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dal Corriere della Sera del 10 giugno 2004

Permessi per i clandestini Indagati cinque poliziotti di Grazia Maria Mottola

Centosessanta permessi di soggiorno in cambio di soldi, telefonini e anche feste private, animate da bellissime ragazze dell’Est. Appuntamenti a luci rosse in salette riservate, probabilmente all’interno di locali lontano da Bergamo. Uno dei modi per premiare i poliziotti in grado di semplificare le pratiche, anche in assenza dei requisiti di legge.

Un’organizzazione complessa, in azione dalla fine dello scorso anno, nelle mani di alcuni mediatori extracomunitari e un gruppo di poliziotti bergamaschi: tre dell’ufficio immigrazione e due funzionari di alto livello. Ora sono finiti tutti sotto inchiesta con le accuse di associazione per delinquere, corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A monte della vicenda c’è un’indagine interna della questura di Bergamo. «Circa un mese fa sono emerse circostanze che ci hanno portato a fare degli approfondimenti – precisa il questore Giuseppe Messa, a Bergamo da soli 10 mesi -. Poi, con molta serenità, abbiamo sottoposto il materiale raccolto alla magistratura. Siamo dispiaciuti per i colleghi coinvolti, ma sappiamo di aver lavorato nel rispetto del nostro ruolo». Intanto in questura si respira aria pesante. A finire nel mirino dei magistrati ci sono anche il vicequestore vicario, Tommaso Conti, e il comandate della polizia stradale, Fernando Briganti. Nomi insospettabili, ai quali si affiancano quelli del sovrintendente dell’ufficio stranieri Enzo Di Donato, e degli assistenti Giuseppe Santella e Domenico Genco. Loro rappresenterebbero solo un’ala dell’organizzazione capace di procurare permessi di soggiorno in assenza dei requisiti legali.

Gli altri protagonisti sono un marocchino residente in Italia da 14 anni, oggi agli arresti domiciliari, un italiano e una donna romena con il compito di reclutare ragazze per le feste premio.
A rivelare il traffico di permessi è stato proprio il marocchino. L’immigrato ha prima ammesso di aver aiutato gli stranieri procacciando loro false assunzioni di lavoro tramite imprenditori compiacenti. Poi è andato oltre: ha rivelato il coinvolgimento dei poliziotti, il loro ruolo, e il tipo di «ringraziamento». Elementi confermati anche da altri indagati. Il pm Enrico Pavone ha chiesto cinque ordini di custodia cautelare. Ma senza successo. «Sulla questione si pronuncerà il Tribunale della libertà di Brescia» ha spiegato il magistrato. Nel frattempo i poliziotti sono andati in congedo. Solo uno, Enzo Di Donato, è a casa con l’obbligo di dimora.