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Quando i genitori lavorano all’estero

Tratto da Adevarul del 9 marzo 2007
Selezione e traduzione Le Courrier des Balkans e Osservatorio sui Balcani

Allertati dalla situazione di bambini e ragazzi rimasti a casa da soli dopo la partenza dei loro genitori all’estero le autorità della località di Butea, del dipartimento di Iasi, hanno creato un comitato di crisi per sostenerli sia dal punto di vista psicologico che materiale.

Il comitato è composto da un membro del consiglio comunale, da un assistente sociale, da un rappresentante della scuola e da un sacerdote. Questi ultimi visitano ogni mese i ragazzi i cui genitori sono partiti all’estero per lavorare e cercano di capire i loro bisogni.

“Verifichiamo ogni mese la situazione di questi bambini. Proviamo ad avvicinarci a loro affinché non siano completamente isolati. Per il ritorno a scuola, quest’anno, gli abbiamo regalato dei manuali scolastici”, ci ha raccontato Petru Paul, assistente sociale presso il comune du Butea. “I bambini hanno ricevuto dei vestiti e del cibo. Spesso gli si aiuta anche con i compiti per la scuola”.

In 11.000 lasciati alle cure dei nonni

Circa 11.000 bambini del dipartimento di Iasi hanno almeno uno dei due genitori all’estero. “Alternativa sociale”, organizzazione non-governativa di Iasi ha realizzato uno studio dal titolo “Soli a casa” nel quale si afferma che un bambino su 5 è almeno temporaneamente abbandonato dai genitori. Nella maggior parte dei casi è la madre a partire, e questo avviene sia nelle aree rurali che in quelle urbane. Sempre secondo lo studio i genitori partono per lavorare per periodi anche molto lunghi, da uno a tre anni. “Lo studio mostra come i giovani i cui genitori sono partiti per l’estero hanno gravi problemi a scuola. Sono distratti, hanno problemi di comportamento, e a tutto questo si aggiungono assenze prolungate. Inoltre soffrono spesso di ansia”, afferma Catalin Luca, presidente dell’organizzazione.

Senza cibo né elettricità

Secondo la Direzione generale per l’assistenza sociale e la protezione dell’infanzia, nel dipartimento di Costanza, ci sarebbero più di mille casi di bambini lasciati alle cure dei parenti, essendo i genitori partiti per l’estero. Le autorità locali però sostengono che questi bambini non hanno alcun tipo di problema. Gli insegnanti della zona però hanno opinioni diverse. Alexandru Bujeniza, direttore del liceo Ion Ctovu, ci ha parlato di situazioni molto difficili. “Abbiamo seri problemi con questi ragazzi. Il caso più grave è stato con una studentessa della classe settima. Si chiama Cabuz. Sua madre è partita per la Spagna, e la figlia ha cominciato a perdere orientamento. Non viene più a scuola, esce di sera con tipi poco raccomandabili, è diventata molto aggressiva. Ha picchiato la nonna e l’ha anche aggredita brandendo un coltello. L’anziana non è più in grado di controllarla”, dice il preside.

Bujeniza sostiene che questi ragazzi devono affontare problemi gravi. “Sono apatici e mancano spesso da scuola, a volte per settimane intere. Non riconoscono l’autorità dei parenti che si prendono cura di loro”.

Uno studente della nona classe è rimasta completamente sola a casa dopo la partenza dei genitori. La ragazza è mancata a lungo da scuola. Il preside racconta che per diversi mesi è rimasta senza elettricità e cibo. “Non aveva di che nutrirsi. Non avendo il padre, la figlia alla partenza della madre è rimasta sola. Non le hano lasciato soldi, e non gliene sono stati inviati. Non aveva più nemmeno l’elettricità”, racconta Alexandru Bujeniza.

Studenti sempre più violenti

Dall’inizio dell’anno, 15 minori di Botozani, i cui genitori sono partiti per l’estero, sono stati accusati di aggressioni a loro coetanei nel cortile della scuola. La direzione del gruppo scolastico Emil Radu Botozani, dove in questi ultimi due mesi si sono verificati quattro incidenti di questo tipo, afferma di non essere in grado di far fronte alla situazione. “Si tratta di ragazzi che vengono cresciuti dai nonni che non hanno su di loro alcuna autorità. Niente li spaventa, e la scuola non gli interessa”, dice Geanina Marandiuc, direttrice del gruppo scolastico Emil Radu Botozani. In questo dipartimento vi sono più di 5000 bambini i cui genitori sono partiti per lavorare in Occidente.

Una sola speranza: la protezione dell’infanzia

Di 22 dei 750 bambini abbandonati a Gorj si prende carico la Direzione per la protezione dell’infanzia. La situazione è drammatica nei dipartimenti di Dolj e Mehedinti. I rapporti ufficiali parlano di centinaia di casi. In realtà si tratta di migliaia.

Migliaia di bambini per le strade della Romania

Il numero di bambini che vengono cresciuti dai nonni è visibilmente aumentato in tutto il paese, sopratutto in seguito all’adesione della Romania all’Unione europea. Insegnanti e psicologi della Direzione per la protezione dell’infanzia parlano di conseguenze drammatiche dell’abbandono dei figli e di un fenomeno che si sta ampliando.

Alexandra, un’adolescente di Iasi, è stata ricoverata all’ospedale il giorno del suo sedicesimo compleanno. Aveva tentato di suicidarsi ingurgitando medicinali. “Da due anni i miei genitori sono in Italia per lavorare e per mettere soldi da parte che mi permettano di frequentare l’università. Mi inviano soldi, vestiti alla moda, ho molte più cose di quante non ne avessero loro alla mia età. Ma mi mancano, tutto quello che desidero è che siano qui con me. Ho bisogno dei loro consigli, mi sento abbandonata”, racconta Alexandra.