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Passaporti – I tempi per il rilascio sono fuori legge

1.449.222 euro spesi per il sistema telematico. Prevista la chiusura di 13 consolati

Il passaporto “è uno dei documenti che qualifica, per chi è all’estero, chi è immesso o no nel corpo nazionale (salvo per coloro che usano solo la carta d’identità italiana)” ed è “un diritto averlo, per coloro che ne hanno i requisiti, nei tempi previsti dalla legge”. Inoltre “è, di certo, l’entrata economica maggiore che lo stato italiano fa tramite la rete consolare.

Una tassa di circa 9 euro l’anno, che viene pagata ogni dieci anni in toto per chiunque possegga un passaporto, anche per i minori, praticamente a vita per chi vive all’estero. Trattasi di diverse decine di milioni di euro l’anno che vanno al Ministero dell’Economia. Una variazione nei tempi d’erogazione può determinare di riflesso e per varie ragioni, perdite di milioni di euro ogni anno per l’erario”.
Parte da queste considerazione l’analisi di Luigi Reale del Comitato per i servizi consolari Bedford, in Gran Bretagna, per il quale “i tempi per il rilascio dei passaporti” da parte della rete consolare italiana sono “fuori legge”.

“Il 10 luglio 2013”, ricorda Reale,“è stata presentata la Relazione sullo stato della spesa da parte del Ministero degli Affari Esteri per il 2012, firmata dal ministro degli esteri Emma Bonino. In questo documento, al capitolo 11, obiettivo strategico n.1, dove si parla di valorizzazione dei servizi su passaporti e visti”, per Reale “emerge una palese incoerenza”.
E spiega: “l’Obiettivo strategico n.1 si prefigge di migliorare il sistema, aumentando il grado di soddisfazione dell’utenza e l’efficienza dei tempi per il rilascio di passaporti e visti, con una spesa di 1.449.222 euro. Secondo la stessa Relazione gli obiettivi sono stati raggiunti, motivati dal seguente risultato: riduzione dei tempi per il rilascio dei passaporti (80% dei casi) e visti per affari (entro 8 giorni per il 70% dei casi). In realtà i risultati positivi riportati dalla Farnesina occultano una situazione completamente opposta”, sostiene Reale. “I tempi più brevi nel rilascio dei passaporti, infatti, si riferiscono non al momento in cui si fa iniziale richiesta di un rinnovo o di un nuovo documento, ma da quando ci si presenta di persona all’ufficio consolare per prendere le impronte digitali. Quello riportato dal Ministero, quindi, è un dato che non rispecchia affatto tutta la procedura, prende in considerazione solo un lasso di tempo specifico della pratica. Si getta fumo negli occhi per nascondere uno spaventoso aumento dei tempi per questo tipo di servizio”.

“L’anno 2012 in questione, infatti, è stato l’anno d’introduzione, in molte sedi consolari, del prenotare un appuntamento per via telematica per il rilascio o il rinnovo dei passaporti”, continua Luigi Reale. “Tale sistema ha eliminato a prima vista lunghe file presso le sedi consolari; ha creato una quantificazione giornaliera standard per prendere le impronte digitali; ma di riflesso ha creato un’attesa per gli appuntamenti di mesi, allungato di fatto i tempi del doppio o del triplo. Classico esempio di un uso della tecnologia che non va a favore dell’efficienza, non si è fatto altro che aumentare e spostare il problema a monte a tutto svantaggio per i cittadini. Per esempio nella sede di Londra, seconda circoscrizione consolare più grande al mondo, circa quattro mesi di tempo solo per avere un appuntamento. Situazioni del genere ormai sono più o meno comuni in tutte le grandi sedi consolari italiane”.
“In realtà”, asserisce Reale, “per questo tipo di pratiche, i tempi vanno considerati dal momento in cui si ha l’accettazione da parte del consolato della richiesta, inoltrata dal cittadino, di un appuntamento. Cioè nel momento stesso in cui le due parti esprimono con accettazione reciproca e riconosciuta (certificata telematicamente) l’avvio della pratica amministrativa stessa. Un pò come nei contratti. Ne consegue che i tempi non si sono ridotti, ma si sono allungati di moltissimo (del 250% e oltre). L’obiettivo strategico che il Ministero voleva raggiungere, nonostante abbia speso 1.449.222 euro, è fallito. Situazione che coincide esattamente con la realtà che tutti conoscono e vivono all’estero, inclusa la stessa Farnesina”.

Luigi reale invita dunque “la Commissione esteri del Parlamento, che dovrà valutare la Relazione, ad una più che attenta e precisa riflessione sullo specifico”.
Poi fa presente “un’ultima constatazione e molto importante: i tempi, sopra esposti, per il rilascio dei passaporti sono in palese violazione della normativa vigente (art. 8 della legge n. 1185 del 1967), cui noi, per primi qui, pubblicamente denunciamo. L’articolo 8 della legge n. 1185 del 1967 prescrive che per il rilascio dei passaporti i tempi sono: quindici giorni dal ricevimento della domanda. Ove si renda necessario il completamento dell’istruttoria, il suddetto termine viene prorogato di altri quindici giorni, previa comunicazione all’interessato (30 giorni in totale al massimo)”.
“Con questa premessa”, afferma Luigi Reale, “gran parte della rete consolare italiana all’estero di fatto, sulla questione dei tempi per il rilascio dei passaporti, è fuori legge”.

Ora, conclude, “spetterà agli organi competenti intervenire affinchè ci sia un ripristino di legalità e la chiusura delle ulteriori 13 sedi consolari, previste nei prossimi mesi, non farà altro che aggravare questo stato di cose; allungherà ancor più i tempi per le strutture riceventi. Così come, in parte, è successo con la chiusura degli uffici consolari di Bedford su Londra; per una seconda parte, molti con doppia nazionalità, hanno deciso di non rinnovare il passaporto italiano optando per quello della nazione dove risiedono”.