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Porto di Venezia. I dati della Prefettura confermano i respingimenti illegali verso la Grecia

rubrica a cura di Riccardo Bottazzo

Strano luogo, il porto di Venezia. Ci vanno e vengono impunemente le Grandi Navi ma i diritti fondamentali dell’uomo continuano ad essere tenuti fuori della cancellata. I dati forniti dalla Prefettura confermano che anche lo scorso anno perlomeno metà dei profughi che vi sbarcano dalla Grecia, dopo una terrificante traversata stipati sino ad asfissiarsi nei cassoni dei tir, vengono rispediti a Patrasso dalla nostra polizia di frontiera con la pratica del tutto illegale dell’ “affido al comandante”. Un pratica, dicevamo, del tutto illegale in quanto il decreto legislativo 25 del 2008 ha abrogato l’articolo della legge Martelli che consentiva alla polizia di decidere se una richiesta d’asilo fosse manifestamente infondata. In virtù di tale decreto che recepisce una normativa Cee, le autorità di frontiera sono obbligate a trasmettere immediatamente qualsiasi domanda di asilo al competente ente territoriale. Cosa che, nel 50 per cento dei casi, a Venezia non avviene. Il nostro porto continua quindi ad essere una frontiera di illegalità dove i diritti umani vengono concessi o negati a seconda degli umori del momento.
I dati che l’Osservatorio contro le discriminazioni di Venezia – che ricordiamolo, è un ufficio ministeriale che fa capo all’Unar – è riuscito, dopo non breve attesa, a farsi consegnare dalla Prefettura confermano quanto abbiamo scritto.
Nel periodo che spazia tra il gennaio ed il dicembre del 2012, al porto sono stati fermati 283 migranti. Di questi, 238 sono stati respinti verso la Grecia con “affido al comandante” e senza quindi che abbiamo potuto parlare con un interprete e con gli operatori preposti. Come abbiano fatto i poliziotti di frontiera, la cui familiarità col farsi e con le altre lingue orientali è tutta da dimostrare, a capire che la loro richiesta di asilo sia manifestamente infondata, è un mistero tutto da risolvere. Dei restanti 45, si legge nel documento inviato dalla Prefettura, 31 sono stati affidati ai servizi sociali del Comune in quanto minori non accompagnati e 14 sono stati ammessi in quanto richiedenti protezione internazionale.
Se consideriamo che la cooperativa Coges che gestisce l’accoglienza dichiara di aver incontrato 137 persone, se ne deduce che ben 146 richiedenti asilo (il 48 per cento) sono stati reimbarcati per la Grecia dopo aver incontrato soltanto la polizia di frontiera. E quindi, come si legge nella nota diffusa dall’Osservatorio: “senza avere avuto modo di esporre la propria situazione personale a operatori competenti preposti a tutela del diritto d’asilo”.
E’ appena il caso di ricordare che il destino di questi migranti imbarcati di brutto con la pratica dell’ “affido al comandante” è quello di venire rinchiusi in veri e propri lager e sottoposti, come ha dichiarato una sentenza della Corte Europea a torture e umiliazioni, sino al rimpatrio forzato in quel Paese da dove erano stati costretti a fuggire.
Va sottolineato che la percentuale dei respingimenti illegali per l’anno 2012 è pressoché la stessa che si ricava dai dati della Prefettura per i mesi che vanno dal gennaio 2010 all’ottobre 2011 (per i mesi di novembre e dicembre 2011 non sono state fornice cifre, nonostante le ripetute richieste dell’Osservatorio). In questo periodo infatti sono sbarcati mille e 46 migranti e ne sono stati respinti 574, che ci dà la percentuale del 55 per cento.
“Dall’analisi incrociata dei dati forniti – si legge nella nota dell’Osservatorio Antidiscriminazioni veneziano – emerge pertanto in maniera inequivocabile una violazione del diritto a richiedere protezione internazionale avvalendosi di operatori umanitari competenti. Si tratta di uno dei diritti fondamentali della persona umana, sancito da precise normative e riaffermato da recenti sentenze e raccomandazioni rivolte all’Italia”.
Come dire che il porto di Venezia continua a rimanere una “zona franca” dove qualcuno continua a fare quello che gli pare, infischiandosene delle leggi e dei diritti.
Con i migranti, così come con le Grandi Navi.

Riccardo Bottazzo

Sono un giornalista professionista.
La mia formazione scientifica mi ha portato a occuparmi di ambiente e, da qui, a questioni sociali che alle devastazioni dei territori sono intrinsecamente legate. Ho pubblicato una decina di libri tra i quali “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente, sulle micronazioni dei mari, e “Disarmati”, edito da Altreconomia, che racconta le vice de dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate. Attualmente collaboro a varie testate cartacee e online come Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews e altro.
Per Melting Pot curo la  rubrica Voci dal Sud.