Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Per un cinema diverso e una televisione a colori

Due petizioni contro gli stereotipi negativi e per favorire pluralismo, diversità e opportunità nelle industrie creative

Abbiamo bisogno di una narrazione più complessa ed efficace del nostro paese. Più inclusiva. Più rispondente alle articolazioni della società italiana. Più attraente per il pubblico interno e per quello internazionale“.
Parte da queste considerazioni finali la petizione ‪#‎peruncinemadiverso‬ che formula delle precise richieste nel mentre è in discussione il disegno di legge n. 2287 “Disciplina del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo” proposto dal Ministro Dario Franceschini.
Questa Legge, secondo gli autori della petizione, non promuove affatto la diversità nel cinema, in tv, nello spettacolo, tanto meno come principio per il coinvolgimento di autori e creativi.
#peruncinemadiverso nasce da un testo scritto da Leonardo De Franceschi, Giulia Grasselli, Nadia Kibout, Fred Kuwornu, Razi Mohebi, Reda Zine e Chiara Zanini a conclusione di un convegno nel quale si discuteva proprio di come sarebbe diversa l’esperienza del cinema (ma vale per tutte le industrie creative) se nessuno fosse tagliato fuori. Se le narrazioni si avvicinassero finalmente alla realtà.

Proprio sul tema delle narrazioni, qualche settimana fa, anche lo scrittore ed editore di origine eritrea Brhan Tesfay ha scritto una lettera appello #PERUNATELEVISIONEACOLORI, indirizzandola al Ministro e al direttore della Rai. Brhan si lamenta, a ragione, di non riuscire a guardare la televisione, il cinema e la pubblicità con il figlioletto Thomas di due anni. “Nella pubblicità non si vedono bambini neri se non per raccolta fondi per bambini africani che muoiono di fame, nei film e nelle fiction il nero, l’arabo, l’asiatico, l’europeo dell’est, il diversamente abile… incarna ruoli stereotipati (spacciatore, prostituta, clandestino, criminale, buttafuori, colf, badante, tribale, selvaggio, terrorista, patetico, il bisognoso), questa è la pappa tossica che viene offerta a mio figlio Thomas.”
La petizione chiede l’eliminazione di questa “pappa tossica” perché “essere nero, essere di un genere, appartenere ad un’etnia, essere diversamente abile, non possono essere continuamente rappresentati come una colpa, e non possono essere chiamati in causa solo per rappresentare stereotipi negativi”. Al tempo stesso lo scrittore chiede “coraggio e fantasia nel fare una legge con norme specifiche in grado di stimolare, verificare il rispetto di una narrazione pluralista e non stereotipata in tutte le fasi della produzione.” [ Link alla petizione completa ]

Tornando alla petizione #peruncinemadiverso gli autori contestano che nel disegno di legge sono contenute discriminazioni tra autori italiani e stranieri: un esempio su tutti è l’Articolo 5, il quale discrimina i registi che vivono da moltissimi anni in Italia ma che non hanno ancora ottenuto la cittadinanza, poiché definisce la cittadinanza Italiana del regista come criterio per definire un film “Italiano”. La legge analoga francese ha solo la residenza in Francia come criterio.

Il testo completo della petizione #peruncinemadiverso:

Siamo cittadine e cittadini italiani, di paesi UE o extra-UE, oppure apolidi, che vivendo e lavorando in Italia contribuiscono alla ricchezza di questo paese. Non ci riconosciamo nella narrazione dominante che l’Italia dà di sé stessa, semplicemente perché per la maggior parte del tempo siamo assenti o semplici comparse. Alcuni di noi lavorano o vorrebbero lavorare nelle industrie creative, ma le logiche del mercato e le leggi in vigore impediscono o limitano il diritto a pari opportunità, nonostante l’articolo 3 della Costituzione Italiana certifichi come compito della Repubblica la rimozione degli «ostacoli di ordine economico e sociale» che «impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Il disegno di legge n. 2287 “Disciplina del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo” proposto dal Ministro Dario Franceschini si prefigge di invertire il trend di una crisi strutturale che affligge da decenni il comparto delle industrie creative ma ignora una delle ragioni del gap che separa le nostre imprese da quelle di paesi nostri competitors sul mercato globale: la limitata attrattività delle nostre narrazioni sul mercato interno e internazionale è determinata infatti anche dalla mancanza di inclusività e pluralismo. Da anni negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia e in altri paesi non solo si moltiplicano le voci che chiedono di aumentare la presenza di soggetti espressione di diversità sullo schermo (on screen) e dietro le quinte (off screen), ma sono stati adottati anche protocolli che vincolano il settore pubblico a dotarsi di Diversity Departments o Managers. In Italia tale dibattito non ha mai preso piede a causa di un ritardo culturale sul quale vogliamo intervenire, convinti che l’adozione di un’agenda attenta al valore della diversità nella nuova legge in discussione potrebbe produrre ricadute salutari positive in tutto il settore delle industrie creative.

Formuliamo perciò alcune richieste rispetto al Ddl. Includa anzitutto, come criterio dirimente delle sue misure, il principio della diversità – inteso come apertura alle istanze simboliche e coinvolgimento proattivo di soggetti espressione di diversità in relazione a genere (donne), orientamento sessuale, età, origine, dis/abilità, credo, provenienza sociale, status giuridico. Per attuare tale principio proponiamo di includere nella legge in discussione tre emendamenti finalizzati, rispettivamente, a:

– declinare il concetto di pluralismo in modo da includervi le politiche della diversità (art. 3);
– equiparare il soggiorno di lungo periodo e la residenza abituale alla cittadinanza, ai fini della determinazione della nazionalità delle opere cinematografiche e audiovisive (artt. 5 e 13);
– stabilire che nella composizione del Consiglio superiore “Cinema e audiovisivo”, fatta salva la parità di genere, almeno un terzo dei membri sia espressione delle diverse identità.

Abbiamo bisogno di una narrazione più complessa ed efficace del nostro paese. Più inclusiva. Più rispondente alle articolazioni della società italiana. Più attraente per il pubblico interno e per quello internazionale.

Clicca qui per firmare la petizione #peruncinemadiverso

Link utili
Il testo del Ddl n. 2287, diramato in Consiglio dei ministri il 28 gennaio 2016, e i relativi documenti preparatori
L’iter del Ddl al Senato