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Quando l’Italia espelle dalla frontiera francese verso il Sudan

Passeurs d’hospitalités, 27 agosto 2016

- Link all’articolo originale

Traduzione a cura di: Anna Latino, Lucia Angileri

L’esternalizzazione dei controlli migratori consiste, per uno Stato, nel delegare ad uno Stato contiguo il controllo del confine nel proprio territorio, accettando generalmente le violazioni dei diritti dell’uomo che vi sono connesse. Questo è quanto accade a Calais, ma anche sul resto del litorale francese, belga e olandese al confine britannico, così come in Italia sul confine francese, ma anche tra Svizzera e Austria ( Vedi qui e là).
L’Italia ultimamente ha rimpatriato 48 esuli sudanesi fermati a Ventimiglia alla frontiera francese.

Lo spazio Schengen consisteva nell’abolizione dei controlli alle frontiere tra gli Stati membri, in un’epoca in cui tale Convenzione era uno dei pilastri dell’integrazione europea. Oggi, tutti gli Stati limitrofi all’Italia, tranne la Slovenia, hanno ristabilito i controlli al confine, con gli stessi effetti del muro costruito dall’Austria.
Tranne la Slovenia perché i migranti, provenienti dai Balcani, attraversano il confine sloveno per entrare in Italia e da qui, proseguire per altri paesi. La Slovenia ha invece creato una recinzione di filo spinato che la separa dalla Croazia, che fa parte dell’Unione Europea.

Il confine franco-italiano ad oggi è tornato ad essere luogo di ispezioni. Sul versante francese si effettuano controlli su base etnica, espulsioni illegali nei confronti di richiedenti asilo e di minori, violenze da parte della polizia, arresti, trattenimenti, rimpatri per i cittadini europei solidali, azioni penali contro i cittadini francesi. Non si è mai fatto così tanto ricorso al reato di solidarietà durante i governi precedenti. Sul versante italiano si applica una vecchia legge risalente al regime di Mussolini per impedire il soggiorno dei solidali sul territorio di Ventimiglia, si effettuano espulsioni e molti esuli vengono mandati nei centri d’accoglienza del sud Italia. Inoltre si verificano violenze da parte della polizia, ed ora anche retate e rimpatri verso il Sudan, il cui dittatore è ricercato dalla Corte Penale Internazionale per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Il sistema europeo fa sì che gli esuli trovati nel mar Mediterraneo vengano portati negli “Hotspot” dove le loro impronte sono registrate in maniera sistematica sotto il controllo dell’agenzia europea Frontex. In buona parte dei casi l’Italia diventa il paese responsabile delle domande d’asilo in base al regolamento europeo Dublino III. Per rendere le cose più equilibrate, l’Unione Europea ha messo in atto un meccanismo di redistribuzione dei rifugiati arrivati in Italia (e in Grecia) verso altri paesi europei, ma questo meccanismo non funziona. Se dall’Italia si effettuano rimpatri verso un paese così pericoloso come il Sudan, grazie all’accordo italo-sudanese dello scorso maggio, i tribunali degli altri paesi europei dovrebbero annullare alcune revisioni di Dublino III nei confronti dell’Italia.

Vuoi diventare cavia delle relazioni fra gli Stati membri dell’Unione Europea? Welcome to Europe.

L’espulsione dei 48 sudanesi è stata riportata da alcuni media gestiti da attivisti:
- http://www.gettingthevoiceout.org
- http://dirittiefrontiere.blogspot.fr

Dai media classici in lingua italiana:
- https://news.vice.com/it

Da un tabloid britannico:
http://www.express.co.uk

Ma da nessun media francese rintracciabile attraverso un motore d ricerca, nonostante si tratti dell’esternalizzazione di controlli del confine francese su suolo italiano.
Nonostante la Francia e il Regno Unito siano tra i paesi in prima fila nel Processo di Khartoum, che altro non è che il quadro generale di tale espulsione e che mira a trattare con gli Stati che impediscono agli esuli di raggiungere l’Europa.

Vedi anche

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[ 30 agosto 2016 ]
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