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Quando l’illegalità è legalizzata. Dal Porto di Venezia ai Cie

Ancora qua a domandarci come sia possibile che l’illegalità sia legalizzata. Come mai situazioni universalmente riconosciute come la negazione totale dei diritti umani possano essere tollerate. Parliamo del porto di Venezia dove i richiedenti asilo anche minorenni vengono impacchettati e rispediti in Grecia dalla polizia di frontiera senza che, nella maggioranza dei casi, venga riconosciuto loro l’elementare diritto di incontrare un assistente sociale per avviare le pratiche di tutela. Parliamo dei Cie dove i migranti sono rinchiusi come animali senza che abbiano commesso alcun reato (perché un illecito amministrativo come la mancanza di documenti non lo è) e senza neppure sapere quanto lunga sarà la loro condanna.
E potremmo continuare raccontando delle migliaia di situazioni di sfruttamento, Rosarno insegna, in cui i lavoratori irregolari non possono difendersi per non venire a loro volta inquisiti per “clandestinità”. Potremmo raccontare degli accordi bilaterali che l’Italia ha stipulato con la Grecia e con gli ex dittatori di regimi fascisti come la Libia o l’Egitto. Accordi che prevedono il rimpatrio forzato – rimpatrio che spesso equivale ad una condanna a torture e morte – dei profughi in violazione di tutte le norme internazionali, europee, costituzionali.
Situazioni intollerabili che vengono puntualmente tollerate, annegate nel mare dell’ignoranza e dell’indifferenza di chi come noi ha avuto la buona sorte di nascere dalla parte giusta del mondo. Ma i diritti o sono di tutti o sono privilegi di pochi. E l’erosione di tali diritti, quando comincia ad essere tollerata in nome della crisi economica o del santo capitale, non finisce più prima o poi tocca tutti. Un esempio? Il diritto alla salute. Lo ha spiegato bene Nadia Zanotti, coordinatrice del poliambulatorio di Emergency a Marghera che da quando è sorto, tra anni fa, ha offerto più di 17 mila visite per una media giornaliera tra le 20 e le 50 persone. “ Migranti? Sì, anche, ma non solo. Guardiamo un faccia la realtà. Le cure mediche di secondo livello costano. Un pensionato di minima, un disoccupato non se le possono permettere più. In Italia, il diritto alla salute pur sancito dalla Costituzione non è più garantito. E questo non solo ai migranti ma anche agli italiani”. Nadia ha partecipato ieri pomeriggio ad un incontro organizzato dalla Rete Tuttiidirittiumanipertutti al patronato dei Frari di Venezia. Con lei Chiara Garri di Amnesty International e Francesco Mason, avvocato dell’Asgi, associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione. Chiara ha denunciato l’assurda ed ingiustificata “deriva securtaria” in cui si sono avviate le nostre frontiere. Tutto a discapito dei diritti umani. “In campagna elettorale Amnesty ha chiesto a molti parlamentari ora eletti di adoperarsi perché vengano perlomeno rigettati quei vergognosi accordi bilatarali stipulati con gli ex dittatori e con Stati in cui non ci sia garanzia di tutela dei profughi. Stiamo ancora aspettando, augurandoci che qualcosa si muova”. Vien da pensare che se legiferano come con la legge sull’omofobia, è meglio che continuino ad occuparsi di come fare per salvare il Berlusconi!
Interessante anche l’intervento di Francesco Mason che ha spiegato come l’ingiustizia nei confronti dei migranti corra su due binari: uno giuridico che va riformato in toto e uno applicativo di norme di tutela che ci sono ma che nei fatti vengono disattese. Sul primo punto, vi invito a leggere il decalogo che per l’abolizione del reato di clandestinità e per una sostanziale riforma della legge su immigrazione, asilo e cittadinanza a questo link.
In quanto alle garanzie che non vengono concesse, ne sono un chiaro esempio i Cie. “L’associazione sta preparando una serie di cause pilota per innescare un conflitto strategico volto ad abolire questi terribili centri di detenzione dove persone che non hanno commesso alcun reato impazziscono e si suicidano. Noi reputiamo i Cie, oltre che disumani, costosi e inutili, anche incostituzionali perché la privazione della libertà per la nostra Carta deve venir sancita solo da un magistrato e non da altri. Inoltre, i Cie violano la direttiva Cee sui rimpatri che vincolano la detenzione a ultimo strumento e solo nel caso di pericolosità del soggetto”.

Riccardo Bottazzo

Sono un giornalista professionista.
La mia formazione scientifica mi ha portato a occuparmi di ambiente e, da qui, a questioni sociali che alle devastazioni dei territori sono intrinsecamente legate. Ho pubblicato una decina di libri tra i quali “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente, sulle micronazioni dei mari, e “Disarmati”, edito da Altreconomia, che racconta le vice de dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate. Attualmente collaboro a varie testate cartacee e online come Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews e altro.
Per Melting Pot curo la  rubrica Voci dal Sud.