L’ esternalizzazione dei controlli di frontiera, la chiusura di tutte
le vie di accesso per i potenziali richiedenti asilo e le retate della
polizia nei paesi di transito come la Libia e la Grecia ai danni dei
migranti irregolari, spesso donne e minori,stanno aggravando gli
effetti devastanti delle politiche proibizioniste adottate da tutti i
paesi europei nei confronti dei migranti in fuga dalle guerre, dai
conflitti interni e dalla devastazione economica ed ambientale dei loro
paesi.
Proseguono i respingimenti congiunti nelle acque del Canale di
Sicilia, anche con la collaborazione delle unità Frontex con le
autorità libiche, malgrado il ministro degli interni tedesco Schauble
continui a smentire che le unità tedesche (due elicotteri) impegnate
nell’operazione abbiano contribuito ad effettuare i respingimenti. E
proseguono i respingimenti collettivi, vietati dal Protocollo n.4
allegato alla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, verso paesi
che praticano ai danni dei migranti “trattamenti inumani e degradanti”
vietati dalla stessa Convenzione. La Libia non ha sottoscritto la
Convenzione di Ginevra sui rifugiati, e respinge con i fondi europei
numerosi migranti verso paesi governati da dittature che, dopo i
rimpatri, praticano torture ed arresti arbitrari.
Se la Libia non
aderisce alla Convenzione di Ginevra, la Grecia non consente alcuna
applicazione della stessa convenzione che pure ha sottoscritto da anni,
e sta effettuando in questi giorni vere e proprie deportazioni verso la
Turchia e quindi verso l’Afghanistan, malgrado ancora ieri il
rappresentante dell UNHCR in Grecia abbia denunciato le “pratiche
informali” con le quali questo paese arresta e deporta i migranti,
molti dei quali minori, ai quali si nega qualsiasi accesso alla
procedura di asilo e si offre come unica soluzione l’internamento e
l’espulsione in Turchia e quindin in Irak o in Afghanistan.
Malgrado il
recentissimo richiamo della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che ha
ingiunto alla Grecia di NON espellere verso altri paesi alcuni migranti
afghani che si trovavano a Patrasso, continuano dunque le deportazioni
arbitrarie da parte di un paese che sarebbe tenuto a rispettare, oltre
alle Convenzioni ONU (compresa quella sui diritti dei minori), le
Direttive comunitarie in materia di asilo e di protezione
internazionale.
Quanto sta avvenendo in queste ore in Grecia ed in
Libia aumenta le responsabilità già gravissime del governo italiano
nelle pratiche informali di respingimento “informale” dai porti
dell’Adriatico (Venezia, Ancona, Bari) verso Patrasso e Igoumenitsa e
scopre tutte le ipocrisie di chi afferma di riconoscere i diritti dei
rifugiati e poi rimane immobile ad assistere allo scempio del diritto
di asilo, e dei corpi che potrebbero invocarne l’applicazione, di
persone che avrebbero titolo ad ottenere protezione ma sono arrestate,
respinte o espulse.
Le respionsabilità di questo imbarbarimento delle
regole dei controlli di frontiera sono molteplici e vengono da lontano,
a partire dalle scelte proibizioniste dei paesi che negano qualsiasi
possibilità di accesso legale, dalla creazione dell’agenzia per il
controllo delle frontiere esterne europee FRONTEX, dalla incapacità
dell’Europa di darsi una politica dell’asilo, limitandosi a legittimare
la cd. “cooperazione operativa” tra i vari paesi, una cooperazione
operativa che copre gli abusi della polizia di frontiera e rende
impossibile persino fare valere i diritti di difesa.
Occorre aumentare
gli sforzi di denuncia alle corti internazionali e, quando possibile ai
giudici interni, delle gravissime violazioni dei diritti fondamentali
delle persone, violazioni quotidiane che stanno dietro la pratica dei
respingimenti informali. Ed è sempre più necessario creare canali di
comunicazione diretta e reti di solidarietà per fornire ascolto ed
assistenza, per restituire una identità, per garantire il rispetto
della dignità e dei diritti della persona, a tutti i migranti che sono
allontanati dalle frontiere europee o che vengono bloccati nei paesi di
transito.