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“Pratiche salutari”: i medici contro il reato di immigrazione clandestina

Qui non verrai denunciato: anche se non hai documenti mi prenderò cura di te

L’affermazione di una disobbedienza più che mai civile, la proposta di un altro modello di società possibile, nata dall’opposizione ad una legge che di fatto impedisce, tra le altre cose, persino l’esercizio del diritto fondamentale alla salute.
Così potremmo definire l’iniziativa dell’associazione Libero laboratorio, che ha immediatamente trovato l’appoggio di Medicina democratica e dell’Isde.
Un appello semplice, che si trova all’indirizzo internet www.clandestinodoc.org, dove vengono esposte, senza ideologia e retorica, le ragioni per le quali la legge 15 luglio del 2009 n. 94, che fa parte del famigerato “Pacchetto Sicurezza”, è senza mezzi termini illegittima.
L’introduzione del reato di clandestinità, infatti, produce conseguenze irrazionali e ingiustificabili, tra le quali una delle più evidenti è proprio scoraggiare, neanche troppo implicitamente, le persone prive di un regolare permesso di soggiorno a recarsi, se malate, presso le strutture ospedaliere del territorio per farsi curare. Non ci dovrebbe volere un esagerato sforzo intellettuale per comprendere, anche da un punto di vista prettamente egoistico, cosa ciò possa significare per la salute di tutti.
La sopraccitata legge obbliga i pubblici funzionari alla denuncia, istiga chiunque alla delazione, terrorizza e tende a rendere ancora più inermi le persone irregolarmente presenti in Italia, equiparando il fatto di non possedere un documento valido alla commissione di un crimine di rilevanza penale.
Un passo da gigante verso il baratro dell’inciviltà e dell’imbarbarimento di una società in crisi, che trova nei politici che la governano solo irresponsabili tentativi di nascondere la loro mancanza di risposte concrete a problemi concreti dietro la creazione di categorie sempre più vaste di “nemici” e “pericoli pubblici”, da strumentalizzare per indebolire le libertà di tutti, per giustificare l’abbattimento delle garanzie lavorative di migranti e autoctoni, per modificare i volti di città ormai ridotte a zone da presidiare, in cui uccidere la socialità, la mescolanza, la vita.
Questa autodenuncia e messa a disposizione di tanti operatori della salute rappresenta una difesa dell’uguaglianza e dei valori giuridici della Costituzione italiana costruita “dal basso”, esponendosi in prima persona, vincendo la paura, alimentata quotidianamente dai media e dalle retoriche politiche, diventata come non mai strumento di governance e dispositivo di potere nelle mani di chi non ha valori positivi da opporre a questo momento di oggettiva difficoltà.
Speriamo che tantissimi medici, infermieri e personale ospedaliero aderiscano a questa lettera, ne colgano la profondità e il valore.
Speriamo che tante persone senza documenti possano riacquistare, a partire da gesti come questo, un po’ di fiducia nella gente di questo paese, sentirsi un po’ meno sole e discriminate, proprio nei territori di quell’Europa che dice di fondare la propria identità sul rispetto dei diritti fondamentali e universali e sulla pace.
Speriamo che tanti altri soggetti, per esempio i presidi e gli insegnanti delle scuole, possano prendere questa esperienza come modello e sviluppare un progetto simile, creando una rete variegata e coordinata di percorsi di civiltà contro la barbarie.
“Io sono qui per prendermi cura di te”, si legge in questo appello, e immediatamente sotto si può cliccare sulla “Mappa clandestina” per trovare un medico vicino che “non obbedisce a una legge razzista” e che, restituendo una parte della libertà sottratta a qualcun altro, certamente, al contempo si sta riappropriando con coraggio della propria.