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Partirà dall’Honduras El Diablo, la nuova Carovana Migrante

L’inevitabile scontro con la Guardia Nacional non frena il flusso di migranti honduregni

Sui social media è stata annunciata la partenza per il 31 gennaio di una nuova Carovana Migranti chiamata El Diablo.

El Diablo è anche il nome della rotta migratoria che attraversa il Messico facendo uso di un sistema occidentale di treni merci che i migranti centroamericani utilizzano da anni. La ruta del diablo attraversa le regioni della costa del Pacifico (Nayarit, Sinaloa e Sonora) ed è stata chiamata in questo modo per le alte temperature che durante l’estate possono raggiungere i 52´ C.

A metà gennaio era partita un’altra carovana migrante che è stata fermata dalla Guardia Nacional al confine fra Guatemala e Messico. Le immagini degli scontri hanno girato il mondo, e l’Instituto Nacional de Migracion ha rimpatriato più di mille migranti honduregni 1.

Il governo di Andres Manuel Lopez Obrador in Messico è stato duramente criticato da diverse organizzazioni internazionali, per esempio l’OIM, per l’utilizzo della Guardia Nacional come muro di contenimento per i migranti, violando il diritto alla protezione internazionale a cui il 63% dei centroamericani avrebbe diritto, secondo l’UNHCR.

La strategia di contenimento migratorio risulta inefficace per diversi motivi.

Prima di tutto, il cambiamento nelle rotte migratorie scelte dai centroamericani nel loro percorso attraverso il Messico dimostra che aumentare i controlli migratori o la presenza delle forze dell’ordine in alcuni punti si traduce soltanto nel fatto che i migranti cerchino rotte sempre più pericolose, senza che questo disincentivi la loro partenza. Quando il governo messicano ha aumentato i controlli sulla rotta del Golfo del Messico, i migranti si sono spostati a ovest, e quando i controlli sono aumentati anche li, hanno utilizzato la rotta centrale.

Questo risulta evidente anche nelle soluzioni proposte da alcuni migranti per evitare gli scontri con la Guardia Nacional: sui social media si propone di affrontare il viaggio verso gli Stati Uniti non più via terra, ma via mare, evitando del tutto di dover transitare per il territorio messicano.
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L’esperienza della rotta Mediterranea non lascia dubbi sui rischi di costringere le persone a buttarsi in mare e sulle inevitabili conseguenze.

Altri migranti propongono invece di attraversare il deserto, affidandosi alle risorse – acqua, cibo, vestiti – che alcune ONG lasciano per loro nascoste fra gli alberi. Nonostante ciò, il viaggio diventa pericoloso per le altissime temperature registrate nel deserto durante il giorno, e le temperature sotto zero che si raggiungono durante la notte.
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Un altro motivo per il quale la strategia di AMLO è insostenibile è che non risolve i motivi per cui la gente ha scelto di spostarsi in carovana: la violenza da parte dei gruppi criminali e delle forze dell’ordine che i migranti subiscono nel loro viaggio in Messico e l’assoluta mancanza di un sistema di accoglienza efficiente per i migranti in Messico.

La violenza, un problema con il quale il Messico deve confrontarsi dall’inizio della Guerra contro il Narcotraffico iniziata nel 2006 durante il governo di Felipe Calderon, è difficile da eradicare nel breve termine, ma l’investimento nelle strutture e nelle istituzioni incaricate di gestire l’accoglienza dei migranti e le loro richieste d’asilo porterebbe a un miglioramento significativo nelle condizioni di vita dei migranti che arrivano in Messico.

I migranti vengono spesso detenuti in estaciones migratorias sovraffollate, dove solo pochi hanno accesso ad assistenza legale e dove spesso sono vittime di ricatto e violenza fisica e sessuale da parte delle autorità. Nonostante risulti incostituzionale la detenzione in estaciones migratorias di minori, questi vengono spesso collocati insieme ai migranti adulti e, secondo i dati dell’UNHCR, più del 70% dei bambini e l’80% delle bambine non ha mai incontrato un funzionario di protezione infantile prima di essere rimpatriato.

Inoltre, lo scorso venerdì quattro diverse agenzie dell’ONU insieme ad Amnesty International hanno denunciato che gli era stato impedito accedere alle estaciones migratorias, pochi giorni dopo l’arrivo della prima carovana migrante dell’anno 2.

Photo credit: José Eduardo Torres (@Chechetc)
Photo credit: José Eduardo Torres (@Chechetc)

Per quanto riguarda le richieste di protezione umanitaria, la Comisión Nacional de Ayuda a Refugiados (COMAR) ha visto aumentare di un 865% le richieste d’asilo negli ultimi tre anni, ma per il processo lungo e inefficiente soltanto il 30% dei richiedenti asilo ha concluso la procedura. Il caso dei minori non accompagnati è ancora più preoccupante: secondo il Grupo Impulsor contra la Detención Migratoria y la Tortura, il 90% è stato rimpatriato senza che gli sia stata neanche concessa l’opportunità di chiedere protezione umanitaria.

Il Messico continua a giustificare la strategia di contenimento migratorio sostenendo che essa sia il compromesso a cui si è dovuto arrivare con il governo USA dopo le minacce commerciali ricevute da Donald Trump lo scorso anno . Ma questa strategia è insostenibile, costosa e va contro i trattati internazionali, oltre che contro la stessa costituzione del Messico. Come dimostra la nuova carovana di El Diablo, i migranti centroamericani continueranno a partire cercando rotte alternative, per terra o per mare, e il governo messicano continuerà a sprecare risorse in una strategia inumana e inefficace.

  1. https://www.excelsior.com.mx/nacional/inm-retorna-a-mas-de-mil-migrantes-pero-viene-la-caravana-del-diablo/1360691
  2. https://politica.expansion.mx/mexico/2020/01/24/la-onu-y-amnistia-reclaman-a-mexico-trato-a-migrantes-y-a-sus-defensores

Naomi Lahud Hirasawa

Mi sono laureata in Scienze Internazionali e Diritti Umani. Ho scritto la tesi sulle Carovane Migranti che hanno attraversato il Messico nel 2018 e 2019 e da allora scrivo approfondimenti sul tema dei flussi migratori in Centro America e Nord America, con particolare attenzione ai rapporti fra i paesi del Triangolo Nord del Centro America e gli Stati Uniti. Dal 2019 lavoro per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro.