Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Città Nuova on line del 20 maggio 2011

Piemonte – Albergatori, Chiesa e associazioni uniti per l’accoglienza

In Piemonte la cooperazione tra enti diversi si è trasformata in solidarietà concreta a favore di chi è in difficoltà

Sono oltre ottocento i profughi arrivati finora in Piemonte: gli ultimi cinquanta sono arrivati venerdì 20 e sono stati accolti nelle strutture alberghiere del territorio, con l’assistenza delle associazioni di volontariato e, in prima linea, la Croce rossa. Per accoglierli al meglio, si sono mobilitati in tanti. Oltre agli alloggi messi a disposizione dalla Chiesa e dalla Protezione civile, infatti, hanno aperto i propri hotel, soprattutto nelle zone montane, molti albergatori, dando una dimostrazione concreta di solidarietà.

GLi immigrati accolti in Piemonte, tuttavia, potrebbero arrivare superare il migliaio già nelle prossime settimane. La gestione locale di questo flusso migratorio è stato affidato alla Protezione Civile, ma è stata fondamentale la mobilitazione delle parrocchi della regione, che hanno risposto agli appelli dei vescovi, con il coordinamento delle Caritas diocesane e della Pastorale dei migranti. Gli immigrati sono stati accolti presso il Sermig di Torino di Ernesto Olivero, a Lemie nelle Valli di Lanzo, in una struttura messa a disposizione dalla Piccola casa della Divina Provvidenza torinese, a Forno di Coazze in val Sangone in una struttura della parrocchia, ad Asti in un centro della Caritas e a Racconigi nelle Ville Sacchetto gestite dalla Fondazione Agape dello Spirito Santo. Altri profughi sono accolti nel centro della Croce Rossa di Settimo Torinese, una struttura messa in piedi per l’emergenza con oltre trecento posti a disposizione.

Le risorse di accoglienza delle Chiese piemontesi sono state ripartite in due direzioni. La prima riguarda accoglienze di pronto intervento, quelle già messe in campo, caratterizzate dalla possibilità di accogliere gruppi medi di migranti provenienti dai centri di aggregazione del Sud Italia per alcuni mesi. Durante questo tempo gli operatori provvederanno a fare uno screening delle necessità delle persone, soprattutto dei richiedenti asilo, per definire un progetto di inserimento territoriale (lavoro, casa, autonomia personale) in luoghi diversi e meglio idonei, sparsi su tutto il territorio regionale. Nel cuneese si tratta dei posti messi a disposizione dalle varie diocesi: venti a Cuneo nella Casa San Giuseppe di corso Dante, otto a Mondovì, sette a Saluzzo, dodici ad Alba e altri posti nel saviglianese presso delle singole famiglie.

«L’esperienza pregressa della Pastorale dei migranti e di varie Caritas – spiegano Pierluigi Dovis e don Fredo Olivero di Caritas e Pastorale Migranti del Piemonte – ha suggerito di destinare le risorse adatte alla seconda accoglienza ad uso esclusivo dei percorsi di inserimento dei richiedenti asilo. Senza questo polmone, infatti, non può essere realisticamente affrontata la sfida dell’integrazione. Anzi, si rischierebbe di creare solo luoghi di parcheggio incapaci di dare futuro alle necessità dei migranti e serenità alla popolazione autoctona».

Il coordinamento operativo della progettualità di inserimento sarà centralizzato, affidato al tavolo regionale Non solo asilo, nato nel 2008 come tentativo di sostegno ai richiedenti asilo che non riescono ad entrare nei programmi nazionali loro dedicati. Il tavolo sarà l’unico autorizzato a proporre alle singole diocesi possibili inserimenti di migranti inseriti nel progetto. Entro la fine di maggio le varie disponibilità offerte anche da parrocchie e famiglie verranno vagliate e su di esse verrà formulata una proposta e saranno valutati tempi, modi, costi, impegni.

«La seconda accoglienza – spiega Cristina Molfetta di Non solo asilo – sarà sempre inserita in un progetto che prevede adeguato tutoraggio dei soggetti: non avverrà uno scarica barile. Sono situazioni che hanno bisogno di tempi medio-lunghi, da dieci mesi a due anni. Il cammino dell’accoglienza sarà unitario per tutte le diciassette Chiese della nostra regione, in stretto accordo tra Caritas e Pastorale dei Migranti. Un segno concreto di comunione che porterà una sola voce, un solo cuore, un solo modo di operare nel servizio».

Ma la Chiesa piemontese, che per prima ha risposto all’appello dell’accoglienza, ritiene necessario anche il coinvolgimento degli enti territoriali, Provincia e Comuni, così come il rinnovo del protocollo regionale sull’assistenza sanitaria ai migranti e l’avvio di un tavolo di confronto per disegnare insieme scenari e azioni da mettere in campo dal 1° gennaio del 2012, quando termineranno i fondi nazionali stanziati per la gestione della presente fase emergenziale.

Caritas diocesane e Pastorale migranti ritengono di poter rispondere con responsabilità, professionalità e senso di collaborazione alle necessità dei fratelli migranti e alle attese della gente del Piemonte che, certo, saprà dare alto esempio di amore e giustizia anche in questa situazione. L’invito, rivolto anzitutto alle comunità cristiane, è di accompagnare questo momento con una più intensa preghiera al Padre nel quale tutti siamo figli e fratelli, di promuovere l’approfondimento sulla questione in modo che non si giudichi superficialmente o per sentito dire, di sollecitare il farsi carico anche materialmente di tante persone che soffrono, di essere segno profetico dei beni futuri con scelte concrete nell’oggi della storia. Un modo moderno per rendere ragione alla parola scritta nel Libro dell’Esodo: Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra di Egitto.

di Tobia di Giacomo