Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Le Monde Diplomatique - giugno 2003

Quando sei nato non puoi più nasconderti. Di Maria Pace Ottieri

di Alessandro Leogrande

Sono molti i libri che, negli ultimi anni, hanno parlato dei migranti: dei loro viaggi e della loro segregazione, delle politiche che li discriminano e delle condizioni di lavoro che subiscono. Pochi però hanno elevato «questa materia» a letteratura, facendo emergere – nel racconto di tante individualità – le sofferenze, le speranze, le vite spezzate, la voglia di preservare la propria dignità. Il libro di Maria Pace Ottieri è uno di questi, è opera letteraria, soggettiva e profonda.

In Quando sei nato non puoi più nasconderti si attraversano tutti i luoghi che intercettano «il popolo sommerso» (cpt, centri di accoglienza, questure, mense, le baracche, i parchi…) e si incontra un mondo fatto di preti, finanzieri, volontari, operatori (coloro i quali, cioè, sono addetti all’accoglienza o al respingimento). Ma al centro del libro ci sono loro, i migranti, e i motivi che li spingono a partire, il rapporto con l’Italia e le sue istituzioni, la ricerca di un lavoro e di un permesso di soggiorno. La miseria non è l’unica molla dei viaggi. L’attrazione esercitata dalle luci dell’Occidente o il desiderio di ridisegnare la propria vita sono «cause» altrettanto potenti. Ma va anche ricordato che molti tra i «clandestini» sono profughi di guerra, che scappano dalla persecuzione e dall’orrore. Che percezione hanno loro dell’Occidente?
Scrive la Ottieri: «Nessuno leverà mai dalla testa di chi scappa dall’inferno con la sola pretesa di salvarsi la pelle, la certezza che in quella parte di mondo che ha tutto ci sia un posto anche per lui, perché che ragioni avrebbero i suoi abitanti, in pace e soddisfatti, di chiudergli la porta in faccia?»