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Raduno Rom a Padova? Solo una festa di fidanzamento

Nella grande confusione di questi giorni si susseguono gli allarmi

Un raduno di Rom a Padova per parlare della questione legata ai gravi fatti di Napoli: più o meno costruita, questa è stata la notizia che diversi esponenti politici e molti quotidiani locali si sono affrettati a commentare sollevando allarmi e presunte emergenze.
Un raduno politico? No, una semplice festa di fidanzamento come le tante che si tengono, colorite e assolutamente festose, ogni qualvolta c’è un matrimonio alle porte.

E’ così che la città del Santo si appresta, come ogni 13 giugno, ad “accogliere” un enorme flusso di pellegrini in visita alla Basilica.
Molti devoti sono Rom e da sempre arrivano in città per rendere omaggio a S. Antonio, anche se in questi ultimi anni la questione sembra diventata senza motivo una preoccupazione.
Emergenza ed invasione sono i termini con i quali lo scorso anno sono state motivate le attenzioni particolari, riservate all’accattonaggio, mentre fin da ora, non è certo una coincidenza, si moltiplicano i cartelli con divieti di sosta a roulotte e camper in tutta la cintura urbana, soprattutto nei comuni limitrofi alla città.

Ma cosa c’è dietro alla fobia che si è scatenata contro un intero popolo?

In primo luogo molta confusione.
Roma, Sinti, zingari, nomadi, romeni, stanziali, baraccopoli, campi, tutti questi termini vengono indistintamente fatti ricadere in un dibattito teso a schiacciare differenze non di poco conto. E non tanto rispetto a presunte propensioni, più o meno presenti, all’illegalità, quanto rispetto alle possibili modalità con le quali la complessa realtà legata a Rom e Sinti, a profughi o cittadini italiani, a stanziali o nomadi, può essere affrontata.

Ci sono una infinità di sfumature, non di poco conto, profonde differenze e molte mistificazioni che, se non comprese, rischiano di rendere impotente qualsiasi intervento, impedendo di affrontare con strumenti adeguati una problematica, quella della marginalità e della dignità, prima ancora di quella legata a possibili terreni di insediamento di pratiche criminogene, oggi più che mai scivolosa.
E’ possibilie insomma immaginare una complessa gamma di interventi e politiche, in grado di offrire risposte articolate ad un problema, quello delle tensioni che intorno a chi oggi è chiamoto “zingaro” si vanno focalizzando, e che si pone come punto inaggirabile all’ordine del giorno. Ed è possibile farlo proprio a partire dal riconoscimento delle molte differenze che oggi invece vengono consapevolmente celate.

A fare chiarezza sulla questione ci aiuta un recente documento redatto dall’Opera Nomadi in merito al progetto di legge del Consiglio Regionale del Veneto denominato:” Regolamento e disciplina degli interventi sulla presenza delle popolazioni nomadi nel territorio Veneto.”
Lo riproponiamo come contributo alla discussione.

Vai al documento dell’Opera Nomadi di Padova