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da Il Manifesto del 18 ottobre 2005

Pisanu a Lampedusa

Cinzia Gubbini

Roma – Alla fine ci è andato di persona: ieri mattina il ministro dell’interno Giuseppe Pisanu è salito su un aereo e si è diretto a Lampedusa. Obiettivo: visitare il centro di permanenza per immigrati della piccola isola siciliana, quello in cui il giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti ha vissuto per otto giorni facendosi passare per kurdo, raccontandone le condizioni di vita inaccettabili e i soprusi che vi si compiono. Il ministro non era solo, con lui c’erano anche i sottosegretari D’Ali e D’Alia, il capo del Dipartimento per le libertà civili del Viminale Anna Maria D’Ascenzo, il Direttore centrale dell’immigrazione Alessandro Pansa, nonché il prefetto di Agrigento Bruno Pezzuto. Pansa e Pezzuto sono le due persone che il ministro dell’interno, subito dopo le polemiche scatenate dal reportage dell’Espresso, aveva incaricato di ispezionare il cpt. Ma la situazione intorno al centro siciliano è infuocata, gli screzi non mancano anche all’interno del Viminale. Che Pisanu verifichi con i propri occhi. E così è andata. Prima di raggiungere la prefettura di Locri dove si è svolto nel pomeriggio un vertice sull’uccisione di Francesco Fortugno, il ministro ha varcato le porte del cpt, ha controllato cucine, stanze, bagni (che avrà notato essere senza porte), ha parlato con i volontari della Misericordia, si è intrattenuto con le forze dell’ordine, e ha anche scambiato qualche parola con i detenuti, che erano 300. Era la prima volta che Pisanu visitava il centro più contestato d’Italia. Ma chi si aspettava una qualche dichiarazione è rimasto deluso. Non una parola.

Per sapere ciò che il ministro ha detto bisogna affidarsi alle parole del sindaco dell’isola, Bruno Siragusa, il quale si è detto «cautamente ottimista», ha spiegato che il ministro ha compiuto un «miniblitz» dopo l’ora di pranzo «per verificare le condizioni anche aldilà delle visite ufficiali», e ha annunciato che Pisanu convocherà una Conferenza di servizio a Roma per approfondire alcuni argomenti. Per Siragusa il principale è il trasporto degli immigrati dall’isola verso la Sicilia: il ministro gli ha assicurato che non verranno più caricati sui traghetti «sui quali viaggiano anche i turisti e i cittadini». Per andare al succo del problema Siragusa ha spiegato di aver ricevuto assicurazioni circa «l’accelerazione delle pratiche burocratiche» per la costruzione del nuovo cpt nella caserma dell’isola, molto più grande di quello attuale «che certamente è inadeguato».

Per quanto riguarda La Misericordia, l’associazione che gestisce il centro, il ministro ha ringraziato gli operatori che ha trovato al lavoro. Domenico Di Minica, responsabile della Misericordia, coglie l’occasione per spiegare: «Il problema di questo posto è la struttura: troppo piccola, ce ne vuole una adeguata ai numeri che tutti conosciamo». Rispetto all’inchiesta di Gatti, Di Minica si limita a dire di aver «notato alcune contraddizioni», ma spiega di «aspettare che la magistratura faccia il suo corso». La Misericordia – spiega ancora Di Minica – ha sospeso, per precauzione, il dipendente dell’associazione ritratto da Gatti ad abbaiare contro i musulmani riuniti in preghiera.

Resta da capire perché il ministro abbia scelto di non parlare. Certo, ci sono un’indagine amministrativa e una giudiziaria in corso. Ma il suo silenzio è eloquente. Evidentemente il pressing internazionale – molto più duro che a casa nostra – ha un suo peso. Il commissario Frattini ha sostanzialmente scaricato l’omologo italiano, il parlamento europeo ha i fari puntati sugli abusi di Lampedusa. Il reportage di Fabrizio Gatti ha riscosso un grande interesse (verrà pubblicato integralmente su The Indipendent). Senza contare l’inchiesta in corso da parte della Corte di Strasburgo. Pisanu sa che qualsiasi cosa dica in questo momento potrebbe essere usata contro di lui. E quindi, da politico navigato, tace.