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Ragusa – Manifestazione contro la riapertura del CPT

Comunicato stampa

In questi ultimi anni sul territorio italiano, ma non solo, sono stati realizzati i cosiddetti Centri di Permanenza Temporanea, veri e propri centri di detenzione per migranti a vario titolo non regolari o in attesa di regolarizzazione, persone giunte in Italia con documenti giudicati non validi, persone che hanno fatto domanda d’asilo per motivi umanitari o di persecuzione politica.

I CPT sparsi sul territorio italiano si sono dimostrati dei “non luoghi”: non si tratta di “centri di accoglienza” ma formalmente non possono nemmeno essere carceri(ma lo sono) – chi vi viene rinchiuso generalmente non ha commesso reati – e quindi, come sottolineato da molti giuristi e denunciato da svariate organizzazioni della società civile, sono luoghi di sospensione del diritto dove, ad esempio, viene negato il diritto all’assistenza legale a e alla difesa.

In questi “non luoghi” vengono applicate varie forme di repressione e controllo tra cui l’utilizzo di procedure manicomiali (come la somministrazione di psicofarmaci senza controllo medico) che hanno portato spesso ad atti estremi come il suicidio.Ma la negazione dei diritti è ulteriormente dimostrata anche dallo stravolgimento di qualsiasi normativa con cui vengono scelti i siti destinati ad ospitare i CPT: nessuna amministrazione locale viene preventivamente consultata, anzi le richieste di chiarimenti e le espressioni di contrarietà provenienti dagli enti locali vengono respinti sostenendo che vige per i CPT una condizione di extraterritorialità per la quale non valgono né regole, né le opinioni delle comunità interessate.Negli ultimi mesi il territorio di Ragusa è stato fatto oggetto di una decisione ministeriale che vorrebbe la costruzione del 15° CPT italiano nell’ex dopo-lavoro Cral di Via N. Colaianni che dovrebbe servire tutto il territorio della provincia e non soltantoLa nostra terra, da sempre terra di accoglienza, è sempre stata zona di transito e permanenza di centinaia di migliaia di persone che per motivi di lavoro, di asilo e umanitari hanno dovuto lasciare, con notevoli sofferenze e drammi, i loro luoghi d’origine per cercare altrove quanto lì era negato. Verso queste persone la nostra comunità ha saputo costruire percorsi di accoglienza e soccorso, nella nostra città è stato previsto anche la possibilità di voto alle amministrative, vi sono progetti di concreta accoglienza della Caritas e nel resto della provincia organizzazioni come Emergency e Medici Senza Frontiere (e altre… ) hanno svolto un vero ruolo di integrazione.

Noi, cittadini e cittadine, amministratori, associazioni, organizzazioni, partiti, sindacati, movimenti e gruppi della società civile locale, lanciamo un appello per l’apertura di un dibattito e di una mobilitazione che abbiano come obiettivi qualificanti:- la revoca della decisione di aprire il Cpt- il diritto delle comunità di questa Città di scegliere e determinare, in base alle proprie esigenze, i criteri e le finalità di riutilizzo delle aree sociali come quella del ex dopo-lavoro Cral.Facciamo appello a tutta la nostra comunità, alle istituzioni, alle forze sociali e politiche, alle organizzazioni religiose, alle associazioni, ai movimenti, affinché non solo si esprima contrarietà alla realizzazione di un CPT nella provincia di Ragusa e in regione, ma si realizzi una mobilitazione che sappia essere efficace e vincente per portare il Governo a rivedere tale decisione, destinando piuttosto le ingenti risorse destinate alla realizzazione del CPT per iniziative di vera accoglienza che vadano nel senso di dare piena dignità alle persone migranti e alle popolazioni di questa terra.