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Pisa – Lettera di solidarietà per i profughi del centro d’accoglienza Prati di Caprara

Il 28 Febbraio il Governo ha chiuso definitivamente il progetto di accoglienza per i profughi fuggiti dalla guerra in Libia, denominato “Emergenza Nord Africa”. La conseguenza è stata l’allontanamento definitivo dai centri predisposti per fronteggiare l’emergenza di circa 20.000 persone.
Nel centro di accoglienza di via Pietrasantina a Pisa, gestito dalla Croce Rossa, sono stati spesi circa 600000 euro ma non è stato pensato nessun programma di inserimento lavorativo e abitativo: persone che in Libia lavoravano, studiavano o che avevano competenze professionali, sono state “parcheggiate” ad attendere l’esito di una domanda di asilo senza alcuna prospettiva di futuro.

Da due anni è stato allestito un campo con container fatiscenti, collocati ai lati di un fosso maleodorante, con servizi igienici inadeguati. Giovedì 28 febbraio la situazione è precipitata: da un lato, i richiedenti asilo e rifugiati si sono rifiutati di lasciare la struttura senza garanzie riguardo all’avviamento di un percorso professionale e sociale dignitoso che latita da due anni; dall’altro, è iniziato lo smantellamento del campo operato dallo stesso ente gestore, la Croce Rossa, i cui operatori sin dalle prima ore della mattina hanno portato via dalle camere dei ragazzi materassi, reti, tavoli, scrivanie e quant’altro.

Dopo un braccio di ferro con le istituzioni, durato più di una settimana e caratterizzato dal rischio di sgombero del centro d’accoglienza da parte delle forze dell’ordine, a seguito delle forti pressioni ricevute in merito alla mancata offerta di servizi già finanziati per l’assistenza e l’integrazione dei ragazzi e alla conseguente violazione di diritti, la Croce Rossa ha promesso di ritirare la denuncia di “occupazione abusiva” presentata lunedì 4 marzo. Tutto ciò costituirebbe, così, la nascita del primo ed al momento unico centro d’accoglienza autogestito d’Italia.

Il comune si è impegnato a coprire solo il costo delle varie utenze, mentre al momento ci troviamo senza letti, fornelli, tavoli ed altri mobili. Per cucinare dobbiamo recarci in una struttura a circa 1 km da qui, raccogliendo 2 euro a testa per ogni pranzo o cena.

Stiamo lavorando con le istituzioni nell’individuazione di tirocini formativi che permettano ai ragazzi di avere un minimo salario di sussistenza e abbiamo in progetto una serie di attività autofinanziate (scuola di italiano, orti, laboratori artistici, costituzione di una cooperativa sociale…) finalizzate alla creazione di un percorso di integrazione sociale e professionale dignitoso che dia la possibilità ai ragazzi di sfuggire alle reti di economia informale e di illegalità che, senza altra alternativa se non la strada, costituirebbero l’unica possibilità di sostentamento.

Siamo venuti a conoscenza della situazione che si sta vivendo a Bologna e sappiamo che è in corso una trattativa con l’amministrazione comunale. Teniamo ad esprimere tutta la nostra solidarietà ai ragazzi e alle associazioni coinvolte nella vicenda e auspichiamo che le istituzioni, prendendo esempio da quanto successo qui a Pisa, si prendano delle responsabilità concrete riguardo al futuro delle persone che da due anni soffrono una palese violazione di diritti umani. Salutandovi, rispondiamo a chi giustifica il non-interventismo e la priorità, in tempo di crisi, di dare aiuto alle sole famiglie italiane, con le seguenti parole di Don Lorenzo Milani:

“…reclamo il diritto di dividere il mondo
in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati ed oppressori dall’altro.
Gli uni sono la mia patria, gli altri
i miei stranieri…”

Centro Richiedenti Asilo e Rifugiati Autogestito di Pisa
Ex Colorificio Liberato / Progetto Rebeldia
Africa Insieme
Un Ponte per Pisa

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