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Perché gli arrivi dei migranti in Italia attraverso il Mediterraneo sono diminuiti

Ismael Monzón, Raúl Sánchez, Desalambre (El Diario) – 28 ottobre 2017

- Link all’articolo originale (ESP)

- Se da agosto ad ottobre dello scorso anno arrivarono in Italia circa 65.000 persone, nello stesso periodo del 2017 sono arrivati circa 16.000 migranti.
- L’aumento del controllo di frontiera libico seguito agli accordi con l’Italia ha fatto sì che i migranti restino più tempo bloccati in Libia, fattore che, secondo la ONG SOS Méditerranée, incrementerebbe le violenze.
- Gli ultimi picchi si devono al fatto che “i trafficanti devono far uscire chi aspetta da più tempo”, assicura Mattia Toaldo, dello European Council on Foreign Relations.

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Traduzione a cura di: Angela Ciavolella, Giovanni D’Ambrosio

A bordo della nave Aquarius , la coordinatrice di Ricerca e Soccorso, Madeleine Habib, assicura che i ricordi dei migranti soccorsi nel Mediterraneo rivelano resoconti di abusi sofferti in Libia persino più gravi che in precedenza. “La maggior parte degli ultimi casi sono stati sottoposti a trattamenti terribili”, afferma. Le consuete violazioni dei diritti umani nel paese nordafricano si stanno moltiplicando - dice - specialmente ora che i migranti sono costretti a rimanervi più tempo a causa del blocco che impedisce loro di raggiungere l’Europa allo stesso ritmo dei mesi scorsi.

Tramite un telefono satellitare, la responsabile dell’imbarcazione gestita da SOS Méditerranée in collaborazione con Medici Senza Frontiere insiste nel sottolineare come le condizioni delle persone soccorse nell’ultimo periodo siano “peggiorate”. “Le umiliazioni, i maltrattamenti, gli stupri nel caso si tratti di donne, si sono prolungati per diverso tempo – dato che sono rimasti bloccati lì – per cui la gran parte di loro ha bisogno di assistenza medica, assistenza che ovviamente non ricevono in Libia”. “Le stesse guardie carcerarie uccidono le persone e le gettano in delle fosse”, racconta un ragazzo camerunense poco dopo esser fuggito ed essere stato assistito dai volontari della ONG.

Nelle ultime settimane il flusso dei migranti è crollato a picco. Se da agosto fino a ottobre dello scorso anno sono arrivate in Italia intorno alle 65.000 persone, nello stesso periodo del 2017 sono state all’incirca 16.000. Il bilancio annuale, ad oggi, è diminuito di un 30%; 111.000 persone sono riuscite a sbarcare, e nello stesso periodo, di conseguenza, anche il numero delle vittime si è ridotto.

Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), dall’inizio dell’anno sono morti in mare 2.824 migranti. Durante tutto il 2016 sono morte 4.000 persone. Tuttavia, molti ricorderanno che la storia delle migrazioni verso l’Italia attraverso la rotta Mediterranea presenta costanti impennate e cali, come riportano i dati.

Fonte: Missing Migrants, IOM, aggiornato al 2 novembre 2017.
Fonte: Missing Migrants, IOM, aggiornato al 2 novembre 2017.

Il controllo di frontiera libico

In primo luogo, la riduzione si spiega per il passo avanti compiuto dalle autorità libiche nel controllo dei migranti e nella vigilanza del mare. All’inizio di agosto una nave italiana, che andava ad aggiungersi alle decine di altre motovedette donate dall’Italia, ha raggiunto le coste libiche per contribuire alla missione. La Guardia Costiera libica ha incrementato la propria presenza entro le prime miglia dalla costa – dove generalmente si verificano le operazioni di salvataggio – imponendovi, per la prima volta da molti mesi, un controllo ferreo.

Dopo l’ennesimo (vano) tentativo dell’Italia volto a far sì che gli altri paesi europei incrementassero il loro supporto nella gestione dell’accoglienza – Spagna e Francia hanno rifiutato di aprire i loro porti agli sbarchi –, le autorità italiane decisero che era giunto il momento di agire in modo unilaterale. Contemporaneamente al miglioramento delle relazioni con la Libia, il Ministro degli Interni, Marco Minniti – un ex-comunista con un passato nei servizi segreti del paese – si è fatto carico di muovere le poche leve ancora sensibili in quel paese.

Minniti ha incontrato i ‘sindaci’ del paese africano, rappresentanti di una decina di tribù, e successivamente li ha ricevuti a Roma. Dopo una serie di incontri con il Primo Ministro del Governo di Tripoli, Fayez al-Sarraj, l’Italia ha annunciato che avrebbe aumentato “il suo impegno nello sviluppo delle comunità locali” di quel paese.

I sospetti di accordi con le milizie

L’Agenzia statunitense AP ha rivelato che gli accordi in questione miravano in realtà a trattare con due potenti milizie libiche [1], affermazione subito smentita dal Ministero degli Esteri italiano. Ad ogni modo essi hanno segnato l’inizio della riduzione del traffico dei migranti, fattore per il quale addetti ai lavori come Mattia Toaldo, dello European Council on Foreign Relations, sono convinti dell’assoluta plausibilità di questa versione.

“Non c’è traccia del denaro che si sta mandando in Libia, ma a parte questo, la cosa più grave è che il Governo italiano sta offrendo l’immunità ai trafficanti”, osserva.

Di conseguenza, sempre secondo questa versione, i capi di queste milizie, in passato incaricati del traffico di esseri umani, sono ora quelli che impediscono alle persone di uscire dal paese e che, spesso, controllano gli stessi centri di detenzione libici.

Se nelle ultime settimane si è registrato un leggero aumento degli sbarchi si deve, secondo Toaldo, al fatto che “le mafie hanno fatto partire coloro i quali stavano aspettando da più tempo, per mostrare come stiano continuando a controllare la situazione, poiché non tutte le milizie hanno firmato l’accordo”.

Inoltre, recentemente ci sono stati forti scontri tra bande leali al Governo di Tripoli – riconosciuto dalla comunità internazionale –, fattore che spiegherebbe un maggiore lassismo nel controllo dei flussi e lo scoppio di una lotta di potere per entrare a far parte di questi affari.

“Stiamo parlando di giovani non oltre i 30 anni che sono a capo di organizzazioni mafiose. L’accordo che ha reso possibile la riduzione degli arrivi in Europa è molto precario, perché gli stessi interlocutori sono assolutamente inaffidabili”, afferma il politologo dello European Council on Foreign Relations.

“Il Governo libico di fatto non esiste”, aggiunge, e infatti nel quadro politico si è introdotto Khalifa Haftar, il generale che mantiene il controllo militare della parte est del paese. Affrontando il Governo di al-Sarraj - quello che Roma ha cercato di rafforzare in tutti i modi -, Haftar ha man mano guadagnato legittimità fino al punto di essere ricevuto in Italia, la quale per tutti i mesi precedenti aveva cercato di mantenerlo fuori dalla partita. Il suo contributo alla costruzione di un’unità politica del paese, utile a consentire un maggiore controllo del territorio, appare ogni giorno più inevitabile.

Gli attacchi contro le ONG

Una volta avviato il tentativo di convertire la Libia in una seconda Turchia, che potesse controllare i migranti sul suo territorio, l’ultimo tassello restavano le ONG. Il Governo italiano ha redatto un codice di condotta che, di fatto, allontana le organizzazioni dalla zona di soccorso e limita le loro operazioni di salvataggio.

Molte di esse non hanno firmato il documento, e alcune, come Medici Senza Frontiere o MOAS, hanno ritirato le loro imbarcazioni dal Mediterraneo. La nave della ONG Jugend Rettet è stata sequestrata dalle autorità italiane dopo esser stata accusata di “favorire l’immigrazione clandestina”. Anche altre imbarcazioni, come quella di Save the Children, sono finite sotto indagine.

La flessione registrata nel traffico dei migranti ha ridotto anche il lavoro delle ONG. Ma ciò non significa che, di tanto in tanto, non ci siano ancora delle allerte: il contenimento dei migranti in Libia, infatti, ha portato ad un incremento del flusso da Tunisi. Secondo le ultime cifre fornite dall’ OIM, nei primi nove mesi di quest’anno circa 2.700 persone hanno raggiunto l’Italia da quel paese. Più della metà, 1.400, lo hanno fatto in settembre.

Le Procure di diverse città siciliane hanno avviato indagini su ciò che hanno definito “gli sbarchi-fantasma”. Si tratta di vecchi pescherecci provenienti da Tunisi che riescono ad avvicinarsi alle coste italiane senza essere intercettati.

Non è un fenomeno nuovo, e neppure si può affermare che la Tunisia sia strutturata come la Libia, ma i magistrati sospettano che tra i migranti potrebbero esservi individui precedentemente espulsi dall’Italia o liberati dalle carceri tunisine, ove avrebbero potuto stringere dei contatti con persone accusate di terrorismo.

Note

[1] "Backed by Italy, Libya enlists militias to stop migrants", Maggie Michael, AP, Aug. 29, 2017.

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[ 5 novembre 2017 ]
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