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dal Resto del Carlino del 7 luglio 2008

Pesaro – “I rom? Alcuni sono grandi lavoratori Qui vivono anche i figli dell’Olocausto”

Il gruppo Everyone replica alla Lega

Pesaro, 7 luglio 2008 – “Dopo le proteste di alcuni cittadini di via Solferino, a Pesaro, il segretario provinciale della Lega Nord Roberto Zaffini ha diramato una nota riguardante la comunità Rom romena che vive da circa un anno nel capoluogo marchigiano. Il Gruppo EveryOne, associazione internazionale per la tutela dei Diritti Umani, di cui sono co-presidente, insieme a Matteo Pegoraro e Dario Picciau, è stato chiamato in causa dal segretario, che ci ha definiti “buoni samaritani”. Non ci sentiamo certo offesi dal paragone, che si collega alla parabola tratta dal Vangelo secondo Luca e propone all’umanità un modello cristiano di toleranza.

E’ tuttavia necessario fare chiarezza in merito alla realtà della Comunità Rom di Pesaro, per evitare il diffondersi di pregiudizi e disinformazione, che sono alla base, spesso, di pericolosi fenomeni sociali. In via Solferino si sono rifugiati alcuni mesi fa due nuclei familiari di Rom, provenienti in massima parte dalla regione di Costanza, in Romania. Il membro più anziano, Toma, fu perseguitato sotto il regime di Ceausesco e ottenne dodici anni fa asilo politico a Torino, dove svolse attività di muratore e netturbino. A Costanza, Toma era capomastro e dirigeva cantieri importanti, in cui lavoravano centinaia di operai edili. In Italia Toma si ammalò gravemente. Fu operato a causa di una grave cardiopatia e contemporaneamente insorsero nel suo organismo, minato da anni di povertà ed emarginazione, patologie ossee incurabili.

La moglie di lui, Mia Copalea, ha allevato numerosi figli e nipoti, poi un tumore maligno al seno l’ha colpita. E’ stata operata, ma una metastasi al cervello ha reso necessario un secondo intervento. Nonostante le sue gravi condizioni (si lamenta e trema di freddo anche in luglio, senza smettere mai), è stata sgomberata, con i suoi cari, da un insediamento nell’hinterland milanese, senza che le fosse offerta alcuna assistenza o situazione di alloggio, in violazione di tutte le carte che tutelano il malato, le minoranze e gli esseri umani in senso assoluto. I figli adulti e i nipoti di Toma e Mia sono in cerca di lavoro, seguiti dal Gruppo EveryOne e da Opera Nomadi.

L’intolleranza che attualmente serpeggia in città, più per colpa di disinformazione e istigazione all’odio razziale diffusi da politici irresponsabili che da razzismo vero e proprio, hanno finora consentito loro di svolgere lavoretti saltuari: soprattutto traslochi e carico/scarico merce. Il figlio 18enne, Ionit, è una promessa della musica Manele, modernizzazione del folclore Rom assai amata dagli “zingari” romeni. Terrà alcuni concerti in diverse città italiane, fra cui Milano, nell’ambito di meeting e festival antirazzisti, insieme al gruppo “Nico Grancea e i Manele Manele”. Anche Nico Grancea, musicista leader del gruppo, vive a Pesaro e fa parte di un altro nucleo familiare.

Nico e Ionit, nonostante la povertà e l’emarginazione, fanno volontariato a aiutano chi sta ancora peggio di loro. Fanno parte del primo gruppo familiare altri quattro adulti invalidi o sofferenti di gravi patologie, dovute ad anni trascorsi all’addiaccio, senza assistenza medica, nella denutrizione e in luoghi spesso malsani, in seguito a sgomberi o aggressioni. Vi sono anche donne incinte, cha a volte si recano presso l’Ospedale San Salvatore, sollevando proteste e denunce da parte di molti cittadini. Vi è da rilevare, inoltre, che diversi cittadini pesaresi che abitano in via Solferino si recano spesso nell’abitazione in cui vivono le due famiglie Rom, portando loro cibo, acqua, sigarette, dolci per i bambini e fermandosi spesso a chiacchierare amichevolmente con loro.

A Pesaro vive un terzo nucleo familiare Rom romeno. Due dei suoi componenti, Nico e la moglie di lui, che è al settimo mese di gravidanza, sono apparsi nella cronaca locale, lui per essere stato minacciato di morte a Fano, lei per essere stata aggredita e presa a calci a Rimini fuori da un bar, nell’indifferenza di decine di avventori e passanti. Il mio gruppo ha seguito attentamente sia gli aspetti sanitari relativi alla giovane donna, sia il supporto a Nico perché si fidasse delle autorità e comunicasse loro i dettagli dell’abuso subito, a differenza dei Rom in Italia che, temendo un atteggiamento discriminatorio, evitano in genere di denunciare violenze e minacce subite. Il Gruppo EveryOne, Opera Nomadi Marche e i rappresentanti della Comunità Rom di Pesaro saranno ricevuti nei prossimi giorni dalle autorità politiche cittadine, cui saranno presentati gli auspicabili percorsi di integrazione. Naturalmente, se nel frattempo qualche serio imprenditore pesarese si facesse avanti – non per provocazione, ma con reale spirito di accoglienza – e offrisse lavoro ai Rom adulti che vivono a Pesaro, i nostri gruppi forniranno referenze e informazioni utili. Abbiamo già realizzato progetti di integrazione legati ai Rom e chi ha offerto loro una chance è rimasto positivamente impressionato dalla laboriosità e dalla fedeltà che li caratterizzano.

Sarebbe importante, da parte del Comune, provvedere anche alle situazioni sanitarie tragiche di alcuni membri dei nuclei familiari e a mantenere l’unità delle famiglie, che nella cultura Rom, segnata da persecuzioni e stermini, è fondamentale per la serenità di adulti e minori. Per i più piccoli, sarà importante attuare un inserimento proficuo a scuola, tenendo conto delle peculiarità della tradizione del popolo Rom e della fragilità di bambini e ragazzi abituati ad essere trattati con spregio e violenza nel nostro Paese.

La Commissione dei diritti umani del Parlamento europeo segue con attenzione la vicenda dei nuclei familiari che vivono a Pesaro e alcuni dei loro componenti testimonieranno per l’Unione europea riguardo alla condizione del popolo Rom in Italia. E’ importante ricordare inoltre che diversi Rom della comunità di Pesaro sono figli dell’Olocausto (da 500mila a un milione di Rom furono sterminati dai nazisti), chi di seconda, chi di terza generazione. In particolare, i signori Grancea sono figli di uno degli “eroi ‘zingari’ di Auschwitz”, che il 16 maggio 1944 si opposero agli aguzzini di Hitler, che li stavano conducendo alle camere a gas.

Quattromila Rom combatterono contro la più potente e spietata macchina razzista di morte che l’umanità avesse mai concepito, brandendo pietre e spranghe di fortuna. Solo 1l 2 agosto sarebbero stati assassinati con lo Zyklon B, ma lasciarono sul campo numerosi cadaveri di SS e alcune centinaia di Rom – fra cui nonno Grancea – fuggirono, iniziando una lunga marcia di ritorno in Romania. A proposito dell’idea avanzata da Roberto Zaffini riguardo alla possibilità di ospitare i Rom di Pesaro nei nostri “giardini”, va scritto che purtroppo viviamo in case senza giardini. Siamo tuttavia disponibili a collaborare con le Istituzioni pesaresi – anche effettuando una colletta fra membri del nostro gruppo – per rilevare una cascina nei dintorni della città, in cui consentire alle famiglie di svolgere attività in cui eccellono: agricoltura biologica, allevamento, preparazione di cibi naturali. All’interno della cascina si potrebbe prevedere anche l’apertura di una Trattoria Rom, di una Sartoria Rom, di un laboratorio di Artigianato Rom e di altre attività che farebbero di Pesaro, ancora una volta, come nel passato, la Città dell’Accoglienza”.