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Qualunque sia la nostra opinione riguardo ai migranti, nessun bambino dovrebbe annegare

Gemma Parkin (Save the Children), The Huffington Post - 7 novembre 2016

Photo credit: Pio D'Emilia

L’anno scorso è stato pieno di gocce che hanno fatto traboccare il vaso: in aprile, quabdo il capovolgimento di un barcone ha ucciso più di 800 persone al largo della costa libica e ha causato l’annegamento di Alan Kurdi, il bambino trovato a faccia in giù su una spiaggia turca a settembre. Ma nel 2016, il Mediterraneo è stato una tomba più temibile che mai, avendo inghiottito, finora, 4.100 persone, più del triste totale dello scorso anno e due volte il numero dei morti del Titanic.

In questo mondo sempre più globalizzato e connesso, l’offerta risponde inevitabilmente alla domanda. Il contrabbando di esseri umani è una moderna corsa all’oro, che attrae buoni, brutti e cattivi. Quello che rifugiati e migranti inizialmente percepivano come un aiuto che li avrebbe portati via dall’inferno è ora una spietata e complessa distopia, una ragnatela oscura dove la speranza si paga con la vita.

L’operazione Sophia, l’iniziativa dell’Unione Europea contro il traffico di esseri umani, opera nella brulicante striscia d’acqua al largo della costa nordafricana, dove molti vengono salvati. Il nome Sophia viene da una bambina nata a bordo di una nave coinvolta in uno dei primi pattugliamenti. Questo insolito arrivo di un neonato ci ricorda chiaramente che i bambini, i più vulnerabili tra tutti, sono il reale epicentro di questa crisi.

Quando la temperatura scende ulteriormente e il mare peggiora, dormire sulla nostra nave è come cercare di meditare sulle montagne russe. Compiere una traversata durante l’inverno a bordo di navi non adatte al mare aumenta la possibilità di annegare nel tragitto fino a una morte per ogni 47 arrivi.

Questa settimana, Save the Children ha salvato 100 persone in un solo giorno, compresi due bambini piccoli la cui madre non ce l’ha fatta. Questi orfani sono ora affidati alla nostra squadra di protezione bambini, che lavora accanto alle autorità italiane. A bordo sono state recitate preghiere per la madre. Il salvataggio è avvenuto entro 24 ore dal capovolgimento di due gommoni e si ritiene che 240 persone siano annegate. Il nostro team ha individuato due donne che sono rimaste in mare per ore e le ha portate a bordo, nella sicurezza della nostra nave – le poche fortunate.

Nella zona che teniamo sotto controllo, grande tre volte la Gran Bretagna, ci sono molte piattaforme petrolifere, le cui fiamme sono spesso il solo punto di riferimento per migranti e rifugiati che pilotano loro stessi i gommoni, in genere di notte e senza sufficiente carburante. Stipati all’inverosimile da persone che non sanno nuotare, questi gommoni imbarcano acqua in fretta e il panico si diffonde, gli occupanti pregano, si confessano come se fosse la loro ultima ora. Nessuno correrebbe un rischio simile se ciò che si lascia alle spalle non fosse peggiore di ciò che lo attende.

Lo staff di Save the Children si dà il cambio facendo ‘la guardia’, giorno e notte. In piedi, con il binocolo, guardiamo all’orizzonte e cerchiamo di capire se quello che vediamo sono detriti o qualcuno che si aggrappa a un gommone. Il momento più movimentato è quello prima dell’alba, quando riceviamo la maggior parte delle chiamate di emergenza e troviamo barche stipate con persone che hanno passato la notte alla deriva. Ci accertiamo che abbiano cibo, acqua, coperte – loro sono esausti e si accovacciano a dormire immediatamente. Poi, al mattino, il nostro primo compito è preparare il tè. Preparare una tazza di tè per 400 persone significa quattro ore di lavoro.

I siriani, comprensibilmente, sono quelli che suscitano più empatia nell’opinione pubblica – i bambini vengono bombardati nei loro letti ad Aleppo, è chiaro che le loro famiglie debbano fuggire. Mentre le storie d’immigrazione, di persone che rifuggono una disperata ed estrema povertà, restano in larga parte inascoltate in Europa. Tuttavia in Sicilia, dove attracca la nostra nave dedicata al salvataggio, le storie dei bambini migranti sono onnipresenti. Chiacchierando con un bambino gambiano mentre mangiamo un gelato, ci parla di suo fratello minore, a cui i trafficantii hanno sparato durante la traversata. All’arrivo ha cercato sua madre solo per scoprire che era già morta, dopo aver lottato a lungo contro una malattia.

Il numero verde gratuito di Save the Children gli fornirà consulenza pratica, legale e medica ai fini di proteggerlo. Gestiamo anche centri di assistenza e ripari per la notte per bambini che continuano il loro pericoloso viaggio attraverso l’Europa. In Italia, ogni bambino ha diritto a essere protetto, non importa il paese di provenienza. L’Italia non promuove la retorica secondo cui è legittimo decidere se un bambino meriti o meno di essere salvato. Così come la Guardia Costiera italiana continua a dimostrare instancabile umanità sotto il governo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’Italia dà il buon esempio, mentre troppi stati europei preferiscono tagliare i ponti, nonostante muri e palizzate si rivelino fallimentari contro questo flusso disperato. Come con un palloncino sgonfio, schiacci un lato e l’altro lato si espande, perché l’istinto umano è quello di sopravvivere.

La nostra nazione post-Brexit necessita di un sistema che attui una politica che abbiamo già concordato: garantire asilo a coloro che sono in pericolo di abusi o persecuzione; una scelta di cui andiamo fieri, presa dopo la seconda guerra mondiale.

No, l’Europa non ha spazio a sufficienza per tutta la popolazione del mondo. Un milione di arrivi in un anno eccezionale può allarmare i 500 milioni di residenti in Europa. Ma la maggior parte dei rifugiati desidera tornare velocemente a qualsiasi cosa rimanga delle loro case in rovina, quando, inshallah, la pace verrà finalmente sancita. Tuttavia, finchè le ragioni della migrazione – conflitti ed estrema povertà -non verranno riconosciuti e affrontati, pace e sviluppo resteranno soffocati. E qualche progresso è già stato fatto: abbiamo dimezzato le morti infantili nel giro di una generazione.

E possiamo andare avanti, continuando a lavorare affinchè i bambini non anneghino al largo delle nostre coste. Quand’ero a bordo della nave di Save the Children, abbiamo tratto in salvo quasi 400 persone in un giorno, compresi un neonato di un mese e una donna che era incinta di nove mesi, issata a bordo con l’aiuto di tre membri del nostro team di salvataggio.

Voglio che la piccola Sophia cresca rifiutandosi di comprendere come si possa lasciare che più di 4.100 persone all’anno muoiano in modo così perverso, non vittime nelle zone di guerra che hanno lasciato, ma nel cammino verso ciò che ritengono sia la salvezza.

Voglio che Sophia trovi gli annegamenti di massa aberranti, un concetto alieno, non la normalità. Alieno come vedere adolescenti africani coperti di fango sbucare tra le notizie di Neighbours ed EastEnders. Se doveste intravedere la nostra nave sullo sfondo di qualche servizio, siate sicuri che non stiamo incoraggiando la migrazione. Stiamo salvando vite.

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