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da Il Manifesto del 28 ottobre 2006

Permessi a pagamento, valzer delle date

Cinzia Gubbini

Gli immigrati dovranno rinnovare il permesso di soggiorno alle Poste a partire dal 6 novembre? La novità, stabilita da un protocollo firmato dal governo Berlusconi poco prima delle elezioni, sicuramente sarà varata a giorni. Ma riuscire a capire quando, è un’impresa. Dopo indiscrezioni che annunciavano l’avvio della sperimentazione per il 30 ottobre – cioè dopodomani – ora voci insistenti parlano invece dello slittamento di una settimana. Con un’altra variazione: per testare la procedura, gli sportelli postali non verrebbero attivati subito in tutta Italia, bensì soltanto in cinque Comuni (Ancona, Prato, Verbania, Frosinone e Brindisi), che l’Associazione nazionale dei Comuni – riunita ieri a Bastia umbra per la XXIII assemblea – indica come gli enti locali «sperimentatori».

Solo dopo un mese, a quanto si dice, tutti i 3 milioni di immigrati che vivono in Italia potrebbero iniziare a recarsi alle Poste invece che al commissariato per il rinnovo del permesso. E a pagare per ottenerlo, perché questa è il principale (e contestato) elemento che riguarda l’arrivo di Poste. All’assemblea dell’Anci ieri ha partecipato anche il sottosegretario all’interno Marcella Lucidi, che ha ribadito la volontà del governo di trasferire – quando sarà riformata la Bossi-Fini – la definitiva competenza dei permessi di soggiorno ai Comuni. Lucidi ha anche assicurato che la sperimentazione delle Poste sarà decisa coinvolgendo gli enti locali, ma non ha annunciato alcuna data certa.

Le rassicurazioni del sottosegretario, però, non hanno convinto il comune di Prato, che conta una popolazione straniera del 12% e ormai da anni è all’avanguardia nell’orientamento dei migranti per il disbrigo delle pratiche relative ai permessi. Anzi, l’assessore alla multiculturalità, Andrea Frattani, ha annunciato di voler uscire dalla sperimentazione dell’Anci, e ha dato indicazione agli uffici comunali di sospendere tutti i servizi a partire dal 30 ottobre. Quello che fa infuriare Frattani è «la decisione, sostenuta dall’Anci, di espropiare il comune delle proprie competenze. Ci viene detto che avremo a disposizione lo stesso software destinato ai Patronati per aiutare i migranti a compilare i moduli. Ciò significa – aggiunge – che il Comune diventa un presidio uguale ai Patronati, uno tra tanti. Mi si consenta di dire – continua – che il ruolo del Comune è ben diverso, noi abbiamo il compito di governare il territorio». Il fatto è che non è affatto detto che la sperimentazione inizierà il 6 novembre. Ogni data indicata, infatti, viene subito smentita dai soggetti interessati.

Il Viminale, ieri, negava con decisione le indiscrezioni sul 6 novembre: «Non c’è ancora alcuna data definitiva – fanno sapere – a metà settimana si terrà una riunione tecnica per definire le procedure». Insomma, sembra proprio impossibile capire quando i migranti dovranno cambiare l’«abitudine» di recarsi presso gli uffici di polizia e cominciare a ritirare gli appositi kit alle Poste. Sborsando 30 euro oltre alle marche da bollo. Si tratta di un cambiamento di un certo rilievo, che non manca di scatenare dissensi, sia a causa del costo, sia a causa della decisione di affidare una parte essenziale della procedura di rilascio di un documento a un ente «privatizzato». Le Poste, infatti, non si limteranno a distribuire i moduli, ma attraverso uno speciale sistema, elaborerann