubblica comunale, precisamente l’articolo 93. La delibera è stata dunque denominata 93 bis. La motivazione è quella dell’adeguamento di nuovi tipi di commercio che non esistevano al momento in cui il regolamento era stato fatto.

D: Quali sono le conseguenze affettive di questa delibera e a quale categoria viene applicata?

R: L’adeguamento igienico prevede che i call-center e tutti gli esercizi di telefonia che sono nati successivamente a questo regolamento dovevano adeguarsi dal punto di vista igienico allestendo entro era il giorno 4 ottobre all’interno del locale tre servizi igienici – uno per le donne, uno per gli uomini e uno per i portatori di handicap. La maggior parte dei call-center di Parma sono gestiti da migranti, in particolare in una strada ne sono concentrati tre. In questi piccoli negozi non c’è spazio per tre bagni e la conseguenza è la chiusura dell’esercizio. I negozi hanno ricevuto la visita di un ispettore della USL per riscontrare l’esistenza dei nuovi servizi igienici.

D: Ci sono stati gestori di call-center che hanno deciso di abbandonare l’attività?

R: Sì, uno ha chiuso a giugno dopo poco l’apertura. I gestori stranieri sono particolarmente discriminati da questa delibera, fatta appositamente per colpire i tre call-center gestiti da migranti che si trovano in via XX settembre, dove peraltro risiede il consigliere comunale che ha proposto la delibera. Nelle sue dichiarazioni su La Gazzetta di Parma la questione viene proposta come un tentativo di salvaguardia dell’igiene pubblica e della sicurezza della zona, dove c’è prostituzione e abbandono dei rifiuti lungo la strada. A noi tutto ciò non risulta, diversamente da lui non crediamo che questi problemi siano imputabili ai call-center dei cittadini stranieri.

D: A tuo avviso come si evolverà la situazione?

R: Non potendo apportare le modifiche in questione, molti gestori vedono come unica soluzione la chiusura dell’attività. Noi ci siamo messi in contatto con la minoranza del consiglio comunale, il centro-sinistra che purtroppo aveva votato all’unanimità la delibera. Alcuni consiglieri si sono resi conto dell’errore commesso e il 14 ottobre durante il consiglio comunale si esaminerà la questione della delibera. I gestori dei call-center saranno presenti e presenteranno un documento di protesta. A titolo personale credo che la vicenda si evolverà al meglio, poiché la giunta ha commesso una sciocchezza evidente che equipara i call-center a ristoranti, trattorie e pizzerie.

D: Quali sono state le dichiarazioni della minoranza di centro sinistra dopo che la vicenda è diventata pubblica?

R: Non c’è stata una reazione ufficiale. L’unica organizzazione che ha preso una posizione pubblica piuttosto forte è stata la CGIL Parma intervenendo per la modifica della delibera.