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Tratto dal sito di Diario.it

Pordenone – Immigrato, riparti dal via di Assunta Sarlo

Accade in quel laborioso Nordest che – lo dicono le associazioni degli imprenditori – degli immigrati ha bisogno come il pane. Almeno di giorno. Tre di loro si sono visti ritirare, seppur temporaneamente, per mano della questura di Pordenone la carta di soggiorno, ovvero quel documento che si ottiene con non poca fatica dopo almeno 5 anni di presenza regolare in Italia (con la legge Bossi-Fini che tutto peggiora sono diventati sei) e il cui principale intento è mettere una parola fine all’altalena dei rinnovi dei permessi di soggiorno. Come se lo Stato dicesse: sei arrivato in Italia anni fa, hai avuto un comportamento corretto nei confronti del Paese che ti ospita, hai dimostrato di saperti mantenere e di saperti integrare… ebbene a questo punto ti riconosciamo maggiori diritti, a cominciare da un documento che non è a termine e che è revocaabile solo in caso accada qualcosa di veramente grave, ovvero tu sia condannato per i reati previsti dagli articoli 380 e 381 del codice di proceduraa penale. Pensate: tra le maggiori possibilità previste per lo straniero dall’ottenimento della carta di soggiorno, c’è quello che finora in Italia è rimasto un miraggio, ovvero il diritto di voto locale.

Ai tempi della Bossi Fini però tutto può essere interpretato, ristretto, rivalutato alla luce dell’idea retriva che ispira il nuovo corso che fa dipendere dal lavoro la possibilità per lo straniero di restare in Italia. Non dovrebbe valere per la carta di soggiorno, per la quale è richiesta la sola dimostrazione di avere di che mantenersi, ma basta un eccesso di zelo, un filo di discrezionalità ed ecco scattare la retrocessione: hai perso il lavoro, perdi la carta di soggiorno. I tre hanno dovuto consegnarla e in cambio, hanno ora un permesso temporaneo per la ricerca di lavoro Finirà, probabilmente, che la riotterranno quando il laborioso Nordest, si spera assai in frettaa, avrà bisogno nuovamente del loro lavoro. Resta il danno, resta il messaggio. Come se qualcuno gli avesse detto: ti avevamo assicurato che dopo qualche anno avresti conquistato stabilità, maggiori diritti, il riconoscimento della tua integrazione. Era un’altra storia, un altro governo, ora riparti dal via.