Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Metropoli del 22 dicembre 2006

Per bulgari e romeni porte aperte a metà

Completa libertà di circolazione, dal prossimo primo gennaio, per badanti, colf e operai edili che arrivano da Romania e Bulgaria.

Per le altre categorie di lavoratori subordinati, invece, gli ingressi continueranno ad essere regolati da un sistema di quote. La decisione del preconsiglio dei Ministri dovrebbe essere ufficializzata il 27 dicembre prossimo. Eppure il precedente dei polacchi dimostra che è molto basso il rischio di una “invasione”.

di Vladimiro Polchi

Totale libertà di circolazione in Italia per badanti, colf, operai edili romeni e bulgari. Dal primo gennaio 2007, non dovranno più aspettare la pubblicazione del Decreto flussi annuale con la speranza di rientrare nelle quote stabilite: avranno libero accesso al mercato del lavoro italiano. Per tutte le altre categorie di lavoratori subordinati, invece, varrà un “regime transitorio”, per cui gli ingressi (per i prossimi due anni) continueranno ad essere regolati da un sistema di “quote”. La decisione, presa oggi dal pre- Consiglio dei Ministri, dovrebbe essere ufficializzata dal Consiglio il 27 dicembre prossimo.

Sulla libera circolazione dei cittadini originari di Romania e Bulgaria si è a lungo discusso al ministero dell’Interno. I due paesi entreranno a far parte dell’Unione europea tra meno di dieci giorni. Questi significa che romeni e bulgari, dal primo gennaio prossimo, potranno comunque entrare in Italia senza bisogno di visto e potranno soggiornarvi per turismo, studio, lavoro autonomo, o semplicemente perché hanno scelto l’Italia per vivere. Godranno in pratica del diritto alla “libera circolazione” come qualsiasi altro cittadino Ue. L’unico limite possibile (già applicato in passato a 8 dei 10 Paesi entrati in Europa nel 2004) riguarda gli ingressi per lavoro dipendente: i Paesi membri, se vogliono, possono fissare un tetto per gli ingressi di questo tipo.

Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, in un’intervista a Metropoli, aveva prospettato la possibilità di un “doppio binario”: via libera subito ai lavoratori subordinati bulgari, limiti all’accesso di quelli romeni (che in Italia già oggi rappresentano la comunità più numerosa). Il Viminale prometteva però di rinunciare alla “moratoria” verso i romeni, in cambio di un maggior impegno da parte delle autorità romene nella lotta alla criminalità e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il protocollo firmato il 19 dicembre scorso a Bucarest da Amato e dal suo collega, Vasile Blaga, sembrava andare proprio in questa direzione. Anche se non aveva soddisfatto del tutto gli uomini del Viminale.

D’altra parte, l’allarme per una futura “invasione” di romeni e bulgari sembrava del tutto infondato, come avevano sostenuto con forza le associazioni di immigrati presenti in Italia e come, in parte, dimostra anche il precedente dei lavoratori polacchi (le cui “quote” negli anni scorsi non sono mai andate esaurite).

Ora arriva la decisione del pre-Consiglio dei Ministri. Una soluzione di compromesso: libera circolazione per alcune categorie di lavoratori, quelle che in realtà assorbono la maggior parte dei romeni in Italia. Ancora due anni di Decreti flussi (però con quote molto ampie) per tutti gli altri.