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da Brescia Oggi del 5 ottobre 2004

Permessi, vince il modello-Brescia di Mimmo Varone

I clandestini arrivano anche a Brescia. Ma non da Lampedusa. A un anno dalla sanatoria, le stime dell’Ufficio stranieri del Comune danno circa 23 mila irregolari, duemila dei quali in città. Ci sono, e si vedono poco. Non vengono più dall’Africa, bensì dall’Est europeo. E si confondono. Intanto i 105 mila regolari ottengono il rinnovo del permesso di soggiorno nel giro di una settimana al massimo. Devono fare qualche coda evitabile, ma il risultato è straordinario, e fa parlare di «modello Brescia».
Un modello che ha il suo punto di forza negli sportelli decentrati nei Comuni della provincia. Li ha voluti l’allora questore Paolo Scarpis e sono cresciuti fino a diventare 43. Ogni dieci giorni portano agli uffici di via San Polo circa mille domande di rinnovo, con la documentazione «filtrata» e residenze, contratti di lavoro e matrimoni già controllati. Ciò velocizza l’iter ed evita all’immigrato giornate di lavoro perse.

Dall’Ufficio stranieri del Comune, Giovanni Valenti dice però che «si potrebbe fare di più». In via San Polo potrebbero adottare, ad esempio, «la prenotazione on line (come hanno fatto Como e Asti), che elimina le file, razionalizza le prenotazioni e dà maggiore trasparenza».
In ogni caso, il «modello Brescia» funziona. Tutti i giorni arrivano in questura circa duecento immigrati con richieste di rinnovo. Ogni dieci giorni i 43 Comuni ne portano altre mille. «In tutto fanno cinquemila domande al mese», calcola Tiziana Cencioni, dirigente della polizia amministrativa, sociale e dell’immigrazione della Questura. Tuttavia i tempi del ritiro sono più lunghi.
Si procede in ordine alfabetico – spiega la dirigente -, con liste di cinquecento al giorno, sempre per evitare la perdita di giornate di lavoro: «Se tutti venissero a ritirare il permesso, il giorno successivo si passerebbe ad altri cinquecento». Ma ciò non accade. «In genere – dice Cencioni – si presenta la metà degli interessati, e bisogna aspettare i ritardatari, prima di passare a una lista nuova».

Così i giorni si moltiplicano. In ogni caso – aggiunge – «se è fermato dalle forze dell’ordine, l’immigrato può sempre esibire la ricevuta della domanda di rinnovo, e dal controllo si vede subito che il permesso è stato rinnovato e registrato».

In un anno, dunque, gli uffici di San Polo rinnovano circa 60 mila permessi, degli 80 mila rilasciati ai 105 mila regolari bresciani (la differenza è dovuta agli immigrati minori di 14 anni, iscritti sul permesso di soggiorno dei genitori). Grazie anche a venticinque lavoratori interinali inviati dal Ministero a dar man forte a San Polo. Resteranno fino a dicembre, ma poi non dovrebbero più esserci grossi problemi.

«Quest’anno – sottolinea Tiziana Cencioni – arrivavano a scadenza tutti e 23 mila i permessi della sanatoria 2003. Ma ora la grande maggioranza degli immigrati è assunta a tempo indeterminato e ha diritto al permesso valido due anni (un anno solo per i pochi a tempo determinato)».
Tutto dovrebbe filare liscio, «a meno che non si debba fare un’altra sanatoria», osserva Valenti. Al momento gli irregolari «certi» sarebbero dagli 8 ai 10 mila. Ma stime «realistiche» dell’Ufficio stranieri ne danno «circa 23 mila, più o meno quelli della sanatoria di un anno fa». Dal suo osservatorio, Valenti vede che i regolarizzati hanno trovato occupazioni migliori e «hanno lasciato vuoti ormai riempiti dagli irregolari arrivati dall’Est, «più tranquilli e meno visibili». Nel 2003, la Prefettura di Brescia ha firmato oltre 2.000 provvedimenti di espulsione, secondo il dato di Cencioni. Ma non sembra questa, la soluzione adatta a quelle stime.