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Prime considerazioni sull’annunciata regolarizzazione

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La notizia è nota: il ministro Ferrero ha proposto una soluzione positiva per tutte le persone che hanno presentato domanda con il famoso decreto flussi, trovando una definizione per l’autorizzazione al lavoro, previa verifica della disponibilità reale di un posto di lavoro. Dichiarazioni che hanno già dato luogo a tutta una serie di dichiarazioni. Se da un lato le posizioni dell’opposizione sono chiare rispetto a questa proposta, non lo sono invece quello del centro sinistra. Soprattutto non sono chiari i contorni di questa proposta.
Ma di cosa si sta parlando? Di una vera e propria sanatoria o di un semplice allargamento delle quote previste originariamente dal decreto flussi (170mila posti a fronte di 480mila domande presentate)? Non c’è nulla di concreto e di operativo, quindi, per evitare che si possano verificare disguidi ed equivoci, è bene gli interessati sappiano che non c’è nulla da chiedere presso nessun ufficio e in particolare presso la questura.
In passato in occasione di notizie non ancora confermate di regolarizzazione o di prossima emanazione del decreto flussi, il meccanismo del passaparola fra gli immigrati ha fatto si che si diffondesse la notizia che c’era una sanatoria in corso, cosicché si è verificato che in molti si sono recati in questura e che nei loro confronti è stato emanato un decreto di espulsione. Per evitare provvedimenti di questo genere è opportuno sottolineare che si tratta, al momento, solo di affermazioni di un esponente del Governo – peraltro non uno degli esponenti più forti e rappresentativi – che non rispecchiano necessariamente il punto di vista di tutta la compagine governativa.
Ci si deve quindi limitare ad una considerazione circa l’utilità che si parli di questo argomento, indipendentemente dagli esiti possibili, poiché ora c’è la possibilità che si apra un dibattito e vi sia un confronto per stabilire se ci vi siano le condizioni e la volontà politica di addivenire ad una sanatoria.
In termini “statistici” potremmo dire che i tempi sono maturi. Di sanatoria si sta parlando anche negli Stati Uniti; tutti i paesi europei ricorrono sistematicamente a regolarizzazioni sempre più frequenti e numerose. La realtà italiana è in linea, da questo punto di vista, con tutti gli altri paesi europei.
Proviamo a fare alcune considerazioni. Se si trattasse semplicemente di allargare le quote, non è detto che questa sia una soluzione, soprattutto dal punto di vista pratico. La procedura della lavorazione delle domande è ancora in alto mare, anzi una nota del ministero del Lavoro lo conferma. Presso gli uffici periferici e UTG sono iniziati ad arrivare gli elenchi di pratiche trattate o digitalizzate ma, questi elenchi, non sono completi e la nota del Ministero del Lavoro precisa che essi sono provvisori e non devono essere tenuti in considerazione al fine del rilascio del nulla osta all’ingresso in Italia poiché si dovrà completare la procedura di scansione da parte del servizio postale e, successivamente, da parte del Centro Elaborazione Dati della Polizia di Stato di Napoli. Solo in seguito a queste operazioni potranno essere stilate le graduatorie definitive in base alle quali potranno poi essere rilasciati i nulla osta dagli Uffici Territoriali del Governo.
Quindi i tempi sono ancora molto lunghi.

Si può ipotizzare che l’esame delle domande di autorizzazione all’ingresso, presentate in seguito all’ultimo decreto flussi, non consenta il rilascio di autorizzazioni al lavoro a tempo indeterminato e determinato prima di ottobre. Già con cifre intorno ai 170 mila posti i tempi burocratici non corrispondono con quelli imposti dal tipo di mercato del lavoro stagionale.
Ora, se questa procedura in corso dovesse riguardare i circa 480 mila posti complessivi, sarebbe completamente inadeguata alle richieste dei datori di lavoro. Dovremmo immaginare che, se ogni passaggio si svolgesse senza complicazioni, le autorizzazioni arriverebbero entro il 2007, per richieste di lavoro fatte in base alle richieste del mercato del 2006.
Tempi di attesa così lunghi sottopongono ad incertezza e mettono a rischio il rapporto di lavoro instaurato al momento della presentazione della domanda. Inoltre, i richiedenti sono sottoposti allo sfruttamento di tutte le agenzie che traggono profitto dall’immigrazione clandestina e un allargamento delle quote provocherebbe un fenomeno di ancor più vaste proporzioni.
Tutto si incentra intorno al fatto – che certamente non è più segreto per nessuno – per cui si tratta di persone che ufficialmente non dovrebbero essere in Italia e che, in caso di rilascio di nulla osta per l’ingresso in Italia, dovrebbero uscire clandestinamente per ritornare al proprio paese, sottoponendosi al rischio di taglieggiamenti da parte di organizzazioni criminali, prima per poter attraversare le frontiere senza che rimanga traccia. e poi per ottenere documenti dalle autorità locali. Applicare questa procedura burocratica su così ampia scala sarebbe quindi controproducente.
E’ auspicabile piuttosto una sanatoria che consenta a chi è già qui di passare direttamente da una condizione di soggiorno irregolare a una regolare senza lasciare il territorio italiano, non come avviene invece con la procedura dei flussi che costringe a rimanere nel paese di origine ad attendere l’autorizzazione, rimanendo per mesi senza stipendio e mettendo a rischio il rapporto di lavoro.
Anche dal punto di visto economico questa possibilità ha dei notevoli vantaggi.
La scelta da parte del Governo di sanare la posizione di persone che già presenti in Italia, favorendo l’avvio al lavoro in condizione regolare, porterebbe da subito un gettito fiscale e contributivo elevato nelle casse dello stato e incrementerebbe inoltre i dati statistici del mercato del lavoro.

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