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da Il Manifesto dell'8 giugno 2004

Pisanu: permessi ai comuni di Cinzia Gubbini

Inaugurando un commissariato a Milano, il ministro dell’interno Pisanu ieri ha detto: «Per quanto riguarda il rinnovo dei permessi di soggiorno è sufficiente che l’interessato faccia domanda e la ricevuta è già un’attestazione della regolarità della sua posizione». Il ministro ha anche assicurato che «piano piano» le competenze sui permessi di soggiorno passeranno ai comuni, adottando una buona pratica già sperimentata in città come Ravenna e Brescia. Intanto il fatto che chi attende il rinnovo può essere considerato regolare è un bel passo avanti.

Le questure, infatti, sono in mostruoso ritardo e molti stranieri sono «sequestrati» in Italia: non possono espatriare con il solo cedolino che attesta la richiesta di rinnovo. Inoltre, è difficile cambiare lavoro, alcuni padroni addirittura li sospendono, e in città come Milano la tessera sanitaria e il diritto di iscrivere i figli a scuola vale solo per sei mesi. Mentre ormai l’attesa sfiora, se non supera, anche un anno di tempo.

Una domanda sorge spontanea: se il ministro dice che chi attende il rinnovo deve essere considerato regolare, allora perché non può espatriare, e perché questo «particolare» non viene chiarito una volta per tutte? «Ora il ministro si impegni affinché sia scritto nero su bianco nel regolamento, e intanto emani una circolare», chiede il responsabile dell’immigrazione della Cgil, Piero Soldini. Proprio a Milano, venerdì scorso, la Commissione immigrazione del Comune aveva chiesto di prorogare per un anno i permessi di soggiorno in scadenza per alleggerire il lavoro delle questure. Ispiratore della proprosta – non ufficiale – il presidente della Commissione, Livio Caputo (Fi). Pisanu, però, ha detto no alle proroghe. «Passare le competenze ai comuni potrebbero migliorare la situazione – dice Caputo – ma ci vorranno mesi, mentre l’ingorgo c’è adesso».