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Profughi ed accoglienza a Vittorio Veneto

Tra disagio, provocazioni e strategie assenti

Da molti mesi ormai oltre cento profughi sono “ospitati” a Vittorio Veneto presso la struttura del Ceis, una situazione assolutamente inadeguata che continua a creare problemi e contraddizioni.

La società trevigiana si è accorta di loro solo quando, a febbraio del 2015, quei ragazzi hanno attuato una clamorosa protesta per denunciare le pessime condizioni di vita in cui si trovavano. Hanno protestato solo per chiedere 2 cose:
DOCUMENTI che permettano loro di lavorare, di essere autonomi e non essere più a carico di nessuno, esasperati dalla lentezza delle pratiche burocratiche, lentezza che fa comodo solo a chi li “ospita”;
DIGNITA’ nell’accoglienza poiché in quella struttura non si rispetta alcuno standard abitativo, senza operatori con un minimo di formazione, senza alcuna assistenza legale, mentre CHI GESTISCE LE STRUTTURE (attenzione! Non i profughi) SI INTASCA oltre 30 euro al giorno a persona.

Adesso c’è in corso un’inchiesta da parte della Procura che accerterà le responsabilità e, proprio grazie a quella protesta, la Prefettura ha iniziato a monitorare con maggiore attenzione e qualcosa è cambiato in meglio.

Però ieri la Prefettura ha voluto vendicarsi per quella proteste, emettendo 4 provvedimenti di espulsione dall’accoglienza. I 4 ragazzi espulsi non hanno fatto nulla di particolare, sono stati identificati molte ore dopo la protesta. Sembra un provvedimento dalla simbologia maoista: punirne 4 per educarne 100!

Tali provvedimenti, emessi in febbraio, sono stati sospesi per 4 mesi poiché la procura doveva sentire i ragazzi come testimoni a carico nell’inchiesta contro il Ceis e la Coop. Integra.

In questi 4 mesi ci sono state manifestazioni, iniziative, assemblee e conferenze pacifiche, civili e molto partecipate, senza che si ripetesse nessun altro problema. Eppure la Prefettura ha voluto confermare i provvedimenti e, ieri mattina, ha mandato i Carabinieri al Centro d’Accoglienza, scatenando le prevedibili reazioni.

Va detto che solo una persona ha reagito buttando un bancale sulla strada, comportamento disapprovato da tutti gli altri. In ogni caso il problema è durato pochissimi minuti, prima delle 9.00 la situazione era perfettamente tranquilla. Abbiamo immediatamente depositato in Prefettura una richiesta di revoca del provvedimento (vedi allegato) che speriamo venga accolta.

A questo punto ci chiediamo: chi ha interesse a soffiare sul fuoco ed aumentare la tensione?

Riteniamo sia un errore imperdonabile aumentare la tensione, fingere di non vedere il disagio sociale, abitativo ed anche psicologico dei ragazzi, che provengono da una storia dolorosissima e sono abbandonati a sé stessi.
Riteniamo che non sia più possibile procedere in questo modo, giorno per giorno, con continue accelerazioni e tensioni.

E’ necessario dotarsi di una strategia che punti a risolvere davvero i problemi in cui ci siano alcuni punti fermi:
1 – Individuare almeno 4 nuove strutture per dislocare gli ospiti del Ceis, chiudere la struttura di Vittorio Veneto e togliere i finanziamenti agli organismi sotto inchiesta;

2 – Stabilire che non ci possono essere strutture di accoglienza con più di 30 persone, perché altrimenti si crea solo disagio per gli ospiti e per chi vive nei dintorni;

3 – Ritiro dei provvedimenti di revoca dell’ospitalità e ristabilimento di relazioni pacifiche e collaborative con i profughi;

4 – Sviluppare ogni sforzo possibile per accorciare i tempi per il rilascio del permesso di soggiorno;
5 – Attuazione di una seria politica di accoglienza con operatori formati e competenti, con scuola, tirocinio, assistenza medica e psicologica, costruzione di relazioni e socialità.

Dobbiamo preparare la fine dell’emergenza e la fuoriuscita dei ragazzi dai campi, così saranno liberi ed autonomi, non più a carico dell’assistenza pubblica e non più strumenti di speculazione.

Riteniamo che la Prefettura debba svolgere un ruolo autorevole per risolvere i problemi (e non alimentarli), senza isolarsi o allinearsi alle politiche della Lega o della destra e invece chiamare alla collaborazione di tutti i soggetti in grado fornire soluzioni.

ADL COBAS Treviso
Razzismo Stop Treviso